NARRATONE, Domenico
– Nacque a Velezzo Lomellina il 16 luglio 1839 da Francesco e da Santina Maestri, affittuari e poi proprietari terrieri presto trasferitisi nella frazione di San Genuario del Comune di Crescentino.
Compì studi di retorica e di filosofia a Torino. Nell’autunno 1859 si iscrisse al corso per procuratore della facoltà di legge dell’Università di Torino, che interruppe pochi mesi dopo e, nonostante una ripresa nel 1861, non portò mai a termine. Nel 1860 decise di seguire Garibaldi in Sicilia, arruolandosi nella spedizione Medici-Cosenz; combattè nella battaglia di Milazzo riportando ferite e si distinse ancora sul campo di Volturno il 1° ottobre. Nel decennio successivo reindossò la casacca del volontario in tutte le imprese garibaldine: nel 1862 all’Aspromonte, nel 1866 a Bezzecca, nel 1867 a Mentana; nel 1870 prese parte alla spedizione garibaldina in Francia con il grado di capitano, organizzò a Lione un battaglione di volontari e con esso combattè a Digione.
Di orientamento democratico, iniziò la sua militanza tra le file repubblicane diventandone in breve uno dei principali animatori in Piemonte, disposto a viaggiare in tutte le regioni d’Italia per fini di propaganda. Entrò via via in rapporti personali ed epistolari con Alberto Mario, Aurelio Saffi, Federico Campanella, Vincenzo Brusco-Onnis e con lo stesso Giuseppe Mazzini, da cui si recò più volte in visita a Lugano e a Pisa.
Una corrispondenza particolarmente intensa con Mazzini caratterizzò gli anni dal 1869 al 1872, poco prima della sua morte, e riguardò la costituzione di sezioni dell’Alleanza repubblicana universale in Piemonte, di un Comitato centrale provinciale in Torino (di cui era responsabile con Giuseppe Beghelli e Giuseppe Moriondo), e la predisposizione di un piano insurrezionale tra Liguria e Piemonte. Negli stessi anni fu stretta la collaborazione politica e giornalistica con Beghelli, fondatore nel dicembre 1868 del quotidiano dichiaratamente repubblicano e mazziniano La Democrazia: costretto alla chiusura dopo pochi mesi, riprese le pubblicazioni nel luglio 1870 e la sua sede, per opera di Beghelli e Narratone, si trasformò in centro di raccolta di volontari per la campagna dei Vosgi. Narratone continuò a collaborare anche alle successive e altrettanto brevi riedizioni della testata e ad altre imprese giornalistiche di Beghelli, da Il Ficcanaso a L’Italia del popolo.
Dopo la scomparsa di Mazzini, per Narratone iniziò un percorso complesso e forse mai del tutto risolto di ridefinizione dell’identità repubblicana. Nell’agosto 1874 partecipò al convegno di Villa Ruffi, indetto allo scopo di deliberare la condotta di fronte a varie questioni, tra cui l’eventuale partecipazione alle elezioni politiche, considerate imminenti; arrestato con tutti i convenuti, solo in dicembre fu prosciolto da ogni accusa per mancanza di sufficienti indizi. Attivo negli anni successivi in diverse parti d’Italia, dove cercò di coniugare attività imprenditoriali e commerciali con la propaganda politica, fu nel 1877 tra i promotori del Circolo repubblicano di Roma e collaboratore di Edoardo Pantano nella redazione de Il Dovere: organo di ispirazione mazziniana, che si distinse però – sia pure con sfumature di tono – dal dottrinarismo astratto e sostenne la necessità e l’urgenza di un programma politico concreto. Partecipò all’assemblea fondativa della Lega della democrazia, tenutasi a Roma il 21 aprile 1879, sotto la presidenza di Garibaldi: iniziativa che si pose l’obiettivo di unire le diverse gradazioni delle forze repubblicane su un terreno e con un obiettivo comune di azione nel paese e nel Parlamento, superando definitivamente l’intransigentismo astensionista. Da quel momento Narratone risultò molto attivo all’interno della Lega: promuovendo e vivacizzando l’attività dell’associazionismo democratico-repubblicano a Torino e nel resto del Piemonte; attribuendo un ruolo di traino all’Associazione democratica subalpina, di cui fu a lungo la vera anima; creando le prime strutture di collegamento a livello regionale, così come previsto dallo statuto della Lega della