DREROS (Δρῆρεος, Drerus)
Città della parte centro-orientale di Creta, quasi sconosciuta agli autori antichi.
Situata su uno dei contrafforti meridionali del gruppo montuoso del Kadiston, a poca distanza dall'attuale Neapolis, dominava da N la piana di Mirabello. A N confinava con Milatos, ad E con Olunte, a S-E con Latò, a S-O forse con Lyktos e ad O con Chersonesos. La storia della città ci è pressoché sconosciuta. Nella seconda metà del III sec. a. C. essa doveva essere alleata di Cnosso contro Lyktos, e una iscrizione ci serba il testo del giuramento contro quest'ultima che veniva imposto a tutti i membri della Agela. Le istituzioni erano più o meno analoghe a quelle delle altre città cretesi e oltre alle tre tribù doriche è attestata anche quella cretese degli Αἰϑαλεῖς. Fra i culti sembrano aver avuto maggiore importanza quelli di Apollo Delphìnios, il cui tempio fungeva anche da archivio, e di Atena Polioùchos, che appare sulle monete.
La città occupava due colline abbastanza ripide e l'abitato si stendeva soprattutto sulle loro pendici settentrionali, verso la conca di Phurnes. Le tracce di vita più antiche sono del periodo submiceneo e D. rientra quindi evidentemente in quel gruppo di centri cretesi fondati in seguito all'invasione dorica in posizioni facilmente difendibili (per esempio Vrokastro, Kavusi, Priniàs). Avanzi di fortificazioni in opera poligonale, di età arcaica o classica, sono conservati soprattutto sulle pendici dell'acropoli orientale, la cui vetta è occupata dai ruderi di un fortilizio bizantino. Sull'altra collina è un grande edificio evidentemente templare, di m 10,70 × 24, con un profondo pronao e la cella con eschàra e tracce di sostegni interni. Alla sua decorazione apparteneva un grande gorgonèion in pietra, della prima metà del VI sec. a. C.
A N dell'insellatura è stata riconosciuta l'agorà, sostenuta da opere di terrazzamento e fiancheggiata su due lati da gradinate per l'assemblea popolare, come altre agorài cretesi di tradizione minoica (per esempio Latò). A S-O della piazza sono i ruderi, conservati in parte fino all'altezza di m 2,50, di un secondo tempio sorto nel periodo tardo-geometrico o nella prima metà del VII sec. a. C., che è di notevole importanza sia per la conoscenza dei culti cretesi in età arcaica, sia per il materiale in esso rinvenuto.
L'edificio, in pietrame unito con argilla, è costituito da una cella rettangolare (misure esterne: m 10,70 × 7,40), preceduta a N da un breve pronao di cui non si conosce l'esatta disposizione. Sono conservati all'interno l'eschàra rettangolare, che si trova quasi al centro della cella, la base di un sostegno circolare della copertura, un banco per le offerte di tipo minoico nell'angolo S-O e, adiacente ad esso, appoggiato al muro di fondo, un altare sormontato da corna di capra, che ne formavano anche il nucleo interno (altare kèraton). Su quest'ultimo, preceduto da una tavola per le offerte analoga ad esemplari minoici, erano le statuette di una triade, costituita da una figura maschile nuda e da due donne vestite di dimensioni minori. Queste, lavorate nella tecnica arcaicissima dello sphyrèlaton, appartengono ad una fase già abbastanza evoluta dell'arte dedalica, anche se molti elementi hanno ancora carattere subgeometrico. Tuttavia per lo stile di alcune terrecotte poco più recenti dalla stessa D., anche se teniamo conto del ritardo provinciale, difficilmente se ne può abbassare la data oltre la metà del VII sec. a. C. Poiché nella triade è da riconoscere con molta probabilità quella apollinea, al cui culto può essere riferito anche l'altare kèraton, si è supposto che il tempio fosse il Delphinion. Ciò sembrerebbe confermato dal rinvenimento in una cisterna ad E del tempio, datata da un'iscrizione alla seconda metà del III sec. a. C., di alcune epigrafi di carattere pubblico precipitatevi dall'alto. Alcuni edifici a S della cisterna pare siano stati in diretto rapporto con l'agorà ed adibiti ad uso pubblico.
A N dell'abitato sono state rinvenute tombe submicenee e geometriche. Fra i ritrovamenti minori possiamo citare una stele con figurazioni incise, della prima metà del VI sec. a. C., dall'agorà; alcune armi in parte anteriori, in parte della stessa epoca delle stipi dei due templi; due lamine di bronzo sbalzate, della fine del VII sec. a. C. all'incirca, l'una con un gorgonèion e l'altra con Atena armata di elmo e scudo.
Bibl.: St. Xanthoudidis, in Deltion, IV, 1918, Parart., I, p. 23 ss.; M. Guarducci, Inscriptioens Creticae, I, Roma 1935, p. 83 ss., con bibl. prec.; Sp. Marinatos, in Bull. Corr. Hell., LX, 1936, p. 214 ss.; P. Demargne-H. Van Effenterre, in Bull. Corr. Hell., LXI, 1937, p. 5 ss.; E. Kirsten, in Pauly-Wissowa, Suppl. VII, 1940, c. 128 ss.