economia della conoscenza
loc. s.le f. Settore specialistico che studia la capacità di utilizzare conoscenze e informazioni per ottenerne un vantaggio economico, con particolare attenzione ai processi di apprendimento, innovazione e competitività.
• Se all’origine i comitati erano espressione soprattutto di ceti medi tradizionali e popolari, oggi per lo più sono soggetti centrali quelli che ne guidano l’attivismo: tra gli attivisti milanesi il 49,4% (62,7% nel cerchio interno dei loro direttivi) è occupato nei diversi settori dell’economia della conoscenza oppure nel welfare, il 49,8% ha tra 35 e 54 anni e il 43,8% ha una laurea o titolo successivo. (Aldo Bonomi, Sole 24 Ore, 18 maggio 2011, p. 1, Prima pagina) • «Penso che la riforma del ruolo, delle funzioni e della composizione del Senato sia una necessità. Di più, penso che sia un’occasione storica per dare al nostro Paese un quadro istituzionale capace di far vincere le sfide della società e dell’economia della conoscenza, del presente e del futuro» (Elena Cattaneo intervistata da Pietro Greco, Unità, 19 aprile 2014, p. 6, Politica) • i beni culturali potrebbero e dovrebbero essere per l’Italia e per il made in Italy, visto la loro consistenza, una potente leva anche in ragione del fatto che da 1 euro investito in cultura ne ritorna 1,7. La questione di quanto la cultura possa generare ricchezza e competitività anche in settori affini, si inserisce però in un contesto più ampio che attiene alla cosiddetta economia della conoscenza. Oggi le analisi dimostrano che non si abitano più territori in quanto entità geografiche, bensì territori in quanto identità simboliche. (Angelo Crespi, Giornale, 14 novembre 2015, p. 18, Attualità).
- Composto dal s. f. economia, dalla prep. della e dal s. f. conoscenza, ricalcando l’espressione ingl. knowledge economy.
- Già attestato nell’Unità del 16 maggio 1996, L’Unità 2, p. 4 (Daniele Archibugi).