DURAZZO (in albanese Durrës; A. T., 75-76)
Città e porto della Penisola Balcanica, sul Mare Adriatico, a 41° 19′ lat. N. e 19°27′ long. E.; oggi fa parte del regno di Albania. È situata all'estremità meridionale della dorsale lunga circa 10 km., detta appunto M. di Durazzo (188 m.), che è un'antica isola, imperfettamente riunita alla terraferma mediante due cordoni litorali; l'area interposta fra questi è occupata da uno stagno salmastro e da aree acquitrinose, oggi in corso di bonifica. La dorsale costituisce una buona protezione dai venti del nord, i più pericolosi in questa parte dell'Adriatico, e perciò a riparo di essa vi fu sin da tempi remoti un approdo frequentato. Ma l'attuale Durazzo non occupa esattamente il posto dell'antica Epidamno, poi Dirrachio, ed è ben lontana dall'avere l'importanza commerciale che aveva il porto antico e anche la Durazzo medievale. Infatti, dopo il terribile terremoto del 1273, l'abitato non fu ricostruito che su una piccola parte dell'area occupata dall'antico centro, e il porto decadde nonostante le cure spesevi dai Veneziani. La dominazione turca non fece che aggravare la decadenza, talché intorno alla metà del sec. XIX si contavano appena 200 case. Da un trentennio però Durazzo è alquanto risorta: divenuta capitale dell'Albania durante l'effimero regno del principe di Wied, contava allora 2500 ab.; oggi ne conta 5200, dei quali tre quinti musulmani, e due quinti ortodossi. È sede di un metropolita ortodosso.
Da che la capitale dell'Albania si è costituita definitivamente a Tirana, Durazzo è divenuto il porto principale dello stato. A Tirana è già collegata da una buona rotabile e tra breve sarà ad essa congiunta da ferrovia. Inoltre Durazzo è lo sbocco naturale per tutta la vallata dello Shkumbî ed ha alle spalle una regione fittamente popolata. La città si viene trasformando: i vecchi luridi sobborghi - tra i quali uno abitato da Zingari - vanno scomparendo; il centro assume fisionomia europea, con alberghi, scuole, luoghi di ritrovo; sull'altura dietro il vecchio castello sorge la nuova villa reale, costruita da architetti e operai italiani.
Le installazioni portuali constano di un pontile, terminato nel 1926, lungo 140 m., che ora viene prolungato per altri 412 m., in modo da costituire un ottimo riparo. Per conto della società per lo sviluppo economico dell'Albania sono inoltre in costruzione un molo poligonale, a levante, lungo 1400 m., e una scogliera frangiflutti a sud, lunga circa 1 km.; tra l'estremità di questa e il molo rimarrà una bocca di accesso al porto larga 200 m.; nello specchio d'acqua interno si avranno fondali fino a sei metri. La società ora ricordata eseguisce anche lavori di bonifica delle aree paludose circostanti alla città.
Durazzo è il capoluogo di una delle 10 provincie dell'Albania. Ha un'area di 1596 kmq. e una popolazione di 78.000 ab. (1930).
Storia. - Antichità. - La città fu fondata come colonia greca nel 627 a. C. dai Corciresi e Corinzî uniti. Il suo nome fu Epidamno, che più tardi i Romani mutarono in Dirrachio (Δυρράχιον, Dyrrachium). Secondo Plinio (Nat. Hist., III, 145) il mutamento fu dettato dal desiderio di cancellare un nome che in latino suonava infausto; ma stando alla testimonianza di altre fonti, i due nomi sarebbero ambedue antichi: Epidamno quello della città vera e propria, Dirrachio quello dell'intera penisola su cui la città era situata, o secondo altri quello del porto; certo è che solamente questo secondo nome, che è di origine illirica, si trova sulle monete coniate dalla città fin dal secolo V a. C.
La colonia crebbe rapidamente, grazie soprattutto alla sua felice posizione, dominante i traffici che dall'Adriatico si spingevano nell'interno dell'Illiria, e attraverso di questa verso l'Oriente: traffici che determinarono in età romana la costruzione della via Egnazia (v.). D'altronde l'importanza che il commercio aveva per la città ci è testimoniata dal fatto che ad esso sopraintendeva un magistrato apposito, detto πολητης. La città ebbe dapprima ordinamento oligarchico, poi democratico: le lotte fra il partito dominante e gli esiliati oligarchi, cui partecipavano insieme Illirî, Corciresi e Corinzî, furono una delle cause determinanti della guerra del Peloponneso.
