EDOARDO I, re d'Inghilterra
Figlio maggiore di Enrico III, nato il 18 giugno 1239, ottenne un grande appannaggio, che comprendeva la Guascogna, l'Oléron, le isole del Canale, l'Irlanda, i dominî reali nel Galles e la contea palatina di Chester con alcuni castelli e possessi importanti fuori d'Inghilterra. Istituita, dopo il matrimonio con Eleonora di Castiglia, una casa reale a sé dall'ottobre 1254, E. acquistò presto una certa esperienza delle cose e ottenne alcuni successi in Guascogna; tuttavia, egli provocò ribellioni fra i suoi sudditi Gallesi e si fece in Inghilterra una reputazione di uomo turbolento, rapace ed ostinato. I suoi intrighi sleali ostacolarono le riforme baronali nel 1258; ma, nel 1260, egli sostenne Montfort, capo dei baroni, contro Enrico III. Presto però, nel maggio 1260, egli abbandonò Montfort e mostrò di essere l'unico energico capo realista quando scoppiò la guerra nel 1263. Ma, con la sua azione precipitata a Lewes provocò la disfatta dei realisti (14 maggio 1264.); ed egli stesso fu preso in ostaggio per la garanzia della sottomissione di Enrico ai baroni. Fuggito da Hereford, raggiunse i realisti e con una brillante campagna sconfisse i Monfortiani a Kenilworth (i agosto 1265) e ad Evesham (4 agosto), diventando virtualmente il reggente dello stato per il debole re.
Nel 1270, partì per una crociata; ma, arrivato a Tunisi, dopo la morte di Luigi IX, salpò per S. Giovanni d'Acri, donde partì nell'agosto 1272 dopo avervi guadagnato una certa riputazione. La notizia della morte di Enrico (16 novembre 1272) lo raggiunse in Sicilia; ma, avendo egli lasciato un forte consiglio di reggenza prima di partire dall'Inghilterra, poté traversare senza fretta l'Italia e fermarsi in Francia e in Guascogna prima di ritornare in Inghilterra nell'agosto 1274.
Bello d'aspetto, di forme atletiche, forte ed eloquente, E., sebbene irascibile e crudele per natura, aveva acquistato ormai la padronanza di sé stesso. Marito fedele, padre savio e amico leale, nella politica era infaticabile, freddo e pratico; la sua capacità, il suo senso di giustizia, la sua energia, fecero di lui un forte dominatore. Ma, benché autocrate e imperioso, era capace di venire a compromessi, sapendo bene che i suoi successi dipendevano essenzialmente dalla lealtà dei sudditi. Legalistico per temperamento, esercitando alla lettera i suoi diritti, tuttavia era spesso, in politica, poco scrupoloso.
L'autocrazia era il suo ideale, ed egli governava per mezzo di un Consiglio privato, composto di consiglieri scelti da lui, capi dei grandi dipartimenti amministrativi, inclusavi la casa reale con altri amministratori e agenti di fiducia; la maggior parte di loro crano consiglieri giurati, benché E. non riconoscesse nessun diritto di servizio, e li convocasse secondo la sua volontà. Egli chiamava con frequenza i magnati al Gran Consiglio per scopi cerimoniali e politici. In certe occasioni, come nel 1275, egli convocava i rappresentanti dei county knights (cavalieri della contea) e dei borghi, borgate, città, seguendo in questo l'esempio di Montfort (1265) e i precedenti di Enrico III e di Giovanni, che spesso chiamavano i cavalieri e in certe occasioni i borghesi, per ottenere sussidî finanziarî o informazioni sull'amministrazione locale. Sotto E. tali assemblee gradatamente andarono prendendo il nome di "Parlamento". E. teneva sotto il suo potere cosl il tesoro, la cancelleria e le corti di giustizia come la casa reale, ricorrendo a tutti egualmente per il raggiungimento dei suoi fini. Il Wardrobe (Guardaroba), dando sviluppo all'uso di debentures e di tallies preparati dal tesoro per l'anticipazione delle rendite, divenne il grande dipartimento di spese, finanziando le guerre costose e le alleanze di E.; il Sigillo Privato usato dal Wardrobe negli affari nazionali divenne il secondo Sigillo di Stato, servendo di supplemento al Grande Sigillo. La cancelleria, perfezionando la sua organizzazione, diede al cancelliere la precedenza di fronte agli altri ministri; il sistema giudiziario fu migliorato dalla formale organizzazione della Court of King's Bench. Il sistema angioino di governo centralizzato raggiunse il suo sviluppo più alto, facendo di E. il più forte fra i re inglesi del Medioevo.
