OTTAVI, Edoardo
OTTAVI, Edoardo. – Nacque ad Ajaccio il 7 giugno 1860 da Giuseppe Antonio – di origine corsa, professore di agricoltura a Casale Monferrato e agronomo legato a Giovanni Lanza – e da Giuseppina Bertoni.
Crebbe nell’ambiente intellettualmente stimolante del Piemonte post-unitario, che risentiva di una grande fioritura di studi agricoli. Laureatosi in agraria presso la Scuola superiore d’agricoltura di Milano nel 1882 e perfezionatosi presso l’École nationale d’agriculture di Montpellier, trovò i maggiori stimoli alla sua formazione nell’ambiente familiare. Si dedicarono agli studi agronomici anche i fratelli Ottavio (1849-1893), grande esperto di enologia, fondatore del primo settimanale di settore, il Giornale vinicolo italiano, e Paolo Emilio (1851-1873), agrimensore.
Sin da giovane intraprese un’attività pubblicistica su temi agricoli, con una forte attenzione per la divulgazione delle moderne tecniche agronomiche e per la difesa degli interessi degli imprenditori. La sua prima opera di qualche rilievo fu I sostegni per le viti: monografia completa della canna comune (Casale Monferrato 1883), prima di una serie di monografie dedicate alla coltura della vite. Due anni dopo pubblicò un fortunato Vade-mecum dell’agricoltore (ibid. 1885), più volte ristampato. In una prima fase, operò soprattutto attraverso Il coltivatore, la rivista fondata nel 1855 dal padre, che la diresse fino alla sua morte, avvenuta nel 1885. La redazione del periodico, il più antico e autorevole del settore, fu poi condivisa da Ottavi e dal fratello Ottavio, che mantennero un’impostazione eminentemente pratica, attenta all’aggiornamento tecnico, alla divulgazione e all’attualità internazionale.
All’attività pubblicistica Ottavi affiancò la gestione dell’azienda agraria di famiglia, che assunse una qualche importanza dagli ultimi decenni dell’Ottocento, e di altre imprese, tra cui uno stabilimento di concimi chimici e un cementificio, gestito insieme a Giovanni Morbelli, importante imprenditore del settore. Negli anni Novanta, cominciò a emergere dalla dimensione locale, divenendo uno degli esponenti più autorevoli dell’imprenditoria agricola italiana, anche grazie al sodalizio con Arturo Marescalchi, importante enologo e agronomo della cosiddetta scuola di Conegliano. Insieme, i due mantennero la direzione de Il coltivatore, al quale si affiancavano altre pubblicazioni periodiche come il Giornale vinicolo italiano e due collane di monografie tecniche e manuali, la «Biblioteca agraria» e la «Biblioteca minima Ottavi».
Nelle due collane furono pubblicate alcune decine di monografie, dedicate a molteplici aspetti dell’agricoltura, dall’enologia – particolarmente rappresentata – alla frutticoltura, all’allevamento, alla conservazione delle derrate, alla protezione dai parassiti. Ottavi figura come autore di molte di esse, anche se dovettero essere piuttosto il frutto del lavoro di una redazione più ampia, che da Ottavi era diretta.
Nello stesso periodo si affacciava alla politica nazionale, collocandosi su posizioni liberali moderate. Nel 1892, dopo una dura campagna elettorale contro il candidato conservatore Guido Casalini, fu eletto per la prima volta alla Camera dei deputati, per il collegio di Vigonza (Padova). Fu ininterrottamente rieletto per un ventennio, dalla XVIII (1892) alla XXIV (1913) legislatura, sempre in collegi del Veneto: quello di Vigonza e, nelle elezioni del 1913, di Conegliano. Allo stesso tempo assunse un ruolo di rilievo in diverse associazioni di settore, come la Società degli agricoltori italiani, fondata nel 1895 come gruppo di pressione della proprietà fondiaria, ma anche come centro propulsore della modernizzazione agricola.
Le posizioni espresse da Ottavi in sede sia politica sia associativa contenevano una forte aspirazione a promuovere una politica agricola innovativa e fondata sulla creazione di consorzi, ma allo stesso tempo miravano a una rigida difesa degli interessi agrari, in particolare nei trattati di commercio. Per questo motivo Ottavi avversò le politiche protezioniste di Francesco Crispi sulla cerealicoltura, che danneggiavano le produzioni più orientate all’esportazione, come quelle vinicole.
Nel corso del suo secondo mandato parlamentare, nel 1897, riuscì a ottenere la creazione nel bilancio del ministero dell’Agricoltura di un capitolo per sovvenzionare le cattedre ambulanti di agricoltura. Assai incisiva fu la sua azione nell’ambito delle discussioni dei bilanci del ministero e sul rinnovo di una serie di trattati commerciali per i quali, come gli altri esponenti del mondo agrario, si batté con l’obiettivo di mantenere le condizioni moderatamente favorevoli alle esportazioni agricole.
Nella relazione svolta nel maggio 1901 a Casale Monferrato al congresso degli agricoltori italiani, dedicata a Vino e olio nei trattati di commercio colle Potenze centrali esaminò le conseguenze dei trattati di commercio stipulati nel 1891 con Germania e Austria-Ungheria. Sottolineò in particolare l’utilità delle clausole che avevano favorito la crescita delle esportazioni verso l’Austria-Ungheria, pur evidenziando i rischi di un calo delle esportazioni olearie a causa della mancanza di consorzi e associazioni di settore.
