efficienza economica
Rapporto tra benefici e costi o, più in generale, tra il grado nel quale vengono raggiunti gli obiettivi e i mezzi utilizzati. È realizzata quando, con gli strumenti a disposizione, non si può migliorare il livello di conseguimento degli scopi desiderati. In ambito economico l’obiettivo ultimo è il benessere sociale (➔ benessere sociale, funzione del). Si ha e. e. quando non si può accrescere il benessere sociale, utilizzando o allocando diversamente le risorse disponibili, cioè quando la differenza tra i benefici lordi e i costi sostenuti è massima. Nella tradizionale concezione degli economisti, imperniata sull’homo oeconomicus (➔), i benefici lordi sono principalmente collegati al godimento dei beni materiali, mentre i costi (non necessariamente monetari) derivano dall’impiego delle risorse, incluso il tempo dedicato al lavoro.
I problemi relativi alla definizione del benessere sociale – comunque basato sul benessere (o l’utilità) dei singoli – riguardano l’arbitrarietà della misurazione e, soprattutto, del confronto tra le utilità degli individui. Il criterio di V. Pareto cerca di aggirare queste difficoltà, evitando le comparazioni interpersonali, e identifica l’efficienza con l’ottimo di Pareto (➔ Pareto, ottimo di ). Nell’ottimo non si individua un’unica situazione efficiente. Infatti, in esso si considerano inconfrontabili – quindi non classificabili in termini di benessere sociale – due situazioni tali per cui il benessere di qualcuno è maggiore nella prima, mentre il benessere di qualcun altro è maggiore nella seconda; di conseguenza, le situazioni efficienti sono multiple e caratterizzate proprio dalla loro reciproca inconfrontabilità.
Se il benessere dipende esclusivamente dai beni consumati in rapporto alle risorse impiegate, la tecnologia costituisce il vincolo principale, se non esclusivo, al conseguimento di un più elevato benessere sociale. Essa, infatti, determina le risorse minime necessarie per la produzione dei vari beni. L’e. e. non può, quindi, prescindere dalla tecnologia, né dalle preferenze degli individui tra i vari beni, poiché esse costituiscono il fondamento del benessere. Data la tecnologia, l’e. e. richiede un insieme di condizioni che riguardano: il modo in cui le risorse sono allocate nella produzione dei diversi beni; la maniera in cui i beni prodotti vengono assegnati agli individui; la corrispondenza tra le quantità complessive prodotte dei vari beni e le preferenze degli individui tra di essi. Tali condizioni definiscono una situazione di ottimo di first best (➔). Con riferimento all’una o all’altra di queste condizioni si parla di efficienza produttiva o allocativa.
Centrale, per la teoria economica, è l’accertamento della capacità del mercato di soddisfare le condizioni che determinano il raggiungimento dell’efficienza. Il primo teorema dell’economia del benessere (➔ benessere, teoremi dell’economia del) chiarisce le ipotesi necessarie per riconoscere al mercato questa capacità.
Nella più tradizionale analisi dell’e. e. si assume che solo la produzione assorba risorse; ciò spiega l’importanza esclusiva assegnata alla tecnologia come vincolo. Nella realtà, il benessere sociale richiede di destinare risorse anche ad altre attività. Si tratta, soprattutto, di quelle volte a favorire il coordinamento dei vari agenti economici, spesso causato dalla presenza di problemi informativi o di incentivi distorti. L’e. e. richiede, quindi, di minimizzare le risorse assorbite da queste attività. Al riguardo si parla di efficienza organizzativa o istituzionale, per distinguerla da quella allocativa o produttiva. Gli sviluppi in questo ambito non hanno ancora condotto, e forse difficilmente potranno farlo, a enunciare condizioni relativamente semplici, come quelle riferite all’e. allocativa e produttiva. Si è però affermata l’idea che l’e. e. non possa essere realizzata soltanto dal mercato, ma richieda un insieme composito di istituzioni che governino non solo la produzione e la distribuzione dei beni, ma anche il coordinamento delle attività dei diversi soggetti.