Nel 1274 E. ordinò un'inchiesta generale sull'amministrazione e le franchigie locali e le risultanti informazioni, registrate sulle "Hundred Rolls" divennero il punto di partenza d'una serie di statuti e commissioni amministrative che determinarono il progresso amministrativo fatto fin dal 1215, e influirono profondamente sullo sviluppo futuro. Lo statuto di Westminster (1275), per se stesso un codice amministrativo in miniatura, rinforzò l'ordine, soppresse gli abusi e stabilì una rendita reale permanente del commercio, il "Old and Great Custom", sull'esporta. zione della lana, delle pelli e del cuoio. Lo statuto di Mortmain (1279) esigeva licenza reale per concessioni di terreno alla Chiesa e, dopo un conflitto con l'arcivescovo Peckham, E. limitò molto le giurisdizioni ecclesiastiche in affari temporali; col decreto di Westminster II (1285) facilitava la trasmissione in eredità della terra e con lo statuto di Westminster III (1290) proibiva la sunbinfeudazione, se porzioni di terre cambiavano proprietarî. Lo statuto di Winchester (1285) rivedeva l'Assize of Arms di Enrico II, riorganizzando la milizia e rinforzando il meccanismo poliziesco.
Subito dopo seguirono delle difficoltà nel Galles. Llywelyn ap (di) Gruffydd rifiutò il suo omaggio, e nel 1277 E. lo bloccò a Snowdon e lo ridusse al solo possesso feudale originario di Gwynedd, togliendogli tutto quel che egli aveva acquistato dal 1267. I tentativi di Edoardo di anglicizzare i suoi sudditi gallesi, provocarono una nuova rivolta nel 1282, ma Llywelyn morì in battaglia e il fratello David fu fatto prigioniero e giustiziato nel 1283. E. distrusse il principato del paese, annettendo Gwynedd e organizzandolo con gli altri suoi territorî gallesi, secondo il sistema shire inglese sotto il suo diretto governo. Costruì molti castelli per tener a freno le future insurrezioni, e nel 1301 ristabilì il titolo di principe di Galles per il figlio maggiore, E. di Carnarvon.
Quando morì nel 1286 Alessandro III di Scozia, E., per unire la Scozia all'Inghilterra, combinò il matrimonio di suo figlio E., colla regina scozzese, Margherita di Norvegia, ancora bambina, ma essa morì nel 1290, e sorse una folla di pretendenti alla corona di Scozia. Per evitare la guerra civile, gli Scozzesi ricorsero all'arbitrato di E., il quale, dopo aver prima costretto i baroni scozzesi a riconoscere i suoi diritti sovrani, e dopo accurato esame dei diritti dei varî pretendenti, si pronunciò in favore di Giovanni Baliol. Baliol gli prestò il suo omaggio e fu incoronato (1292). Nello stesso tempo maturarono delle difficoltà con la Francia. Siccome il trattato di Parigi (1259) non fu osservato fedelmente dai Francesi, E. rinunziò per due volte (1279 e 1289) ai diritti acquistati nel trattato su certi distretti, per assicurarsi il possesso delle altre provincie promesse ad Enrico III. Ma Filippo IV mise in pericolo l'autorità di E. in Guascogna col troppo insistere sui suoi diritti, mentre le risse fra i marinai inglesi e francesi resero ancora più gravi le difficoltà. Nel 1294 Filippo citò E. a Parigi, si fece consegnare con un inganno la Guascogna dal rappresentante di E., Edmondo di Lancaster e poi dichiarò la Guascogna sequestrata. Cominciò la guerra, ma una vasta rivolta gallese, che E. soffocò solo dopo duri combattimenti, rovinò la campagna nella Guascogna di E. nel 1295, mentre i gravi sussidî dati ai vicini orientali di Filippo risultarono una spesa inutile di denaro. I baroni Scozzesi, irritati per l'innovazione introdotta da E., consistente nell'accogliere le cause scozzesi alle sue corti, si ribellarono e si allearono con Filippo.
