Storico greco (400 a. C. circa - 340 circa). Scrisse le ῾Iστορίαι in 30 libri, dal ritorno degli Eraclidi (1104 a. C.) all'assedio di Perinto da parte di Filippo II di Macedonia (340 a. C.): una storia universale in cui erano anche esposte le vicende dei popoli barbari che erano stati in rapporto coi Greci.
Nativo di Cuma nell'Eolide, E. visse in Atene, ove fu discepolo di Isocrate che lo avrebbe esortato a occuparsi di storia. Scrisse un ᾿Επιχώριος λόγος (in glorificazione della sua città), un Περὶ λέξεως (trattato di stilistica), un Περὶ εὑρημάτων (sulle invenzioni e scoperte). L'opera principale di E. sono però le ῾Iστορίαι in 30 libri; il 30º libro (356-340), interrotto per la morte di E., fu completato dal figlio Demofilo. L'opera è perduta, ma possiamo farcene un'idea sia dai numerosi frammenti, sia dal compendio che ne fece Diodoro Siculo nei libri XI-XVI della sua Biblioteca. E. non ha vera profondità di pensiero, né ha compiuto vaste ricerche personali: è piuttosto un erudito e un compilatore come mostra per il 5º sec.a. C. il largo uso di Erodoto, Tucidide e, forse, Ellanico e, per il 4º, delle Elleniche di Ossirinco. La sua opera è inoltre viziata da una predilezione, a volte puerile, per la sua patria Cuma, e dalla passione politica che gli fa mettere in buona luce Atene e Tebe di fronte a Sparta. Anche l'eccessivo moralismo, che pure ne facilitò la fama tra gli antichi, fa sì che E. appaia piuttosto un retore che scrive di storia che non uno storico per vocazione.