CAPRIOLI (Capriolo), Domenico
Nacque verso il 1494, presumibilmente a Venezia; nel 1524, infatti, "Ser Domenego de Capriolis depentor da Venetia" aveva trent'anni (Biscaro).
È, documentato per la prima volta nel 1518 a Treviso: il 20 aprile firmò una lettera di cambio ("Dominico Chapriolo pictor". Dello stesso anno è una delle rare opere sicure del C., una Adorazione dei pastori (Treviso, Museo civico, N.P. 85), firmata "Dmicus Chapriolo 1518. F." (copia a Breslavia: vedi Hadeln, in Thieme-Becker). Altre opere possono essere collegate col quadro trevigiano: di esse alcune concordano stilisticamente in pieno con quello, altre possono essere accolte come sue premesse o riecheggiamenti. Possiamo datare a prima del 1518 la Nascita di Cristo (già Venezia, coll. Giovanelli; fot. Fiorentini, n. 847), siglata con una "C" iscritta in una "D" cui sovrasta una stella, el'Adorazione dei pastori, del santuario della Madonna dei Miracoli a Motta di Livenza (Fiocco, ill. 23), che però per lo Hadeln (in Thieme-Becker) sarebbe un'opera tarda. Una più matura versione del dipinto trevigiano, con ogni probabilità eseguita dopo il 1518, èl'Adorazione dei pastori, ora nella Pinacoteca di Dresda, attribuita da H. Posse alla bottega di Bonifacio Veronese (Die staatliche Gemäldegal. zu Dresden. Die romanischen Länder, Dresden-Berlin 1929, p. 102). A questo gruppo stilisticamente coerente sembra appartenere anche una Sacra Famiglia, già a Treviso, coll. Mantovani (venduta all'asta a Milano nel 1899), anchessa siglata "DC" (Fabriczy).
Dalle opere citate lo stile del C. risulta privo di rilevanti sviluppi, anche e soprattutto perché egli morì in giovane età. La ristrettissima scelta dei suoi temi, i motivi architettonici aperti sudi un lato, davanti ai quali sono raggruppate, sempre in primo piano, le figure dagli atteggiamenti piuttosto rigidi, sono caratteristiche di un modesto, arcaizzante pittore di provincia: è assai probabile che egli abbia appreso l'arte dal suocero Pier Maria Pennacchi (ne aveva sposato la figlia Camilla).
Suoi prototipi furono - oltre che V. Catena e P. Bordone - gli sfondi paesistici dei quadri di Palma il Vecchio, i ritratti di L. Lotto, la rusticante monumentalità del Pordenone. Il Fiocco rileva nel C. una "cadenza paesana" che d'altra parte non concorda con il nobile atteggiamento del ritratto di Leningrado, che lo stesso Fiocco attribuisce al Caprioli. Il Berenson (che lo definisce "artista di raro vigore") individua nella sua arte affinità con quella di Gerolamo da Treviso il Giovane e di Paris Bordone.
Negli anni 1518-20 il C. è frequentemente documentato quale testimone in contratti a Treviso (per esempio, il 1º dic. 1518, il 9 luglio 1519 e l'8 dic. 1520) ove, a quanto sembra, risiedeva stabilmente. Il 23 luglio 1520 gli venne commissionata l'Assunzione per l'altare della cappella degli Apostoli nel duomo di Treviso (Biscaro), per la quale era stabilita la ragguardevole ricompensa di 50 fiorini d'oro (il quadro è oggi nella cappella dell'Annunziata). Negli ultimi anni il C. si dedicò anche alla pittura di ritratti, come dimostrano la sua opera migliore, il ritratto del giureconsulto Lelio Torelli del Bowes Museum a Durbam, firmato "Dominicus Capriola p." e datato 1528, anno della morte dell'artista, e il Ritrattodi studioso oggi nella Pinacoteca dei Concordi di Rovigo attribuitogli dal Wilde (vedi anche U. Ruggeri, in L'Accademia dei Concordi..., Vicenza 1972, pp. 48 s., tav. 19).