E. si appellò al suo popolo, convocando il famoso "Model Parliament" del novembre 1295, il più tipico fra i suoi parlamenti, che comprendeva consiglieri, magnati e rappresentanti del basso clero, cavalieri della contea, rappresentanti del basso clero, rappresentanti delle città. Con le concessioni votate da questo parlamento, E. mandò una spedizione in Guascogna, sotto il comando di Edmondo di Lancaster, che ebbe pessimo esito; mentre egli stesso invadeva la Scozia, deponeva Baliol ed annetteva il regno, assicurandosi, senza molti combattimenti, del vassallaggio dei nobili della Scozia (1296). Le campagne progettate da lui nelle Fiandre e in Guascogna nel 1297 sollevarono fatali difficoltà; il clero, sotto la direzione dell'arcivescovo Winchelsea, obbedendo alla bolla di Bonifazio VIII Clericis laicos, negò qualunque aiuto, e molti baroni, guidati dai conti di Hereford e di Norfolk, si rifiutarono di combattere, senza E., in Guascogna. E. proscrisse il clero, chiese un arbitrario "maletolt" dagli esportatori di lana e tentò di fare uso della milizia per la sua campagna nelle Fiandre; ma si era spinto troppo oltre e dovette ritornare indietro. Il nazionalismo scozzese, che odiava la dominazione inglese ed era furioso per l'incompetenza e la durezza del governatore di E conte Warenne, e dei suoi agenti, trovò un capo nella persona di sir William Wallace, benché i nobili si fossero sottomessi senza resistenza; il malcontento del popolo esplose, quando Wallace sconfisse Warenne a Stirling Bridge (11 settembre) e gl'Inglesi furono spazzati via dalla Scozia.
E. cedette all'opposizione confermando la Magna Charta (Great Charter) e promettendo di non esigere né "maletolt" né altra simile tassa senza il consenso generale del regno. Fece tregua con Filippo, e nel 1298 invase di nuovo la Scozia, sconfiggendo gli Scozzesi a Falkirk (22 luglio), e costringendo Wallace a fuggire in Francia. Per rendersi libero e completare la sua conquista, E. fece la pace con Filippo IV, sposando sua sorella Margherita e lasciando la Guascogna nelle mani di Filippo (giugno 1299). Nel 1303, però, la discordia di Filippo con Bonifazio VIII e la disfatta inflittagli dai Fiamminghi a Courtrai, permisero a E. di restaurare il suo potere in Guascogna col trattato di Parigi, benché non riuscisse mai a riacquistare pieno potere su questo paese. Ma l'opposizione sorta in Inghilterra venne a salvare ancora la Scozia. E. evitava di compiere le promesse fatte nel 1297 e i baroni, perciò, si rifiutarono ad accompagnarlo in Iscozia: gl'ingenui ripieghi escogitati dal Tesoro e dal Wardrobe a nulla valsero, ed i sudditi di E., stanchi delle guerre e delle tasse, si rifiutarono di combattere. Ogni parlamento seminava contese indecorose fra il re e i suoi baroni, ma nel 1300 E. ratificò gli "Articuli super Chartas" completando la Magna Charta con molte nuove clausole e riconfermandole nel 1301, insieme a nuove concessioni. Benché E. non tenesse nessuna delle sue promesse, queste diventavano capisaldi dello sviluppo costituzionale inglese, poiché erano estorte al più forte dei re inglesi nel Medioevo. Ma la morte tolse via i dirigenti baronali, mentre il capo dell'opposizione ecclesiastica Winchelsea per il suo estremo papismo s'isolava dai baroni, e nel 1306 il nuovo papa Clemente V permetteva a E. di esiliare Winchelsea.
Nel 1303 E., di nuovo padrone assoluto dell'Inghilterra, riprese le effettive ostilità contro la Scozia, che aveva ancora una volta cacciato via le guarnigioni inglesi. Nel 1304 E. prese Stirling. Wallace fu fatto prigioniero e giustiziato nel 1305 e la Scozia si sottomise di nuovo. Ma i nuovi possessi di E. erano appena sbozzati, che Roberto Bruce, dopo essersi proclamato re, pose in fiamme di nuovo la Scozia: le guarnigioni inglesi furono massacrate e E. si mise in marcia per reprimere la nuova rivolta, quando morì, vicino a Carlisle, il 7 luglio 1307.
Bibl.: T. F. Tout, The Political History of England, 1216-1377, Londra 1905; id., Chapters in the Administrative History of Medieval England, II, Manchester 1920; W. Stubbs, The Constitutional History of England, II, Oxford 1903; J. H. Ramsay, The Dawn of the Constitution, Londra 1908; T. F. Tout, Edward I, 1893; J. E. Morris, The Welch Wars of Edward I, Oxford 1901; F. M. Maitland, Memoranda de Parliamento, Londra 1893; D. Pasquet, Origins of the House of Commons, Cambridge 1926; H. M. Cam, The Hundred and the Hundred Rolls, Londra 1930; F. Pollock e F. W. Maitland, A History of English Law, Cambridge 1898; E. Jenks, Edward Plantagenet, Londra 1902.