Nelle elezioni del 1904 si fece promotore, insieme ad altri esponenti dell’associazionismo agricolo, dell’iniziativa di costituire una sorta di ‘partito agrario’, con la finalità di influire sugli accordi commerciali con l’estero. In quella fase l’iniziativa non ebbe esito, ma l’opposizione degli agrari contribuì alla caduta, alla fine del 1905, del governo Fortis, che aveva concordato con la Spagna la riduzione dei dazi sui vini importati da quel paese, colpendo i viticultori del Piemonte e delle Puglie.
Nel corso della XXII legislatura (1904-09) fu membro della Commissione sui trattati e le tariffe doganali e continuò a indirizzare la sua attenzione ai problemi dell’agricoltura, fungendo da relatore nelle discussioni di progetti di legge relativi ai controversi accordi commerciali con la Spagna, alle cattedre ambulanti di agricoltura, alla lotta contro la filossera e alle frodi nel commercio oleario. Fu inoltre sottosegretario all’Agricoltura, industria e commercio nel breve governo Sonnino (febbraio-maggio 1906). Ma soprattutto, in quella fase divenne uno degli esponenti di punta del gruppo dei viticoltori, animando, anche dalle pagine de Il coltivatore, un forte dibattito interno alla Società degli agricoltori italiani.
Il ruolo politico di Ottavi si rafforzò tra il 1908 e il 1909, quando il direttore della Federconsorzi, Giovanni Raineri, anch’egli deputato, riuscì a formare un Comitato agrario al quale aderirono prontamente, oltre a Ottavi stesso, altri deputati ed esponenti politici legati alla Scuola superiore di agricoltura di Milano. Il nuovo raggruppamento non era un vero e proprio partito, ma un’aggregazione, alquanto disomogenea politicamente, che cercava di porre al centro del dibattito i problemi dell’agricoltura e della sua modernizzazione. Collocato tendenzialmente a destra, il gruppo non si oppose frontalmente al governo di Giovanni Giolitti, ma cercò di condizionarne le politiche.
Rieletto nel marzo 1909, Ottavi assunse dunque, nel corso della XXIII legislatura, un ruolo più spiccato. Dopo essere stato sottosegretario al Tesoro (dicembre 1909-marzo 1910) nel breve governo Sonnino, nel febbraio 1911 divenne presidente della Società degli agricoltori italiani, che cercò di rilanciare aprendola alla presenza femminile e ampliandone il numero dei soci. I notevoli risultati ottenuti gli consentirono di presentare la Società come realmente rappresentativa dell’imprenditoria agricola italiana e di affermare con maggiore forza le istanze degli agrari in particolare in materia di dazi commerciali.
Nuovamente eletto alla Camera nel novembre 1913, durante il periodo della prima guerra mondiale Ottavi dovette misurarsi con le crescenti difficoltà della Società degli agricoltori italiani, colpita da un forte declino negli iscritti in conseguenza della sua scarsa capacità di difendere gli interessi degli agricoltori e a fronte di un assai maggior dinamismo degli industriali. Non a caso, nel gennaio 1917 il ruolo rappresentativo della Società fu sfidato dalla nascita dell’Associazione per la difesa dell’agricoltura nazionale, di tendenza nazionalista.
A causa di problemi di salute, dopo il 1913 Ottavi fu costretto a ridurre considerevolmente l’attività politica, ma mantenne un forte ruolo nel mondo agricolo italiano e in particolare nell’area piemontese anche in virtù della sua nomina, nel 1916, a presidente della Camera di commercio di Alessandria, di cui era stato consigliere dal 1905.
Morì a Casale Monferrato il 18 settembre 1917 e fu commemorato alla Camera dei deputati lo stesso giorno.
Fonti e Bibl.: Su Ottavi mancano uno studio biografico esauriente e una bibliografia completa. Necr., in Il coltivatore, LXIII (1917), 25, pp. 169 s.; Onoranze a E. O., ibid., 26, pp. 193-197; In memoria del dott. E. O. deputato al Parlamento… Com-memorazione tenuta alla Camera di Commercio…, Alessandria 1917; Nelle nozze di E. O. e Maria Stevano: omaggio degli elettori ed amici del collegio politico di Vigonza, Padova 1902; S. Sonnino, Diario. 1866-1912, a cura di B.F. Brown, Bari 1972, pp. 491 s.; E. Scalini, E. O., in Nuova antologia, 1918, n. 203, pp. 289-291; D. Spadoni, Un corso apostolo del Risorgimento agrario italiano, in Archivio storico di Corsica, X (1934), pp. 197-225; I. Ledda - G. Zanella, I periodici di Padova (1866-1926): liberali, radicali, socialisti, Padova 1973, pp. 19, 23, 160 s., 198; M. Malatesta, I signori della terra: l’organizzazione degli interessi agrari padani (1860-1914), Milano 1989, pp. 95, 345, 351; S. Rogari, Proprietà fondiaria e modernizzazione. La Società degli agricoltori italiani, Milano 1994, ad ind.; Id., Alle origini del trasformismo. Partiti e sistema politico nell’Italia liberale, Roma-Bari 1998, pp. 171 s., 181, 193, 196; Id., La confagricoltura nella storia d’Italia: dalle origini dell’associazionismo agricolo nazionale ad oggi, Bologna 1999, ad ind.; Dizionario biografico dei presidenti delle Camere di commercio italiane (1862-1944), a cura di G. Paletta, II, Soveria Mannelli 2005, pp. 570 s.