inquinamento, diritti di
Strumento per perseguire un efficiente utilizzo delle risorse ambientali. La definizione di tali diritti risulta un prerequisito per la creazione di un mercato artificiale, in cui i titolari assegnatari possano scambiarsi permessi a inquinare.
Per comprendere come l’efficienza sia conseguibile attraverso tali mezzi, occorre fare riferimento alla teoria coasiana (➔ Coase, Ronald Harry). Coase dimostra come, indipendentemente da chi sia l’assegnatario iniziale di un diritto di proprietà, l’efficienza venga comunque raggiunta attraverso lo scambio se sono rispettate due condizioni: i diritti di proprietà risultino univocamente definiti e vi sia assenza di costi di transazione (➔). Si immagini, per es., che l’industria della carta sia l’assegnatario iniziale di una frazione dei diritti a inquinare. Questi diritti potrebbero essere venduti (in tutto o in parte) a imprese operanti in altri settori, la cui tecnologia impone costi maggiori di quelli che dovrebbe sostenere la stessa industria della carta per abbattere le emissioni del medesimo ammontare. Con il ricavato della vendita, l’azienda avrebbe i mezzi per acquistare una tecnologia che riduca al minimo (o elimini) le emissioni correlate ai propri processi produttivi, e conserverebbe comunque un surplus (➔). I diritti a inquinare risulterebbero efficientemente allocati nelle mani di coloro che li valutano maggiormente, indipendentemente dall’assegnazione iniziale. Tuttavia, l’assenza di costi di transazione costituisce un’assunzione piuttosto lontana dalla realtà in cui gli assegnatari dei diritti si troveranno a operare. La cartiera dovrà dapprima individuare una controparte, dovrà quindi contrattare con essa e infine dovrà tutelarsi con un contratto ad hoc. Il mercato dei diritti a inquinare ha dunque un costo, requisito che parrebbe allontanare tale strumento dall’efficienza. Il costo di utilizzo del mercato potrebbe comunque risultare inferiore a quello che dovrebbe sopportare lo Stato per giungere a un’allocazione efficiente dei permessi tra le varie industrie e tecnologie attive nell’economia di riferimento. Il legislatore ha ritenuto, in alcuni casi, che il ricorso al mercato fosse preferibile rispetto all’intervento diretto dello Stato con strumenti del tipo command and control (➔). In Europa, per es., con la direttiva 2003/87/CE è stato istituito un sistema di permessi negoziabili a inquinare.
Nella tassonomia delle politiche ambientali, l’assegnazione di diritti di i. cedibili rientra tra gli strumenti economici puri. Tale categoria comprende anche le imposte sulle emissioni (➔ anche emissione in atmosfera), attraverso cui lo Stato esige un tributo per ogni singola unità di sostanza inquinante immessa nell’ambiente, pari al danno sociale causato dalle stesse. Un’impresa razionale sceglierà di non inquinare ogniqualvolta le misure adottate per limitare le emissioni abbiano un prezzo minore di quanto dovrebbe versare in ragione dell’imposta. Questa avrebbe dunque l’effetto di correggere i comportamenti delle imprese, incentivandole a limitare le emissioni fino al punto in cui il taglio di una ulteriore unità di agente inquinante sia superiore al danno sociale che provoca. Tale misura, detta imposta pigouviana (➔ Pigou, tassa di), produce gli stessi risultati in termini di efficienza rispetto a quanto osservato in presenza di diritti di inquinamento. Rimane tuttavia difficoltoso stabilire quale possa essere il costo sociale dell’i., in ragione delle conseguenze controverse e non prevedibili che possono generarsi nel tempo e nello spazio.