ALBERTI, Domenico
Nobile veneto, dilettante di musica, nato a Venezia circa il 1710 e morto, sembra, a Roma nel 1740. Cantante, cembalista e compositore, fu allievo del prete Antonio Biffi, maestro di cappella di S. Marco (a sua volta allievo di G. Legrenzi) e di Antonio Lotti, successore del Biffi. Ebbe una notevole cultura tecnica, sebbene la strada da lui scelta non fosse consona alla tradizione dalla quale discendeva. Egli era noto, sino a pochi anni or sono, quasi soltanto per il basso che porta il suo nome (basso albertino), costituito da accordi spezzati, del quale le due forme essenziali sono:
Questo tipo di basso è inscindibile dalla storia del cosiddetto stile galante, ed è tutt'altro che spregevole, poichè Platti, Galuppi, Rutini, Mozart, Haydn, Clementi, Beethoven e moltissimi altri ne fecero uso. Questo basso - che forse fu creato proprio per il pianoforte e non per il cembalo - fu introdotto nel 1736 in Germania, come basso per cembalo, da F. A. Maichelbeck, modesto compositore e pedagogo di Friburgo in Brisgovia, e si diffuse rapidamente. Le VIII Sonate per cembalo, op. 1, pubblicate a Londra, dànno un'idea troppo unilaterale dello stile dell'A., stile che, in alcune sonate manoscritte, appare ricco di sensibilità e di poesia e precorritore dello stile strumentale drammatico e preromantico. Sorge, forse proprio con lui, il pezzo lirico, quasi poemetto, per cembalo, di fondo descrittivo o, piuttosto, suggestivo, ma che rifugge dai titoli, cari invece ai musicisti "galanti" francesi e, per riflesso, anche ai tedeschi. Tendenza generale dell'epoca: il pezzo per canto diventa pezzo per cembalo, la composizione descrittiva descrive senza parole, e però diventa suggestiva. L'A. fu popolare, per il suo canto, a Venezia. Al seguito di un ambasciatore veneto in Ispagna, suscitò tanto entusiasmo, che si dice il Farinelli ne divenisse geloso. Andò probabilmente a Roma per perfezionarsi quale cembalista. Compose opere (Endimione, 1737; Galatea e Olimpiade, 1737-40?), mottetti e sonate in numero non ancora definito, ma certo minore delle trentasei registrate da qualche autore. Alcune di esse furono plagiate dall'evirato Giuseppe Jozzi, che si diceva suo allievo, e che plagiò anche una sonata di B. Galuppi. L'A. inaugura il ciclo a due tempi della Sonata (tipo: Allegro, Minuetto o Giga), e ci offre i più antichi esempî di data sicura dell'Allegro per cembalo.
Bibl.: F. Torrefranca, Poeti minori del clavicembalo, in Rivista musicale italiana, 1910; id., Le origini dello stile mozartiano, ibid., 1921.