MACAGGI, Domenico
MACAGGI, Domenico. – Nacque il 23 ott. 1891 a Vignole Borbera, presso Alessandria, da Luigi, medico, e da Virginia Gallarati. Lo zio paterno Giuseppe fu deputato nelle legislature XXIII (1909-13) e XXV (1919-21). Il M. studiò medicina e chirurgia presso l’Università di Genova, ove si laureò col massimo dei voti nel 1916.
Chiamato alle armi subito dopo la laurea, fu destinato ai reparti alpini e, inviato in zona di operazioni, prestò su sua richiesta l’attività di medico in prima linea, segnalandosi per il coraggioso comportamento nel marzo 1917 sul monte Lagazuoi e sulla Cengia Martini, presso il passo di Valparola sulle Dolomiti; nell’agosto dello stesso anno si segnalò anche per la sua opera durante i combattimenti sul monte San Gabriele, presso Gorizia, ove fu ferito. Ottenne per questo due encomi solenni e ricevette la croce al merito di guerra e la croce di guerra al valor militare.
Al termine del conflitto, fece ritorno all’Università di Genova iniziandovi il suo percorso accademico: entrato, infatti, nell’istituto di medicina legale diretto da G.G. Perrando, nel marzo 1919 fu nominato assistente volontario e nel dicembre dell’anno seguente effettivo. Nel frattempo frequentò con profitto il corso di biologia patologica presso gli istituti clinici di perfezionamento di Milano e cominciò a svolgere un’intensa attività pratica di consulente di tribunale e di perizia nei settori assicurativi delle malattie e degli infortuni sul lavoro. L’esperienza acquisita e il vasto materiale di studio di cui si trovava a disporre gli consentirono di dedicarsi a un promettente campo di indagine scientifica.
Affrontò infatti il tema dell’autolesionismo e delle patomimie castrensi, fenomeni di fondamentale interesse medico-legale emersi fra le truppe combattenti. Iniziò le sue ricerche scientifiche con lo studio di un caso paradigmatico: un soldato che simulava esiti di patologia traumatica agli arti inferiori (Di un reperto suppurativo in tessuto elaiopatico, in Riv. di medicina legale e giurisprudenza medica, X [1920], pp. 59-67), e sull’argomento tornò ancora in quei primi anni di attività recando altri contributi. Contemporaneamente, sotto la guida di Perrando, recava interessanti contributi a vari altri argomenti della medicina legale: si ricordano qui lo studio anatomo-patologico con finalità forensi sulle ferite del cuore (Sul periodo di sopravvivenza alle ferite del cuore in relazione alla diagnosi differenziale fra omicidio e suicidio, in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, 1920, vol. 42, pp. 373-398), il rilievo dell’importanza delle modificazioni macerative del bulbo oculare quali elementi orientativi per l’accertamento dell’ora del decesso (Sul valore medico-legale dello sviluppo e riassorbimento della membrana pupillare, ibid., 1923, vol. 43, pp. 421-437, in collaborazione con M. Piaggio) e l’ampia monografia su docimasia e i vari aspetti medico-forensi di fisiopatologia polmonare e di vitalità del neonato (La vita apnoica extra uterina. Suo concetto, suoi limiti e sua valutazione nella medicina legale, Genova 1925). All’igiene del lavoro, settore di studio particolarmente coltivato da Perrando soprattutto in relazione alle implicazioni assicurative, legislative e risarcitorie, dedicò un’interessante pubblicazione concernente la possibilità di interpretare il trauma psichico quale causa di morte da lavoro: Colpi morali e causa violenta nell’infortunio del lavoro, in Riv. del diritto del lavoro, I (1926). Tra i numerosi contributi che recò in quegli anni alla specialità, si ricordano qui i suoi studi sulla metodica di colorazione degli spermatozoi (Un nuovo metodo di colorazione degli spermatozoi, contributo alla tecnica d’indagine medico legale, in Pathologica, XVII [1925], pp. 187-191) e sulla differenziazione sessuale ematochimica (Sulla reazione di Manoilow per la differenziazione sessuale emato-chimica, in Rass. di studi sessuali e di eugenica, V [1925], pp. 105-119; Ancora sul preteso significato ormonico sessuale della reazione di Manoilow. (Nota sperimentale), in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, 1927, vol. 47, pp. 202-214), sui problemi della vitalità neonatale (Pour la résolution de quelques problèmes sur la vie et la vitalité du nouveau-né. (La vie apnéique extra-utérine en rapport avec l’arrêt du développement du poumon), in Annales de médecine légale, de criminologie et de police scientifique, VIII [1928], pp. 32-41), sugli avvelenamenti accidentali (Intossicazione accidentale mortale da cocaina, nota sul reperimento chimico dell’alcaloide nei tessuti in putrefazione), in Folia medica, X [1924], pp. 121-125; Avvelenamento subacuto mortale da anilinoderivati conseguente all’uso di tintura per capelli, in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, 1928, vol. 48, pp. 299-320), sull’infanticidio in rapporto alla legge (Vita apnoica extra-uterina ed infanticidio di fronte all’art. 577 del testo definitivo del Progetto Rocco, ibid., 1930, vol. 50, suppl., pp. 1536-1547), sulla ricerca chimica di una possibile menotossina (Sulla identificazione chimica della menotossina, ibid., pp. 1547-1568, in collaborazione con L. Sivori).