Con questo quadro si conclude la serie dei dipinti attribuiti con sufficiente certezza al Caprioli.
Sembra improbabile che il C. abbia dipinto anche i ritratti del Cardinale Domenico Grimani e del Doge Antonio Grunani (attribuzioni del Berenson, respinte da Fabriczy e Fiocco). Il Fiocco respinge anche l'attribuzione berensoniana di due ritratti berlinesi (nn. 156, 158). Assolutamente inaccettabile è l'assegnazione al C., sostenuta da Berenson e Fiocco, dei due Pastori della Galleria Borghese (nn. 130, 132) e del Ritratto di giovane dell'Ermitage di Leningrado (n. 21), firmato "MDXII Dominicus A. XXV", per il quale sono stati avanzati anche i nomi di Domenico Mancini, di Palma il Vecchio o del Maestro degli autoritratti (Wilde). Sia la qualità del dipinto, sia la quantità delle repliche e copie conservate (elencate dal Wilde) del quadro leningradese contraddicono l'attribuzione al C., pur volendo ammettere che l'iscrizione "Dominicus" si riferisca al pittore e non già al personaggio ritratto.
Il 3 ott. 1528 il C. venne ucciso proditoriamente - per motivi d'interesse - da Francesco de Boscharini, che dopo la morte del Pennacchi aveva sposato la vedova di questo (Bampo).
Fonti e Bibl.: G. Bampo, Spigolature dell'Archivio notarile di Treviso, in Archivio venetoo, XXXII (1886), pp. 415 ss.; C. v. Fabriczy, Die Heimath L. Lotto's, in Repert. f. Kunstwissenschaft, XI (1888), p. 206; B. Berenson Les peintures ital. de New York et de Boston, in Gazette des Beaux-arts, XV (1896), pp. 209-211; G. Biscaro, Per la storia delle belle arti in Treviso, in Atti dell'Ateneo di Treviso, 1896, pp. 280 ss.; D. Sant'Ambrogio, Intorno alla pala dell'Assunta in Treviso, in Arte e storia, XVI (1897), p. 147; C. v. Fabriczy, Die Himmelfahrt Mariae im Dom zu Treviso, in Ropert. f.Kunstwissenschaft, XXII (1899), p. 251; Id., Ueber D. C., ibid., XXIV (1900, pp. 556 s.; G. Ludwig, Archival. Beiträge sur Gesch. der venez. Malerei, in Jahrb. d. preuss. Kunsts., XXIV (1903), p. 64 (appendice); H. Cook, Some Venet. Portraits in English Possession, in The Burlington Magazine, VIII (1905-1906), p. 343; D. von Hadeln, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, Leipzig 1911, pp. 557 s.; J. A. Crowe-G. B. Cavalcaselle, A history of painting in North Italy, a cura di C. E. Borenius, London 1912, III, p. 131; L. Coletti, La Pinacoteca comunale di Treviso e il suo riordinamento, in Boll.d'arte, n.s., VI (1926-1927), p. 475; A. Venturi, Storia dell'arte italiana, IX, 3, Milano 1928, pp. 545-548; G. Fiocco, P. M. Pennacchi, in Riv. del R. Istit. d'archeol. e storia dell'arte, I (1929), pp. 119 ss.; J. Wilde, Die Probleme um Domenico Mancini, in Jahrbuch der Kunsthistor. Sammlungen inWien, VII (1933), pp. 125 s.; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance. Venetian School, London 1957, I, pp. 52-53; II, figg. 902-905 (rec. di G. Bazin, in Gazette dos Beaux-Arts, LI [1958], p. 60); L. Menegazzi, Il Museo Civico di Treviso (catalogo), Venezia 1963, pp. 71 s.; F. Hermann, Who was Solly?, pt. 5, The Distribution of the Collection, in The Connoisseur, CLXIX (1968), p. 13, fig. 4; T. Pignatti, Giorgione, Venezia 1969, pp. 146 s., fig. 230; [B. Young], The Bowes Museum,Barnard Castle,Catalogue of Spanish and Italian Paintings, Durham 1970, pp. 81 s.; Encicl. Ital., VIII, p. 913.