DIATERMIA (dal gr. διά "attraverso" e ϑέρμη "calore")
Metodo termoterapico importantissimo che possiede su tutti gli altri il vantaggio di dare origine allo sviluppo del calore nello spessore stesso dei tessuti. La corrente elettrica, nell'attraversare un conduttore, sviluppa calore in proporzione alla resistenza offerta al suo passaggio dallo stesso conduttore. Trasportando questo concetto al corpo umano, per ottenere una quantità di calore utilizzabile a scopo curativo, occorrerebbe un'intensità tale di corrente (1-3 ampère) quale non può essere raggiunta con la corrente elettrica continua, oppure di frequenza non molto elevata, senza dare origine a fenomeni elettrolitici incompatibili con la vita. Ciò si raggiunge invece utilizzando la corrente ad alta frequenza, a grande intensità e ad alternazioni numerosissime (1-2 milioni per minuto secondo).
Apparecchi. - Ne esistono numerosi tipi; i più noti sono quelli della casa Siemens, Reiniger, Balzarini, Gorla; tutti sono fondati sul principio di utilizzare le scariche d'un condensatore che si producono oscillatoriamente in uno spinterometro (fig.1). La corrente diatermica viene portata all'ammalato mediante elettrodi speciali di piombo (fig. 2), dello spessore di circa mezzo millimetro e che si possono per questo adattare bene ai tegumenti assicurandone l'adesione perfetta mediante fasciatura (figura 3). Per le applicazioni chirurgiche (diatermo-caustica e diatermo-coagulazione) s'usano elettrodi speciali a punta, a coltello, a bottone (fig. 4); altri in forma di sonda, di tubi, ecc., vengono usati nelle applicazioni diatermiche endouretrali, rettali, oculari, auricolari, ecc.
Diatermia chirurgica. - È denominata anche elettrocoagulazione, elettrocaustica, perché coagula, distrugge i tessuti.
Nel metodo unipolare l'elettrode attivo (bottone, coltello, ecc.) è posto a contatto col tessuto da distruggere, quello inattivo (placca di piombo di 300-500 cmc.) sul dorso o sulle natiche del paziente; nel metodo bipolare i due elettrodi, d'eguali dimensioni, vengono applicati l'uno di fronte all'altro ai lati della lesione. Nel primo caso la coagulazione del tessuto procede dalla superficie verso la profondità, nel secondo dalla parte periferica verso quella centrale. La durata dell'applicazione varia a seconda di molti fattori, e specialmente secondo la sede del processo morboso; alla superficie del corpo si apprezza l'avvenuta coagulazione osservando il cambiamento di colore del tessuto che dapprima assume un aspetto biancastro poi bruno e quindi nero; quando s'opera in profondità l'abbassamento improvviso della cifra segnata dall'amperometro indica l'aumento di resistenza provocato dalla coagulazione.
Con la diatermia, non aprendosi vie linfatiche e sanguigne, non si diffonde il virus patogeno; inoltre si possono praticare asportazioni anche estese di tessuti senza provocare emorragie. Si curano con l'elettrocoagulazione tumori vescicali e uretrali (papillomi, emangiomi, cisti, raramente carcinomi), il lupus vulgaris, verruche, l'acne cronica, i nei pigmentosi e vascolari, lo xantelasma, le teleangectasie, l'acne rosacea, i tatuaggi, le ipertricosi, ecc.
Diatermia medica. - Per il vasto campo d'uso è una pratica fisioterapica importante; può avere applicazione locale o generale.
La diatermia locale concentra il calore su un territorio circoscritto dell'organismo. Si sa che la corrente percorre sempre la via più breve e che il grado di riscaldamento è proporzionato alla densità delle linee di corrente, quindi sarà tanto più intenso quanto più piccolo è il diametro degli elettrodi; perciò, quando il riscaldamento in profondità dev'essere uniforme, gli elettrodi, d'eguali dimensioni, vengono disposti parallelamente fra di loro; quando, invece, si vuole concentrare il calore più su un punto che su un altro, gli elettrodi devono avere dimensioni differenti applicando il più piccolo dove si vuole temperatura più alta; se per condizioni anatomiche. della parte gli elettrodi devono essere un po' inclinati fra loro, il riscaldamento massimo dei tessuti si produrrà nei punti in cui gli elettrodi distano meno fra loro; se le placche di piombo vengono disposte l'una accanto all'altra su d'uno stesso piano, l'effetto calorifico sarà scarso in profondità e massimo superficialmente, nel tratto compreso fra i due elettrodi; se la corrente diatermica deve attraversare una sezione di corpo di diametro inferiore a quello della superficie d'applicazione degli elettrodi, il riscaldamento massimo si verificherà nel tratto più ristretto perché quivi aumenta la densità delle linee di corrente; così per es., applicando una placca sulla mano e una sull'avambraccio, il massimo di calore si produrrà a livello dell'articolazione del polso. L'intensità della corrente varierà col variare della superficie degli elettrodi (tanto minore quanto più piccoli sono gli elettrodi), col genere di malattia (maggiore nelle affezioni croniche articolari, minore nelle nevralgie), con le particolari condizioni di tolleranza individuale e con la parte del corpo che deve essere attraversata dalla corrente; in linea di massima i valori estremi oscillano fra 0,25 e 3 ampère; però il criterio di dosatura deve sempre essere individualistico, iniziando con dosi deboli. La durata media d'ogni applicazione oscilla fra 20 e 30 minuti. Il numero delle sedute varia pure, ma in genere non è mai inferiore a quello di 20.