democrazia. Si gettò a capofitto nell’agitazione per il suffragio universale, organizzando – l’11 luglio 1880 – il ‘comizio’ di Torino, con la presenza di Agostino Bertani: iniziativa che si concluse con l’approvazione di un ordine del giorno di richiesta di un suffragio veramente universale, ossia maschile e femminile (tre soli furono i casi in tutta Italia: Milano, Como e Torino). Collaborò inoltre all’organizzazione di simili iniziative in altri centri del Piemonte, adoperandosi allo stesso modo tre anni dopo per la riuscita dei comizi per il suffragio universale amministrativo e ancora negli anni successivi per i comizi contro le convenzioni ferroviarie e la politica coloniale. Rimase attivo nelle strutture del Fascio della democrazia che succedette alla Lega dal 1883. A Torino, nel 1882, ridiede vita al foglio L’Italia del popolo e ancora, nel 1887, a una nuova edizione de La Democrazia.
Sin dal 1874 scelse di impegnarsi sul piano della competizione elettorale, ponendo la sua candidatura di bandiera dapprima nel collegio di Crescentino – in cui affondavano le sue radici familiari – e successivamente nei collegi torinesi, raccogliendo sempre un consenso significativo e in particolare nelle elezioni del 1882 e 1886 nel collegio di Torino I. Negli anni dello scrutinio di lista risultò candidato anche in altre parti d’Italia: vale la pena di ricordare almeno il caso del collegio di Pesaro nel 1890, in una lista comprendente anche Ernesto Nathan, Andrea Costa e Federico Zuccari. Svolse per tutti gli anni Ottanta, grazie alle posizioni ricoperte nelle strutture organizzative della Lega e del Fascio della democrazia, il ruolo di regista della selezione delle candidature, della formazione e composizione delle liste democratiche e ancora della conduzione delle campagne elettorali in gran parte dei collegi del Piemonte, come dimostra la fitta corrispondenza in proposito con Felice Cavallotti.
Nonostante l’impegno costante sul piano dell’azione concreta e squisitamente legalitaria, una profonda insoddisfazione per le condizioni del paese e per le qualità della sua classe dirigente, e l’esigenza di spronare i vertici del ‘partito democratico’ a una azione più incisiva, indussero Narratone – nel settembre 1884 – a una sorta di nostalgia per gli obiettivi e i metodi mazziniani, documentata da alcune lettere a pochissimi uomini ‘d’azione’, tra i quali Luigi Minuti e Cavallotti.
La trasformazione economica e sociale che caratterizzava da almeno un decennio la città di Torino – luogo privilegiato di azione di Narratone in quegli anni – apparve con linee più marcate ed evidenti alla fine degli anni Ottanta, alla vigilia delle prime elezioni amministrative a suffragio allargato. In un panorama associazionistico ormai nettamente modificato rispetto alla centralità democratica, l’associazione presieduta da Narratone – da sempre sensibile ai temi della vita municipale – si mosse con largo anticipo sollecitando la creazione di un Comitato elettorale democratico-operaio, ma finì per sottovalutare i processi di radicalizzazione maturati negli ambienti popolari e le richieste di protagonismo che coinvolgevano ormai anche i sodalizi operai più vicini all’Associazione democratica subalpina. Questa giunse a un’insanabile frattura e mentre alcuni dei suoi dirigenti scelsero l’accordo con l’Associazione liberale progressista, Narratone – nonostante le posizioni piuttosto rigide mantenute negli anni precedenti – optò per un’alleanza con l’operaismo socialista, accettando la candidatura sotto la sigla dei comitati elettorali riuniti Democratico-operaio e Unione fra le associazioni operaie torinesi. La componente democratico-operaia non riuscì a portare nessuno dei suoi candidati in consiglio comunale, ma l’accordo raggiunto sotto il segno di una forte egemonia operaia determinò conseguenze ben oltre l’occasione elettorale. Per Narratone segnò l’avvio di un processo di isolamento all’interno dell’associazione che aveva creato e presieduto per un decennio; nel 1890 partecipò infatti all’assise costitutiva del cosiddetto Patto di Roma a titolo personale e senza deleghe.
