elettroterapia
Ramo della fisioterapia che utilizza gli effetti biologici delle correnti elettriche. Si attua sottoponendo un limitato distretto somatico (solo in qualche caso tutto l’organismo) al passaggio di correnti elettriche con caratteristiche note di intensità, tensione, ecc. Di seguito sono riportate le correnti più frequentemente usate in elettroterapia. Inoltre, un ulteriore metodo di cura elettroterapica è la franklinizzazione.
Correnti ottenute di solito con un raddrizzatore. A bassa intensità facilitano il riassorbimento degli edemi e hanno azione analgesica sul sistema nervoso; a intensità più elevata, determinano fenomeni di elettrolisi ai poli di applicazione utili tanto per causticare (emostasi, coagulazioni, ecc.) quanto per rimuovere aderenze o dilatare stenosi.
Sono realizzate applicando a un raddrizzatore un interruttore periodico; uniscono all’azione della corrente galvanica l’azione eccitante della contrazione muscolare, dovuta alla variazione brusca di intensità di corrente. Si usano nelle paralisi periferiche e nelle miopatie.
Sono costituite da una serie di scariche impulsive ad alta tensione, con fase ascendente rapidissima e tutte unidirezionali; provocando l’attività del muscolo, la corrente faradica agisce beneficamente sul suo trofismo.
Uniscono gli effetti dei due tipi di correnti e appaiono utilissime nel trattamento delle miopatie.
Sono di uso limitato, riservate per lo più alla cura di organi a muscolatura liscia.
Correnti di frequenza compresa tra 100.000 e 30.000.000 Hz che hanno effetti fisici esclusivamente termici, essendo caratteristicamente prive di effetto eccitante sull’attività neuromuscolare e non determinando fenomeni elettrolitici. Fisiologicamente danno luogo ad azioni che sembrano ricollegabili a fenomeni nervosi o ad alterazioni biochimiche del metabolismo tessutale. Il loro impiego è fatto secondo tre diverse modalità: la darsonvalizzazione propriamente detta, la diatermia e la terapia a onde corte. Nella darsonvalizzazione, le applicazioni possono avvenire per contatto diretto, oppure, più spesso, per effluvio o scintillazione. Nella diatermia le correnti hanno uno spiccato effetto calorico, con conseguente iperemia, vasodilatazione e azione stimolante sulla circolazione e sul metabolismo; sono indicate in alcune forme reumatiche, nelle mialgie, e in alcune flogosi. Nella terapia a onde corte la parte da curare non viene messa a contatto degli elettrodi, ma semplicemente interposta in modo da intercettare le linee di forza del campo irradiato; tale terapia ha indicazioni analoghe alla diatermia, da cui differisce perché con essa si possono raggiungere organi profondi.