destalinizzazione
Termine affermatosi nella pubblicistica occidentale per indicare l’insieme degli atteggiamenti e provvedimenti che, soprattutto sul piano interno, hanno caratterizzato la politica dell’URSS e della maggioranza dei paesi cosiddetti «satelliti» dopo la morte di Stalin (marzo 1953) e, soprattutto, dopo le severe critiche formulate alla politica di quest’ultimo da N. Chruščëv al 20° (febbr. 1956) e al 22° (ott.-nov. 1961) Congresso del Partito comunista sovietico, che proclamarono solennemente la fine del «culto della personalità». Il 22° Congresso prese anche misure dal forte valore simbolico, quali lo spostamento della salma di Stalin dal mausoleo di Lenin e il cambiamento di nome di Stalingrado in Volgograd (quest’ultima criticata da più parti). Legato alla d. era anche l’avvio della politica di coesistenza pacifica col campo occidentale, cosa che suscitò le critiche del Partito comunista cinese dando avvio al dissidio cino-sovietico. Tra le conseguenze principali della d., vanno citate l’inizio dello smantellamento del sistema dei Gulag, la liberazione di molti prigionieri politici, la riabilitazione di varie vittime delle epurazioni, e infine il graduale ristabilirsi della «legalità socialista» e il crearsi di un clima più aperto e tollerante sul terreno culturale, con la stagione del «disgelo».