L’inizio degli anni Novanta segnò anche l’allontanamento definitivo di Narratone da Torino: pressato da difficoltà economiche, ritentò la strada delle attività commerciali e industriali, stabilendosi a Livorno. Anche qui non mancò il suo impegno politico e amministrativo, che lo condusse nel 1894 sui banchi del consiglio comunale.
Risoltasi in un fallimento la sua attività imprenditoriale, nel 1895 decise di lasciare Livorno e l’Italia per tentare la fortuna in Brasile, dove morì suicida nel marzo 1899.
Fonti e Bibl.: Corrispondenza inedita di Narratone e documentazione relativa alla sua attività sono conservate nei seguenti fondi archivistici: Milano, Museo del Risorgimento e Raccolte storiche del Comune di Milano, Carte di Agostino Bertani, b. 47, plico IV, n. 49; b. 53, plico XLV, n. 78; b. 68, plico XXXII, n. 11; Milano, Fondazione G. Feltrinelli, Fondo Felice Cavallotti, Corrispondenza, f. Narratone Domenico; Roma, Museo Centrale del Risorgimento, Carte Luigi Minuti, b. 597, plico 39; Torino, Museo Nazionale del Risorgimento, Fondo Archivio Museo, cart. 165, 166; Fondo Bertolè Viale, cart. BV 933; Fondo Gazzetta del Popolo, cart. 1627. Per il percorso di studi si rimanda a Università di Torino, Archivio storico, facoltà di giurisprudenza, Rassegna e registri delle iscrizioni, IX.A.193 n. 272; Verbali degli esami privati, X.C 39, pp. 167, 176. Una sorta di censimento dell’associazionismo democratico-repubblicano torinese tra gli anni Ottanta e Novanta dell’Ottocento è conservato in Archivio di Stato di Torino, Questura, bb. 153-154. Si vedano inoltre: G. Piovano, Su alcune lettere inedite di Giuseppe Mazzini a D. N., in Il Risorgimento italiano, VII (1914), n. 5, pp. 657-701; G. Mazzini, Scritti editi e inediti, Epistolario, voll. LIV–LVIII, Imola 1940-41, ad ind.; A. Berselli, Gli arresti di Villa Ruffi: contributo alla storia del mazzinianesimo, Milano 1956, ad ind.; Democrazia e socialismo in Italia. Carteggi di Napoleone Colajanni: 1878-1898, a cura di S.M. Ganci, Milano 1959, ad ind.; V. Parmentola, Presenza mazziniana nel movimento operaio e cooperativo in Piemonte, in Bollettino della Domus mazziniana, XI (1965), n. 1, pp. 43-103; Id., Repubblicani mutualisti e cooperatori in Piemonte, ibid., XIV (1968), n.1, pp. 100-184; T. Grandi, Un giornalista repubblicano nell’Ottocento piemontese: Giuseppe Beghelli (1847-1877), Pisa 1970, ad ind.; F. Cavallotti, Lettere 1860-1898, a cura di C. Vernizzi, Milano 1979, ad ind.; M. Scavino, Con la penna e con la lima. Operai e intellettuali nella nascita del socialismo torinese (1889-1893), Torino 1999, ad ind.; F. Conti, L’Italia dei democratici. Sinistra risorgimentale massoneria e associazionismo fra Otto e Novecento, Milano 2000, pp. 101, 130; M. Novarino, L’Italia delle minoranze. Massoneria, protestantesimo e repubblicanesimo nell’Italia contemporanea, Torino 2003, pp. 31, 168; M. Ogliaro, Un ignorato garibaldino e mazziniano vercellese: D. N. (1839-1899), Crescentino 2011.