DOMINICA
(XIII, p. 125; v. antille, App. IV, I, p. 133)
Stato insulare dell'America Centrale (Piccole Antille), indipendente dal 3 giugno 1978 nell'ambito del Commonwealth britannico, membro delle Nazioni Unite, dell'Organizzazione degli Stati Americani e della Comunità Caribica, legato da un trattato di associazione alla Comunità Economica Europea. Il nome ufficiale è Commonwealth of Dominica.
Ampia 751 km2, l'isola di D., di origine vulcanica, ha clima di tipo equatoriale, con temperature medie elevate (gennaio 24 °C, luglio 27 °C) e copiose precipitazioni (quasi 2000 mm sulle coste, oltre 6000 nelle aree montuose interne).
La popolazione, costituita per l'89% da negri e per il resto da sanguemisti (incroci tra negri e amerindi) e da amerindi puri, ammontava a 74.069 ab. al censimento del 1981, saliti nel 1988, secondo una stima, a 81.200; pertanto, la densità è di 108 ab. per km2. La capitale è Roseau (20.000 ab.). La lingua ufficiale è l'inglese, ma si usa comunemente un idioma creolo-francese. La popolazione è in grande maggioranza di religione cattolica. L'unità monetaria è il dollaro dei Caribi orientali.
La popolazione attiva è occupata per circa due terzi nell'agricoltura, nel complesso ben curata, ma soggetta a ricorrenti calamità atmosferiche; particolarmente rovinosi furono gli uragani degli anni 1979 e 1980. La coltura principale è quella del banano: nel 1988 sono stati prodotti 660.000 q di banane. Notevole è anche la coltivazione di agrumi (per oltre la metà pompelmi, il resto prevalentemente limoni e limette) e della palma del cocco, con discreta produzione di copra. Le poche industrie, ubicate nella capitale, lavorano prodotti agrari e fabbricano soprattutto oli essenziali. Il commercio con l'estero, che è ancora in buona misura assorbito dalla Gran Bretagna, si limita di fatto all'esportazione di banane e di copra. Il numero dei turisti è in aumento, ma ancora modesto. Nel complesso, l'economia del paese è debole, per cui si verifica un flusso migratorio, in parte clandestino, verso le vicine Antille francesi.
Storia. - Già parte delle Indie Occidentali Britanniche (1958-62), D. aveva ottenuto l'autonomia interna nel 1967. L'egemonia del Dominica Labour Party (DLP), maggioritario fin dagli anni Sessanta, ebbe termine nel 1979, quando il tentativo da parte del governo d'introdurre misure restrittive delle libertà sindacali e di stampa provocò una grave crisi politica e la scissione del DLP in gruppi contrapposti. Le successive elezioni (luglio 1980) videro la vittoria del conservatore Dominica Freedom Party (DFP), ma il protrarsi della tensione indusse il nuovo governo a proclamare più volte lo stato di emergenza mentre si verificavano due tentativi di colpo di stato (1981), nei quali veniva coinvolto lo stesso ex primo ministro laburista, P. John, condannato nel 1985 a 12 anni di reclusione, ma rilasciato nel 1990. Riconfermato dalle elezioni del luglio 1985 (malgrado la riunificazione in quell'anno delle diverse frazioni laburiste nel Labour Party of Dominica, LPD) e nel maggio 1990, il governo presieduto dal leader del DFP, M. E. Charles, ha condotto una politica di stretta alleanza con gli Stati Uniti. Sul piano economico ha cercato di promuovere lo sviluppo di D. attraverso una crescita della produzione agricola (riforma agraria), delle infrastrutture e degli investimenti stranieri, mentre un certo malcontento hanno suscitato (oltre allo stile piuttosto autoritario del primo ministro) le misure di austerità varate in accordo con i creditori internazionali. Nelle elezioni del maggio 1990 il DFP ha subito un forte calo, pur mantenendo una debole maggioranza parlamentare (11 seggi su 21), mentre all'opposizione il neocostituito (1988) Dominica United Workers' Party (DUWP) si è affermato come secondo partito (6 seggi) davanti al LPD (4 seggi).
Bibl.: T. Atwood, History of the island of Dominica, Totowa (New Jersey) 1971. Per ulteriori indicazioni, v. america, bibl.: America centrale e Caribi, in questa Appendice.