La diatermia generale, molto meno usata della precedente, influisce sullo stato generale dell'organismo, specialmente nelle affezioni dipendenti da rallentamento del ricambio organico. Essa s'esegue applicando diversi elettrodi alle estremità, cosi da far percorrere dalla corrente diatermica tutto il corpo del malato; spesso si fissano due elettrodi agli avambracci e due alle caviglie, collegati da un filo conduttore unico, mentre un altro elettrode applicato al dorso del paziente viene collegato all'altro filo conduttore; si fa allora passare una corrente dell'intensità di 1,5-3 ampère per circa 30 minuti.
Le applicazioni terapeutiche della diatermia medica sono numerosissime: si basano fondamentalmente sull'aumento locale della temperatura, sulla corrispondente iperemia attiva accompagnata ad acceleramento della corrente linfatica, sulla spiccata influenza analgesica e antispastica, sulla modica azione battericida sui germi termolabili (gonococchi, pneumococchi, vibrioni del colera), sull'azione stimolante del ricambio cellulare e, in grado minore, nelle applicazioni generali, su un acceleramento del respiro e del polso e su un abbassamento discreto della pressione arteriosa. In prima linea vanno ricordate le affezioni articolari subacute e croniche di natura reumatica; meno brillanti sono i risultati nell'artrite deformante, gottosa, gonococcica; controindicato è il suo uso nelle affezioni osteoarticolari tubercolari; è invece indicatissimo negli esiti di lesioni traumatiche (postumi di fratture, anchilosi da lussazioni o da traumatismi articolari, ecc.). La cura non deve mai essere iniziata nel periodo acuto della flogosi articolare. Anche nelle affezioni dei muscoli la diatermia è indicatissima, specie nei processi di natura reumatica (per es., lombaggine). Nelle nevralgie e nelle neuriti (specie nella sciatica) i risultati talvolta superano di molto quelli dei medicamenti o di altre applicazioni fisiche (termoterapia esogena, elettroterapia). Però, specialmente se la malattia è recente, le dosi iniziali devono essere assai modiche, procedendo poi nella cura col controllo continuo delle sensazioni del paziente. Nella tabe dorsale la diatermia può combattere alcuni sintomi dolorosi quali i dolori folgoranti e le crisi gastriche; il Bordier la raccomanda nella paralisi infantile. Nelle malattie di cuore e dei vasi la diatermia giova, specie quando dominano sintomi dolorosi e fenomeni di tipo spastico (accessi d'angina pectoris, dispragia angiosclerotica intermittente intestinale, claudicazione intemittente, angioneurosi, non escluso il morbo di Reynaud); qualche autore la consiglia (in forma d'applicazioni generali) nell'ipertensione arteriosa d'origine arteriosclerotica. Fra le malattie dell'apparecchio respiratorio vanno ricordate le pleuriti e l'asma bronchiale; fra quelle del tubo digerente: le neurosi gastriche, il cardio- e pilorospasmo, l'appendicite cronica, la colecistite, la stipsi spastica vagotonica, sindromi tutte nelle quali i fenomeni spastici s'associano abitualmente a fenomeni dolorosi più o meno intensi. Per lo stesso meccanismo essa può qualche volta giovare nell'enuresi (dovuta, secondo molti autori, a ipertonia del detrursore), e nella ritenzione urinaria spastica. Un ultimo importantissimo campo d'applicazione è rappresentato dalle malattie ginecologiche (para- e perimetriti subacute e croniche, postumi d'annessiti, amenorrea, ecc.) in cui essa può venire usata sola o a completamento della cura chirurgica.