economia pubblica
L’intero campo di indagine nel quale si muovono gli studi volti ad analizzare i problemi di scelta economica riferiti all’attività dello Stato. In essa rientrano i problemi attinenti l’intervento dello Stato sull’e., secondo le due prospettive positiva e normativa, e gli effetti di tale intervento sul comportamento degli operatori economici, sul benessere sociale e sulla sua distribuzione.
Sviluppatasi da radici che affondano nei contributi di e. politica sulla tassazione di studiosi come J.S. Mill (che affermò il principio del sacrificio uguale), D. Ricardo (che studiò l’onere del debito pubblico), A.-A. Cournot (che analizzò l’incidenza della tassazione nei mercati competitivi imperfetti), F.Y. Edgeworth (che considerò gli effetti della tassazione sulle imprese multi-prodotto e discusse del principio del sacrificio minimo) e V. Pareto (che gettò le fondamenta per i processi di decisione pubblica), l’e. p. è andata incontro a un’evoluzione storica culminata a metà degli anni 1970 nella ‘new public economics’. Questa caratterizzazione riflette una estensione dello scopo dell’e. p. dalla sua iniziale enfasi sulla finanza p. al suo successivo interesse rivolto a ogni aspetto dell’interrelazione tra il governo e l’economia, a una più stretta integrazione con l’economia politica e con altre discipline delle scienze sociali, principalmente quelle politiche e giuridiche.
Sotto il profilo economico, l’e. p. spazia dall’analisi critica degli apparati legislativi e amministrativi caratterizzanti i diversi regimi fiscali, all’analisi degli effetti provocati dal suo intervento sugli incentivi degli operatori privati, dall’analisi costi-benefici dei programmi p. alle scelte p. sull’imposizione fiscale, la spesa e la regolamentazione, dal federalismo fiscale alle imprese p., dalla distribuzione del reddito all’economia sociale applicata a istruzione, salute, difesa e così via.
L’e. p. parte dalla considerazione che una economia non possa funzionare efficacemente senza un sistema di leggi che stabilisca le regole dello scambio, definisca la proprietà, assicuri la protezione contro il furto o altri comportamenti socialmente dannosi ecc. (Stato minimale). Altre situazioni giustificano l’intervento dello Stato, suddivisibili in quelle attinenti le correzioni del fallimento di mercato (quindi propriamente microeconomiche), quelle consistenti nell’allocare efficientemente le risorse (funzione allocativa), ovvero quelle risultanti nel distribuire le risorse secondo una particolare nozione di giustizia sociale (funzione redistributiva). La quarta funzione economica assunta dallo Stato (tipicamente macroeconomica) è la stabilizzazione, diretta ad attenuare le fluttuazioni della disoccupazione, contenere l’inflazione e promuovere la crescita economica di lungo periodo, esercitata utilizzando gli strumenti delle politiche di bilancio e monetarie, le politiche economiche estere e quelle dei redditi.
Nello svolgere le sue funzioni lo Stato affronta un trade off (➔) tra obiettivi di equità e di efficienza, che l’e. p. tratta come oggetto delle sue indagini. Politiche efficienti possono risultare inique o, viceversa, politiche volte a una redistribuzione più egualitaria dei redditi possono introdurre distorsioni negli incentivi all’interno del sistema economico (A.M. Okun, Equality and efficiency, 1975).
L’e. p. si occupa, infine, anche dell’analisi dei fallimenti dello Stato, riconducibili alla distruzione/distorsione di incentivi, all’eccessiva offerta di beni pubblici (J. Buchanan, G. Tullock, The calculus of consent, 1962), all’inefficiente apparato burocratico (A. Niskanen, Bureaucracy and representative government, 1971), alla presenza di esternalità (➔) derivate, all’incapacità di percepire, comprendere e risolvere problemi economici a causa di orizzonti temporali troppo brevi dei governi. Negli anni 1990, a causa degli insuccessi dello Stato-produttore e per la difficoltà dello stesso a risolvere molti problemi sociali, sono state avviate politiche di privatizzazione, regolamentazione e contracting out (esternalizzazione dei servizi), offrendo ulteriori spunti alla disciplina.
Il filone giuridico dell’e. p. ha introdotto il concetto di tutela degli interessi economici di rilievo collettivo, intervenendo in diversi settori di attività economica contro comportamenti che contrastano con il soddisfacimento di interessi generali e/o lesivi di interi comparti economici (delitti contro l’e. p.), tra cui il reato di turbata libertà dell’industria (comportamenti anticonvenzionali), di distruzione di materie prime, prodotti o mezzi produttivi, di diffusione di una malattia delle piante o degli animali, l’aggiotaggio, l’illecita concorrenza con minaccia o violenza, le frodi contro l’industria nazionale, le frodi nell’esercizio del commercio o nella compravendita di prodotti finanziari, la vendita di prodotti industriali con segni mendaci.