Ecuador
Un paese dallo sviluppo rapido e ineguale
L'Ecuador è un paese ricco di risorse agricole e minerarie (tra le quali spicca il petrolio): ma ha un numero insufficiente di abitanti per sostenere l'economia nazionale, differenze sociali troppo grandi, un territorio tagliato dalle Ande e difficile da organizzare. La ricchezza è concentrata in poche mani e la maggior parte della popolazione rimane povera
Il territorio dell'Ecuador è molto differenziato: lungo l'Oceano Pacifico, una regione pianeggiante dal clima equatoriale a nord, e invece semiarido a sud ‒ per via della particolare circolazione atmosferica della zona; la catena andina al centro (la Sierra: cima più alta il Chimborazo, 6.267 m), con un altopiano dove si addensa la popolazione; e una regione di pianura amazzonica (Oriente), dal clima equatoriale, ricoperta da foreste e quasi disabitata. Al paese appartengono anche le Isole Galápagos.
La popolazione è soprattutto di origine india quechua (pochi gli immigrati europei) e in gran parte vive nella bella capitale Quito (1.400.000 abitanti), quasi sull'Equatore, e a Guayaquil (1.952.000 abitanti), che è anche il principale porto.
L'economia dell'Ecuador è quella tipica delle ex colonie: prodotti di piantagione (banane, cacao, caffè, frutta tropicale), in mano a grandi aziende straniere, molti minerali (petrolio, scoperto da poco, oro, argento, piombo), poche industrie. La ricchezza è molto concentrata e la maggior parte della popolazione è povera.
Dopo aver fatto parte, tra il 15° e il 16° secolo, dell'Impero inca, e dopo aver subito il dominio spagnolo dal 1534 al 1822, nel 1830 l'Ecuador divenne una repubblica indipendente. Fin dagli esordi la sua vita politica fu caratterizzata dall'instabilità, dalla violenza e dal ruolo decisivo dei militari. Agli inizi del Novecento i liberali avviarono la modernizzazione del paese, ma il potere politico rimase concentrato nelle mani di pochi, mentre la stragrande maggioranza della popolazione viveva nella povertà e nell'arretratezza. Nel 1942, inoltre, l'Ecuador perse circa il 50% del proprio territorio a causa di un conflitto con il Perù.
Nel secondo dopoguerra la popolazione crebbe notevolmente e gran parte di essa si spostò verso le città: nacquero così nuove classi sociali e nuovi partiti, in genere guidati da caudillos, cioè da leader populisti e autoritari. Ma il paese rimaneva instabile e infatti per alcuni anni (1963-66 e 1972-79) fu governato direttamente dai militari.
Sul finire degli anni Sessanta furono scoperti ricchi giacimenti di petrolio, che permisero all'Ecuador di crescere a ritmi sostenuti per un decennio; si formarono nuovi partiti (cristiani, socialdemocratici, marxisti) e nel 1979 fu varata una costituzione che concedeva il voto anche agli analfabeti.
Ma negli anni Ottanta la discesa dei prezzi del petrolio ha precipitato di nuovo il paese in una crisi dalla quale non è più uscito. L'insuccesso delle politiche ispirate alla liberalizzazione economica e la corruzione dei governanti hanno innescato ripetute rivolte popolari, spesso conclusesi con la cacciata dei presidenti. Nel corso degli anni Novanta gli Indios hanno assunto per la prima volta un ruolo importante nella vita politica e nel 2002 il loro candidato, L. Gutiérrez, è stato eletto presidente. Ma nel 2005 anche Gutiérrez, dopo aver deluso le aspettative popolari, è stato cacciato da una violenta rivolta.