ARANGIO, Diego
Imprecisabili sono data e luogo di nascita: Catania, Ispica (Ragusa) o Pachino (Siracusa); nulla risulta dai rispettivi archivi comunali. Imprecisabile è anche l'inizio della sua attività di cospiratore contro il governo borbonico. Avvocato, nel 1837, durante la rivolta di Catania, fu nominato membro del la Giunta sanitaria e poi della Giunta di sicurezza, governo eletto dal popolo.
V. Finocchiaro avvalora l'accusa che l'A. fosse stato ideatore del progetto di avvelenare i pozzi d'acqua potabile a Catania, per spingere il popolo a insorgere. Diffidato dagli altri patrioti, si sarebbe recato a Siracusa e avrebbe introdotto cassette di arsenico in casa dell'intendente A. Vaccaro e nella baracca dei saltimbanchi svizzeri G. Schwentzer e A. Lepik, vittime della furia popolare dopo che il proclama, redatto da M. Adomo, diede credito alla diceria che il colera, diffuso nell'isola, fosse stato causato dal veleno borbonico.
Fallita l'insurrezione, l'A. si rifugiò a Malta dove fu tra i più attivi collaboratori di N. Fabrizi, che andava riorganizzando le fila della cospirazione in Sicilia, nella convinzione che dall'isola dovesse partire l'iniziativa per un moto nazionale. Nel gennaio 1848, tornato in patria, prese parte alla lotta rivoluzionaria e tenne la carica di commissario del Potere Esecutivo nella provincia di Siracusa.
L'operato dell'A. in questo periodo fu aspramente criticato da P. Calvi nelle Memorie; ma i dubbi sulla sua rettitudine negli avvenimenti che portarono alla resa di Siracusa trovano smentita nella grande considerazione che egli godette, in seguito, tra gli emigrati e soprattutto nella stima e fiducia concessagli dal Fabrizi.
Restaurato il governo borbonico, l'A., compreso tra gli esclusi dall'amnistia, raggiunse nuovamente Malta e ricominciò a cospirare nell'ambito del Comitato siciliano, formato nell'isola dagli esuli di parte democratica. Dopo il 1849, si trasferì in Egitto. Privo di ogni risorsa finanziaria, fu costretto, in un primo tempo, a vendere agrumi per le strade di Alessandria; si dedicò poi, al commercio di generi alimentari, migliorando la situazione economica, spostandosi,tra Alessandria e il Cairo, ma m precarie condizioni di salute. Aveva, intanto, riallacciato rapporti col Fabrizi a Malta e ricevuto incarico di occuparsi della propaganda rivoluzionaria tra gli esuli di Egitto e di raccogliere fondi. Dal giugno all'autunno del 1855, a causa del colera, per evitare il contagio, viaggiò lungo il Nilo. Tornato al Cairo, impiantò e diresse un gabinetto letterario, in collaborazione con B. Bonato; si prodigò per la diffiisione dell'Italia del Popolo e della Rivista-Ebdomedaria, periodici mazziniani; collaborò a giornali locali (notevole l'articolo L'aggiotaggio in Egitto sullo Spettatore Egiziano del 12 genn. 1857); raccolse, sempre per conto del Fabrizi, sottoscrizioni per i 10.000 fucili per la provincia italiana che prima fosse insorta contro lo straniero.
Nel giugno '56, per motivi di salute, tornò per un certo periodo a Malta; ma nell'ottobre '58 era nuovamente al Cairo. D'ora in avanti la sua attività politica è meno intensa. Divenne procuratore generale e socio della ditta commerciale di P. Spangaro; fu nominato anche curatore di fallimenti commerciali e consultore della delegazione sarda al Cairo. Questa ultima nomina fa supporre che l'A. avesse abbandonato le idee democratico-rivoluzionarie, per accostarsi alla politica di Cavour.
Nell'ottobre 1860 rimpatriò. Non si hanno altre notizie, né si conoscono il luogo e la data della sua morte.
Bibl.: P. Calvi, Memorie storiche e critiche della rivoluzione siciliana, Londra 1851, I, pp. 25 ss.; II, pp. 111 ss.; III, pp.151 ss.; E. De Benedictis, Siracusa sotto la mala signoria degli ultimi Borboni, Torino 1861, pp. 75-78, 85 s., 104, 108; A. Sansone, Gli avvenimenti del 1837 in Sicilia, Palermo 1890, pp. 153-55, 157; V. Finocchiaro, Cronache, memorie e documenti inediti relativi alla rivolta di Catania del 1837, Catania 1907, pp. 20, 22, 32, 39, 45; E. Casanova, L'emigrazione siciliana dal 1849 al 1851, in Rass. stor. del Risorgimento, XI(1924), pp. 794 s., 812 s.; Id., Il Comitato centrale siciliano di Palermo (1849-1852), ibid., XII(1925), p. 298; V. Finocchiaro-Speciale, in Diz. del Risorg. nazionale, II, Milano 1930, sub voce; L. Giuliano, Il Comitato mazziniano di Malta, in La Sicilia nel Risorg. italiano, II (1932), pp. 17 ss.; E. Morelli, Mazzinianesimo siciliano, in G. Mazzini. Saggi e ricerche, Roma 1950, pp. 28, 40 s., 50, 58; E. Michel, Esuli italiani in Egitto, Pisa 1958, pp. 156, 188, 192 ss., 198-201, 206-211, 220-223, 250, 268, 274-278, 303, 314 s. e passim.