Nel 314 fu presa da Cassandro; venne poi in potere dei Corciresi, che la cedettero al re dei vicini Illirî, i Taulanti; passò poi agli Ardiei, il più potente fra i popoli dell'Illiria meridionale; ma, restituitasi a libertà, fu ancora più volte minacciata da loro. Era stretta d'assedio nel 229 a. C. quando fu liberata dai Romani, che, obbligati gl'Illirî alla pace, lasciarono ad Epidamno e alle altre colonie greche della costa l'autonomia interna, tenendole in condizione di civitates foederatae. Da allora il nome più antico cessa del tutto di essere usato.
Lo sviluppo del porto di Brindisi, fatto punto terminale della via Appia, e il conseguente intensificarsi dei commerci attraverso l'Adriatico, determinarono un ulteriore incremento di Dirrachio. Era ancora città libera nel 58; nel 48 fu teatro di un'aspra battaglia navale fra Cesare e Pompeo.
Battaglia di Durazzo. - Pompeo fu bloccato da Cesare nella località di Petra, senza dubbio l'odierna Shkamm, che in albanese significa "roccia scoscesa". Cesare fece costruire intorno al campo di Pompeo una linea di trincee, a semicerchio; un'altra, naturalmente più interna, di difesa, fu fatta costruire da Pompeo. Ma la mancanza d'acqua - ai viveri provvedeva la flotta - costrinse Pompeo a tentare la rottura del blocco. Una prima sortita fallì. Ma poco dopo un assalto contro le ancora incompiute fortificazioni della parte meridionale, presso il mare, volse in fuga la IX legione: il tramezzo, che in quel tratto era stato costruito, fu distrutto. Venuto al contrattacco Cesare dispose le sue 33 coorti in 2 colonne con l'intenzione di separare il grosso delle truppe pompeiane (le 5 legioni che avevano preso posizione oltre il tramezzo distrutto) dal resto dell'esercito. Mentre la colonna sinistra, sotto il comando personale di Cesare, si volgeva direttamente contro il nemico, la destra, cui era aggregata la cavalleria, doveva girare a nord e assalirlo alle spalle. Tale mossa fu ritardata dall'ignoranza dei luoghi, il che rese possibile il congiungimento delle forze di Pompeo. La cavalleria cesariana, volta in fuga dall'avversaria, travolse nella rotta le retrostanti coorti. La sconfitta della colonna destra rese impossibile alla sinistra la resistenza. Cesare lasciò sul campo 1000 fanti, 200 cavalieri, 32 insegne. E fu costretto a togliere il blocco.
Dopo la vittoria di Azio, Augusto dedusse a Durazzo una colonia d'Italici, che erano stati spogliati delle loro terre date ai veterani: da allora essa ebbe titolo e rango di colonia, e tale la nominano le iscrizioni. Ebbe altresì, non sappiamo però quando, la concessione dello ius italicum. Distrutta nel 314 d. C. da un terremoto, rifiorì e divenne la capitale della provincia dell'Epiro nuovo, fu altresì sede episcopale.
Ben poco resta della città antica, all'infuori di qualche avanzo della cerchia di mura, costruita in età romana, e rifatta dai Bizantini: una torre reca un'iscrizione del 1235 col nome del despota di Epiro Teodoro Angelo. Grandi avanzi di mura antiche sono nella località detta Porta Romana, a circa mezz'ora dalla città.
Medioevo ed età moderna. - Nel sec. V fu la metropoli dell'Illiria. Nella divisione dell'Impero, Durazzo obbedì agl'imperatori d'Oriente, che la considerarono lo sbocco più facile verso l'Italia e la base navale per reprimere la pirateria, che dominava nell'Adriatico, costruendo bastioni di grande potenza e affidandone la difesa a capi scelti tra le più spiccate famiglie, che nel principio del secolo XI ebbero dagl'imperatori il titolo di duchi di Durazzo.
