oppositivo-provocatorio, disturbo
Patologia neuropsichiatrica dell’età evolutiva, caratterizzata da una modalità ricorrente di comportamento negativistico, ostile e di sfida verso le regole e le imposizioni degli adulti, che però non arriva a violare le norme sociali né i diritti altrui. Nel DSM-IV (➔) è inserita nella categoria dei disturbi da comportamento dirompente, e viene distinta dal disturbo della condotta (➔) e dai disturbi dell’attenzione (➔),rispetto ai quali va eseguita una diagnosi differenziale. I sintomi principali consistono in: andare spesso in collera e serbare facilmente rancore; litigare spesso con gli adulti o sfidare deliberatamente le loro regole e richieste; irritare volutamente le persone; accusare gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento; fare spesso dispetti ed essere vendicativo. Per la diagnosi i sintomi devono manifestarsi per un periodo di tempo di almeno sei mesi e non soltanto in concomitanza di un disturbo psicotico o di un disturbo dell’umore. Le statistiche epidemiologiche indicano che il disturbo o.-p. è presente con valori che variano dal 2% al 16%, a seconda dei campioni analizzati e dei metodi d’indagine. È più frequente in quelle famiglie dove si adottano metodi educativi incoerenti o lo sviluppo del bambino è turbato da un continuo alternarsi delle figure d’accudimento. Per quanto riguarda le differenze di genere, si riscontra una maggiore prevalenza maschile nel periodo che precede la pubertà, ma in seguito si riscontrano le stesse percentuali di distribuzione tra i due sessi.