DSM (sigla dell’ingl. Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders)
Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali che consiste in una classificazione delle malattie psichiatriche basata sulla sintomatologia; la classificazione è nosografica (prescinde dalle caratteristiche personali del paziente), ateoretica (non tiene conto di teorie o scuole psichiatriche), e i sintomi sono raggruppati con criteri statistici, cioè in base alla loro frequenza nelle patologie. La prima versione risale al 1952 (DSMI) e fu redatta dall’American Psychiatric Association (APA), seguirono le edizioni del 1968 (DSM-II), del 1980 (DSM-III, revisionato nel 1987), del 1994 (DSM-IV). Attualmente è in vigore la revisione del 2000, che accoglie un numero di patologie (circa 370) tre volte maggiore della prima edizione. Il DSM-IV utilizza una classificazione di tipo categoriale, suddivide cioè i disturbi in classi distinte utilizzando insiemi di criteri di tipo descrittivo: i pazienti sono classificati in base al grado di somiglianza con il prototipo della categoria e per la diagnosi non si richiede che siano presenti tutti i criteri elencati, ma solo un numero prefissato di essi. Tale metodo, pur con i suoi indubbi vantaggi, rappresenta, in un certo senso, una forzatura, perché in realtà non esistono confini netti tra i disturbi mentali. Tale forzatura viene riconosciuta dagli autori del DSM-IV che invitano a un utilizzo flessibile del manuale. Il DSM divide i disturbi mentali in cinque assi: asse 1, disturbi clinici e altre condizioni che possono essere oggetto di attenzione, patologie psichiche temporanee o comunque non strutturali e disturbi imputabili a patologie extracerebrali; asse 2, disturbi di personalità e ritardo mentale, stabili, strutturali; asse 3, malattie generali e disordini fisici; asse 4, problemi psicosociali e ambientali che contribuiscono al disordine psichico; asse 5, valutazioni globali del funzionamento. Nel 2013 è attesa la pubblicazione della V versione del manuale da parte dell’APA.