dissociazione
Disturbo psichico che riguarda le funzioni integratrici della memoria, della coscienza e dell’identità.
La d. può prendere la forma della compartimentazione o quella dell’alienazione (detta anche distacco). Nella prima, stati mentali normalmente integrabili fra loro nella memoria e nella coscienza risultano invece separati: ne sono esempi le amnesie dissociative, la fuga dissociativa e gli stati dell’io alternanti del disturbo dissociativo dell’identità (noto in precedenza come personalità multipla). Nell’alienazione, la d. riguarda invece i processi che permettono di percepire come familiare l’ambiente esterno, oppure la realtà del proprio corpo e del proprio mondo emotivo: l’esperienza è talora di un semplice obnubilamento della coscienza, talora di un’inquietante distorsione della percezione del mondo esterno (derealizzazione) oppure di doloroso distacco dal fluire dei sentimenti e dei pensieri, incluse le percezioni corporee, che appaiono estranee, lontane, irreali (depersonalizzazione)
Tradizionalmente la d. è stata studiata in relazione alle esperienze traumatiche, e considerata una difesa della mente dalle emozioni veementi e dolorose che accompagnano o seguono il trauma. Tuttavia, lo studio dei fattori che proteggono da una reazione al trauma con la dissociazione suggerisce che il grado di sicurezza nelle relazioni di aiuto, e il tipo di sostegno sociale ricevuto sia in passato (fin dall’infanzia) sia nelle immediate sequele del trauma, giochino un ruolo importante nella genesi della dissociazione. È assai probabile che anche fattori genetici, capaci di influenzare il ricambio della serotonina e della dopamina nel cervello, possano predisporre a reagire ai traumi con la dissociazione. La combinazione di esperienze precoci di allarme nelle prime relazioni di aiuto (condizione nota come attaccamento disorganizzato nell’infanzia), di fattori genetici e di esperienze traumatiche successive e ripetute, sono responsabili della forma estrema di d. osservata nel disturbo dissociativo dell’identità.
La d. è stata studiata come un continuum, che va dal normale assorbimento dell’attenzione (ad esempio, in un sogno ad occhi aperti), capace di dissociare dalla coscienza alcune informazioni non particolarmente rilevanti, fino a gravi tipi di compartimentazione che escludono momentaneamente dalla coscienza interi stati dell’io. Tuttavia, è probabile che i tipi francamente patologici di d., che sono alla base dei diversi disturbi dissociativi, appartengano ad un taxon separato, e non si pongano in continuità rispetto ai normali fenomeni di assorbimento dell’attenzione.