DERVIS, DERVISC (fr. derviche; sp. derviche; ted. Derwisch; ingl. dervish, darvesh)
Vocabolo reso popolare in Europa dai libri di viaggi in Turchia a partire almeno dagl'inizî del sec. XVII: Pietro della Valle nelle lettere del 1614 già usa deruisc (al plur. deruisci) per designare gli affiliati a confraternite religiose musulmane, e in questo senso si continua ad adoperare in Europa il vocabolo quando ci si riferisce ai paesi musulmani a oriente del Mediterraneo, alla Turchia, all'Egitto e all'Africa orientale, mentre quando si tratta dell'Africa settentrionale a occidente dell'Egitto si suol dire, dopo la conquista francese d'Algeri del 1830, ikhwān (fr. khouan). Un'infinità di libri parla, a proposito dell'Egitto e della Turchia, dei dervisci urlanti (alludendo alla confraternita dei Rifā‛iyyah) e dei dervisci giranti o danzanti (confraternita dei Mawlawiyyah).
La parola è di origine persiana (darwēsh, in pronunzia più tarda darwīsh) e primariamente significa povero, indigente; i Persiani stessi le diedero poi anche lo speciale significato tecnico religioso assunto fin dal sec. III èg. (IX d. C.), dal suo sinonimo arabo faqīr (al plur. fuqarā'), ossia di persona data al ṣūfismo (v.) od ascetico-mistica musulmana, con vita da mendicante e segregata dal consorzio umano; più tardi, sorte nel sec. VI èg. (XII d. C.), le confraternite religiose musulmane, l'arabo faqīr e il persiano darwīsh presero a designare anche i veri affiliati alle confraternite suddette. Dal persiano la voce passò in questi sensi tecnici al turco (pron. dervīsh) e quindi al linguaggio dei paesi arabi incorporati all'Impero ottomano dal 1517 in poi (darwīsh, al plur. darāwīsh).
Un particolare significato prese il vocabolo nella letteratura coloniale europea a proposito del Sūdān egiziano e della Colonia Eritrea da quando Muḥammad Aḥmad, atteggiandosi nel 1881 a Mahdī (v.), predicò la rivolta contro il governo egiziano e riuscì a strappare il Sūdān all'Egitto. Egli apparteneva alla confraternita dei Sammāniyyah, al pari di parecchi suoi compagni; questo fatto, ma assai più ancora l'infiammato zelo religioso dei suoi guerrieri, fece sì che in Egitto si applicasse comunemente l'epiteto di darwīsh, nel senso generico di fanatico religioso, ai ribelli guidati dal presunto Mahdī sudanese, e che quindi anche gli Europei usassero come sinonime le voci Dervisci e Mahdisti, l'insurrezione dei quali fu domata soltanto nel 1898.
Per analogia con questo moderno uso coloniale il nome di Dervisci fu poi applicato anche ai seguaci dell'altro presunto Mahdī della Somalia, Muḥammad ibn ‛Abd Allāh (dagl'Inglesi detto "il Mad Mullah" cioè il mullah o prete pazzo), il quale, appartenente alla confraternita dei Ṣāliḥiyyah ed avente nelle sue schiere anche affiliati ad altre confraternite, diede molto filo da torcere in parte agl'Italiani e assai più agl'Inglesi dal 1899 al 1921.