Presa dai Bulgari sotto il regno di Michele il Paflagonico, la città ritornò poi in potere dei Bizantini nel 1042. Sotto il regno di Alessio Comneno, Roberto il Guiscardo, dopo avere conquistata la Puglia, traversò il mare e conquistò dopo varie vicende Durazzo il 15 febbraio 1082. Alla morte di Roberto (1085), gli abitanti di Durazzo scacciarono la guarnigione normanna, ritornarono sotto la dominazione di Alessio e gli restarono fedeli, finché i Latini si impadronirono di Costantinopoli. Durazzo passò intorno al 1205 sotto il dominio dei Veneziani: poi fu occupata dal despota dell'Eoiro Angelo Comneno e rimase ai despoti dell'Epiro finché, dopo il 1257, passò al re Manfredi, che l'ebbe quale dote della moglie Elena, figlia del despota Michele II. Tra il 1272 e il 1368 Durazzo fu capitale del regno di Albania dei re napoletani di casa d'Angiò. In quel tempo gli abitanti della città erano italiani, albanesi, greci e slavi, con cancelleria latina e greca. Nella città risiedevano numerosi capi albanesi. Essa era stata fortificata con grande dispendio e il commercio marittimo, soprattutto quello del sale era fiorente. L'ultimo degli Angioini vendette il ducato di Durazzo ai Balša, principi della Zeta e di molte parti dell'Albania. Lacerata da lotte intestine, Durazzo fu ceduta dai principi Topia nel 1392 a Venezia, che la tenne fino al 1501, allorché fu presa dai Turchi.
Sotto i Turchi la città restò un centro di traffico sull'Adriatico specialmente nelle comunicazioni tra il mare e il Vardar, dipendendo come sottoprefettura dal governatore generale di Scutari. Nella guerra balcanica del 1912 Durazzo fu occupata dai Serbi, che dovettero poi sgombrarla.
Bibl.: Sulla città antica vedi: Philippson, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., V, col. 1882 segg.; Corp Inscr. Lat., III, p. 117; C. Praschniker e A. Schober, Archäolog. Funde in Albanien u. Montenegro, in K. Akad. d. Wissenschaft. in Wien, VIII (1919), p. 218; L. M. Ugolini, Albania antica, I, Roma-Milano 1927; p. 9. Lo studio completo più recente della battaglia di Durazzo si trova in Kromayer-Veith, Schlachten-Atlas zur antiken Kriegsgeschichte, Lipsia 1924; Römische Abteilung, foglio 20. Ivi anche ricca bibliografia. Per Durazzo medievale e moderna, v. G. Hecquard, Histoire et Description de la Haute Albanie ou Guégarie, Parigi 1858; A. Degrand, Souvenir de la Haute Albanie, Parigi 1901; G. v. Hahn, Albanesische Studien, Jena 1856; M. Sufflay, Städte und Burgen Albaniens hauptsachlich während des Mittelalters, Vienna 1924.
Duchi di Durazzo. - Il ducato di Durazzo fu uno dei molti dominî che a Carlo I d'Angiò cedette l'ultimo imperatore latino di Costantinopoli spodestato. Carlo II ne investì il suo settimo figlio Giovanni, conte di Gravina, che sposò prima Matilde di Hainaut, poi Agnese di Périgord; morì nel 1335 e fu lo stipite della casa durazzesca. Suo primogenito fu Carlo, maritato a Maria, sorella della regina Giovanna I, e fatto barbaramente uccidere da Ludovico d'Ungheria nel 1348. Da queste nozze erano nati Ludovico, premorto al padre, Clemenza, Agnese, Giovanna e Margherita. Secondogenito di Giovanni fu Ludovico, morto prigioniero nel castello dell'Ovo nel 1362, perché ribelle alla regina. Il terzogenito, Roberto, era morto a Poitiers, combattendo per la Francia contro gl'Inglesi (1356). Da Ludovico e da Margherita Sanseverino dei conti di Tricarico, nacque nel 1355 un altro Carlo (III) di Durazzo, che nel 1368 sposò la cugina Margherita, ultima figlia del primo e infelice Carlo di Durazzo; tolse nel 1381 il regno di Napoli a Giovanna I e morì assassinato in Ungheria nel 1386, lasciando due figliuoli: Giovanna quindicenne e Ladislao poco più che decenne. Questi successe al padre e divenne uno dei personaggi più notevoli del suo tempo. Ma tre matrimonî che contrasse non gli procurarono prole. Sicché, lui morto (ai 4 settembre 1414), gli successe la sorella, Giovanna II, già vedova di Guglielmo d'Austria, che si rimaritò poi con Giacomo della Marca. E, poiché furono sterili anche queste doppie nozze, con lei, morta il 2 febbraio) 1435, si estinse la casa di D.