Ottenuta nel 1925 l’abilitazione alla libera docenza in medicina legale, continuò a svolgere la sua attività nell’istituto genovese trattando argomenti che espose anche in alcuni congressi di medicina legale e di medicina sociale e del lavoro: le alterazioni della personalità in seguito a traumatismi cranici per infortunio, l’encefalite letargica in rapporto a infortunio sul lavoro, la profilassi della criminalità in rapporto agli infortuni. Fu anche incaricato di svolgere corsi liberi di insegnamento universitario. Nel 1933 fu incaricato della direzione dell’istituto di medicina legale dell’Università di Cagliari e nel 1935 si trasferì in quella di Parma come professore straordinario di medicina legale: in entrambe le sedi svolse i corsi specialistici per le facoltà di medicina e chirurgia e di giurisprudenza. Dopo essere stato titolare della specialità nell’Università di Pisa per il solo anno accademico 1937-38, il M. assunse finalmente la direzione della cattedra di medicina legale dell’ateneo genovese che mantenne poi fino alla conclusione della sua carriera didattica e scientifica.
Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo essersi rifiutato di prestare giuramento di fedeltà alla Repubblica sociale italiana, si diede alla macchia sui monti liguri militando in una formazione partigiana, mentre un fratello chirurgo fu arrestato dai fascisti. Al termine del conflitto dovette affrontare i problemi della ristrutturazione dell’istituto, che aveva subito gravi danni dai bombardamenti del 1942.
Fino all’inizio della guerra aveva proseguito nella sua attività di studioso recando numerosi, validi contributi nei vari settori della specialità: l’esame delle forme vere e spurie della sclerosi retrattile dell’aponeurosi palmare in rapporto al trauma (Veri e pseudo-Dupuytren in rapporto alla discussa etiogenesi traumatica di tale malattia, in Il Policlinico. Sezione chirurgica, XL [1933], pp. 743-759), la considerazione dell’importanza del referto medico nell’autolesionismo (Referto medico e reato di autolesione, in Rass. della previdenza sociale, XIX [1932], pp. 26-38), l’indicazione delle metodiche biologiche di accertamento della gravidanza (Sui metodi di indagine più opportuni per il riconoscimento della gravidanza in medicina legale), in Arch. della Soc. lombarda di medicina legale e delle assicurazioni, VI [1933], pp. 331-348) e delle tecniche di diagnosi di morte per annegamento (L’accertamento micro-emo-fotometrico della morte per annegamento, in Diagnostica e tecnica di laboratorio, V [1934], pp. 713-720), la descrizione dei problemi medico-legali di particolari professioni e dello sport (Sulle stigmate professionali di alcuni strumentisti musicali, in Medicina del lavoro, XXVI [1935], pp. 81-94, 121-133; Problemi medico legali dello sport, in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, 1937, vol. 57, pp. 545-610).
Nel dopoguerra furono importanti i suoi lavori riguardanti la criminologia: sostenne la necessità dello svolgimento immediato delle indagini giudiziarie e medico-legali per disporre di sicuri elementi di giudizio scaturiti dall’accertamento delle condizioni psicofisiche dell’autore del reato nel momento stesso in cui ha commesso il crimine (La medicina legale e i moderni servizi di polizia, in Rivista di polizia, IV [1951], pp. 61-63); illustrò esaurientemente l’importanza della corretta perizia medico-legale nell’indagine penale (La perizia medico legale nella riforma del codice di procedura penale, in Medicina legale e delle assicurazioni, II [1954], pp. 229-256); attivò e diresse presso le carceri di Genova un centro per lo studio della delinquenza (Il primo biennio di attività del Centro criminologico di Genova, in Rass. di studi penitenziari, V [1955], pp. 361 s.); partecipò a convegni e congressi nei quali trattò temi inerenti alla classificazione dei delinquenti e auspicò da parte delle forze dell’ordine l’adozione di misure preventive meno interdittive e frustranti (Les interdictions professionnelles et les interdictions d’exercer certaines activités. Aspects médico-criminologiques, Milano 1966, relazione svolta con G. Canepa al VII congresso internazionale di difesa sociale a Lecce nel 1966); si occupò fattivamente della valutazione tabellare dell’indennità permanente nella responsabilità civile, richiamando l’attenzione degli studiosi sulla necessità di adottare criteri applicativi non troppo rigidamente ancorati ai valori indicati.
