DOMINICA (A. T., 153-154)
Isola delle Piccole Antille, possedimento britannico. È situata a 15°25′ N. e a 60°52′ O., tra i possedimenti francesi della Guadalupa, a circa 50 km. a N., e della Martinica, alla stessa distanza verso S. Dominica, che ha una superficie di 780 kmq. e una popolazione (1930) di 41.480 ab., è una delle cinque "presidenze" che formano la federazione delle Leward Islands e si trova a 136,5 km. a SE. di Montserrat, che è la presidenza più vicina. L'isola fu scoperta da Colombo di domenica (donde il nome), il 3 novembre 1493; Carlo I la incluse nella donazione di varie delle isole del Mare Caribico fatta al conte di Carlisle (1627), ma parecchi tentativi di assoggettare la popolazione indigena riuscirono vani. Nel 1748, con la pace di Aquisgrana, fu stabilito che si lasciasse il possesso dell'isola ai Caribi e che tanto i Francesi quanto gl'Inglesi la considerassero come territorio neutrale. Con l'andar del tempo numerosi cittadini francesi si stabilirono nell'isola e vi fondarono delle piantagioni. Nel 1756 Dominica fu presa dagl'Inglesi e da quel tempo fino al 1805 fu teatro di molti conflitti tra Francesi e Inglesi. Nel 1833 si costituì un governo federale generale per tutto il gruppo delle isole Leward. Secondo l'attuale costituzione vi sono a Dominica un consiglio esecutivo e un consiglio legislativo.
Dominica è di struttura vulcanica ed è molto montuosa: la zona più elevata si trova a nord (M. Diablotin, 1447 m.). La piccolezza dell'isola non permette la formazione di fiumi notevoli: il terreno è tuttavia bene irrigato. Le comunicazioni interne sono scarse e malagevoli. Il clima, sempre salubre, è piacevolissimo fra ottobre e giugno. La temperatura estiva sulla costa raggiunge talvolta i 32°,5. Le precipitazioni variano da 2000 mm. sulla costa a più di 6200 mm. nell'interno. La popolazione totale comprende circa 300 meticci negro-caribi e 100 caribi puri. Roseau (7400 ab.) è la città principale dell'isola; altri centri sono St. Joseph e Portsmouth, situate tutte sulla costa occidentale, più riparata. Gli antichi coloni francesi coltivavano il caffè, che fu più tardi sostituito dalla canna da zucchero; ma il processo di estrazione era poco pratico e l'industria decadde. Oggi l'attività principale consiste nella coltivazione dei limoni e nella preparazione del citrato, dell'essenza, delle conserve di limone; si producono anche olî profumati di limone e di arancio, nonché cacao, noci di cocco, copra e aranci. Nel 1929 le importazioni (provenienti soprattutto dalla Gran Bretagna) ebbero un valore di 232.140 l. st.; le esportazioni (dirette soprattutto agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna) di 194.130 l. st.
La battaglia della Dominica. - Si chiama così da alcuni scrittori navali la grande battaglia combattuta tra Francesi e Inglesi nel canale che separa quell'isola dall'isola Maria Galante, durante la grande guerra dell'indipendenza delle colonie d'America. Essa è dagl'Inglesi detta delle Sante, dal nome delle isolette che sorgono a mezzo il canale. L'ammiraglio francese de Grasse (v.), a capo di ben 33 vascelli di linea, dalla Martinica si disponeva a prendere il mare per assalire l'isola di Giamaica, appartenente agl'Inglesi, previ accordi con l'ammiraglio Solano, che comandava una squadra di vascelli spagnoli nelle acque di San Domingo. Ma vigilava l'ammiraglio inglese Rodney (v.), già celebre per molte importanti imprese navali. Appostatosi presso Santa Lucia, egli piombò improvvisamente con i suoi 36 vascelli sul convoglio che portava il corpo di spedizione. Accorse a difenderlo il de Grasse, che cercò di non impegnarsi a fondo, desiderando compiere la sua congiunzione con gli Spagnoli; ma avendo uno dei suoi vascelli riportata grave avaria per una falsa manovra, per non abbandonarlo, l'ammiraglio francese posto in salvo il convoglio, rallentò la marcia dell'intera squadra (12 aprile 1782). Si venne allora a una delle più sanguinose e decisive battaglie navali di quella campagna. L'ammiraglio Rodney, favorito dal vento, pensò di tagliare la linea nemica all'altezza del quinto vascello, portando così tutto lo sforzo su una sezione dell'armata francese, che restò divisa in due parti. Questa manovra decise della vittoria: dei dieci vascelli francesi assaliti, non uno si salvò: l'ammiraglia, dopo una strenua difesa dovette arrendersi; il de Grasse fu fatto prigioniero; altri cinque vascelli ammainarono la bandiera; altri affondarono. Il resto dell'armata poté a stento porsi in salvo a Sant'Eustachio.
L'effetto della battaglia fu grande: la Francia, battuta anche presso Gibilterra, perdette il dominio dei mari, e quantunque il Rodney non avesse mostrato molta premura nell'inseguire il nemico, forse impedito dagli ingenti danni sofferti dalle sue navi, l'annunzio della vittoria accelerò la conclusione della pace, e il Rodney fu celebrato come grande capitano navale.
Bibl.: Per le operazioni navali del Rodney e la critica di esse si legga principalmente l'eccellente opera del Mahan, Influence of sea power upon history, trad. franc., Parigi s.a. Molto importante anche la narrazione di W. L. Clowes, The Royal Navy, Londra 1897-1903.