economia sociale di mercato
Tipologia di sistema economico caratterizzato allo stesso tempo da libertà di mercato e giustizia sociale. I fondamenti di tale modello stanno nella constatazione che il puro liberalismo non è in grado di garantire una soddisfacente equità sociale, ritenuta invece indispensabile proprio perché i singoli individui siano in grado di operare liberamente e in condizioni di pari opportunità; di converso, anche la piena realizzazione dell’individuo non può compiersi se non vengono garantite la libera iniziativa, la libertà di impresa, di mercato e la proprietà privata. È quindi necessario un ruolo ‘regolatore’ dell’autorità statale, i cui confini di intervento sono però problematici da definire con esattezza e, soprattutto, in modo oggettivo. L’intervento dello Stato, infatti, non deve guidare il m. o interferire con i suoi esiti naturali: deve semplicemente intervenire laddove esso fallisce nella sua funzione sociale. Ne consegue che i fondamenti dell’e. s. di m. si possono sintetizzare nei seguenti punti: un severo ordinamento monetario; un credito conforme alle norme di concorrenza e la sua regolamentazione per scongiurare monopoli; una politica tributaria e fiscale che non sia elemento di disturbo alla libera concorrenza e che eviti sovvenzioni che la possano alterare; la protezione dell’ambiente; l’ordinamento territoriale; la tutela dei consumatori finalizzata a minimizzare i comportamenti opportunistici. In definitiva, i sostenitori dell’e. s. di m. sono strenui critici sia della concentrazione del potere economico e politico sia dello sfrenato antagonismo tra classi sociali. La loro proposta ‘riformista’ si pone contro qualsiasi idea di pianificazione e collettivismo e anche contro il liberalismo sfrenato.
L’idea di e. s. di m. ebbe origine nell’ambiente culturale tedesco durante il periodo della Repubblica di Weimar, dopo la Prima guerra mondiale, a partire dal contributo di L. von Mises (➔), che nel 1919 pubblicò Nation, Staat und Wirtschaft. Il libro non ebbe molta fortuna, ma le idee in esso contenute furono successivamente rielaborate, dopo il fallimento dell’esperimento di Weimar e l’ascesa al potere del nazionalsocialismo, dalla scuola di Friburgo (ordoliberalismo). La sua idea basilare è che il libero mercato rappresenti un ‘ordine istituzionale’ (non ‘naturale’) e come tale debba essere definito da una cornice istituzionale. Negli anni della ricostruzione in Germania, ha costituito il nucleo teorico della e. s. di m. (soziale Marktwirtschaft) che ispirò le politiche del ministro dell’Economia L. Erhard e del suo collaboratore A. Müller Armack per porre le basi del ‘miracolo economico tedesco’. All’opposto, la scuola tedesca dell’ordoliberalismo è stata interpretata da M. Foucault come uno dei dispositivi biopolitici che giustifica l’esistenza di forme di biopotere.
Dal secondo dopoguerra, l’idea dell’e. s. di m. si è spesso intrecciata con la dottrina sociale cristiana (➔ dottrina sociale della Chiesa), sino a evidenziare come tema centrale, in epoca contemporanea, il concetto di sussidiarietà (➔ sussidiarietà, principio di), assurto (2001) a livello costituzionale come principio regolatore dell’intervento statale. L’e. s. di m. è il sistema economico dell’UE previsto dal Trattato di Lisbona.