Tra gli altri lavori del L. si ricordano ancora: La tubercolosi in medicina legale, in Trattato della tubercolosi, diretto da L. Devoto, I, Milano 1931, pp. 475-599, in collaborazione con Perrando e L.C. Masini; Contributo allo studio dei gruppi sanguigni nella popolazione ligure, in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, 1933, vol. 53, suppl., pp. 1093-1110, in collaborazione con G.M. Gibelli; Sul trattamento dei nefropatici nell’applicazione della legge di assicurazione contro le malattie professionali, ibid., 1934, quaderno n. 11, pp. 81-92; Lo studio del tessuto reticolare nel riscontro di alcune alterazioni anatomopatologiche in reni putrefatti, in Pathologica, XXVII (1935), pp. 462-470; Le sindromi da alterato ricambio nell’assicurazione malattie, in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, 1935, vol. 55, suppl., pp. 129-146; Sulla natura tireo-jodica della menotossina. Conferme cliniche ai miei reperti sperimentali, in Atti della Soc. fra i cultori delle scienze mediche e naturali in Cagliari, XXXVII (1935), pp. 325-340; Sull’accertamento dell’«impotentia generandi» da necrospermia con la colorazione post-vitale degli spermatozoi, ibid., pp. 341-348; La malattia di Nicolas-Favre nei suoi riflessi medico-legali, in Arch. di antropologia criminale, psichiatria e medicina legale, 1938, vol. 58, pp. 570-589; In tema di tumore endocranico ed infortunio sul lavoro. A proposito di un raro caso di leptomeningioma subtentoriale a struttura periteliomatosa e dei suoi rapporti con un infortunio - momento sciogliente della sintomatologia, in Scritti in onore del prof. Domenico Mirto, Roma 1942, pp. 93-111; Gli attuali confini della medicina sociale nei confronti delle altre discipline mediche, in L’Informatore medico, VII-VIII (1953), pp. 35-43; Sur les facteurs biologiques de la conduite fautive, in Revue internationale de défense sociale, X (1956), pp. 41-48, in collaborazione con G. Canepa, relazione presentata al Congrès international sur la prévention tenutosi a Milano nel 1956; Corso di cultura in medicina mutualistica svolto presso l’Università di Genova… nell’anno accademico 1957-58, Genova 1959. Si ricordano ancora la sua collaborazione al Manuale di medicina legale e delle assicurazioni ad uso dei medici, giuristi e studenti, di Perrando (Napoli 1940) e il suo trattato Medicina legale, ibid. 1957, in collaborazione con A. Franchini - P. Manunza.
Nominato sindaco del Comune di Vignole Borbera nel 1945 dopo la Liberazione, si dimise due mesi dopo per tornare pienamente all’attività universitaria. Nel 1955 fu eletto presidente dell’Accademia internazionale di medicina legale e sociale, quindi fu pure presidente della Società italiana di medicina legale e del Centro nazionale per la prevenzione e la difesa sociale. Lasciò l’insegnamento per raggiunti limiti di età nel 1961.
Partecipò anche alla vita politica e per molti anni fu membro della federazione genovese del Partito socialista italiano e del comitato centrale del partito, in rappresentanza del quale fu a lungo consigliere comunale e provinciale a Genova. Eletto per la terza legislatura repubblicana (1958-63) alla Camera e al Senato (collegio di Chiavari), optò per il Senato, per il quale fu nuovamente eletto nel 1963 e nel 1968 nel collegio di Genova. Membro delle commissioni Istruzione, Igiene e Sanità, Sicurezza sociale, Iniziative legislative, fu vicepresidente del Senato nel 1963-68 e nel 1968-72. Firmatario di diverse proposte di legge, fu autore di interventi in tema di medicina legale (Giudici e medicina legale, criminologia e delinquenti. Intervento nella seduta del 24 sett. 1958 sul bilancio del ministero di Grazia e giustizia per l’anno 1958-59, Roma 1958), di problemi del lavoro (Compagnie portuali e autonomie funzionali. Discorso pronunciato al Senato… 2 ott. 1964, ibid. 1964), di scuola e università (Sul piano decennale delle scuole. Discorso pronunciato al Senato… 12 nov. 1959, ibid. 1959; La scuola in un governo di tregua. Discorso pronunciato al Senato… 23 maggio 1960, ibid. 1960).
Il M. morì a Genova il 9 marzo 1969. Aveva sposato nel 1949 Adriana Amante.
Socio di numerose società scientifiche italiane e straniere, al M. fu conferita la medaglia d’oro come benemerito della scuola, della cultura e dell’arte. La facoltà medica di Genova istituì nel 1969 il premio Domenico Macaggi per lavori scientifici nel campo della medicina legale e la Società italiana di medicina legale il premio Perrando - Macaggi.
Fonti e Bibl.: Necr., in Annuario dell’Università di Genova, … 1968-69, pp. 55 s. e in Medicina legale e delle assicurazioni, XVII (1969), pp. I-III; Acta medica Italica, III, 1, pp. 79-82, 142.