DINCA (Denca)
Popolazione dell'alto Nilo, diffusa con molte tribù (vecchie stime dànno sino a 1 milione d'individui) nel territorio bagnato dagli affluenti di destra del Bahr el-Arab, e sulla zona delle paludi sino oltre al Sobat. Sia per il tipo fisico, con l'altissima statura, la forma slanciata del corpo, le fattezze negre alquanto attenuate, sia per la lingua, rientrano nel gruppo dei Niloti. Nei caratteri culturali è da rilevare la nudità completa dei maschi, l'organizzazione totemica delle tribù, e la presenza, accanto alla lancia e all'arco, di armi primitive quali la clava da getto e il bastone-parabotte; l'allevamento bovino è prevalente.
Bibl.: A. Mochi, Sull'antropologia dei Denca, in Arch. per l'antrop., XXXV (1905); H. A. Bernatzik, Gari-gari, Vienna 1930.
Lingua. - Il dinca (o denca) detto altrimenti dženg o d′ang o d′en, è parlato fra il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro e anche più a oriente nella direzione del lago Tana, sulle due rive del Sobat e, dalla tribù dei Bor, sulla riva destra del Bahr-el-Gebel, mentre alla sinistra dello stesso fiume troviamo le tribù dei Gog, Agar, Lessi, Atot, Eliab, ecc., parlanti pure dialetti dinca. Nel dinca troviamo tracce delle classi nominali (a, e, o, u, ke); elementi dimostrativi servono per la formazione del plurale e per la determinazione. Gli aspetti verbali sono indicati da prefissi e i tempi da particelle (p. es. cam "mangiare" ‛en a cam "io mangio"; ‛en a ci cam "ho mangiato"; ‛en a bi cam "mangerò"; forma negativa: ‛en a ci-e cam "io non mangio"; ‛en a ci-e bi cam "io non mangerò", ecc. Il dinca entra nel gruppo delle lingue nilotiche nella sezione meridionale, col Bari, con lo Scilluk, ecc. (v. africa: Lingue).
Bibl.: J. C. Mitterutzner, Die Dinka-Sprache in Central-Afrika, Bressanone 1866; G. Beltrame, Gramm. e vocab. della lingua Denka, Firenze 1881; L. Reinisch, Die sprachl. Stellung des Nuba, Vienna 1911; H. Schuchardt, Bari und Dinka, in Wiener Zeitschr. f. d. Kunde d. Morgenlandes, XXVI (1912), p. 11 segg.; C. Conti-Rossini, Lingue nilotiche, in Riv. degli st. orient., XI (1927).