Solchi e creste cutanei che, assumendo forme e rapporti reciproci diversi, disegnano figure di vario tipo sulle superfici digitali, palmari e plantari. Il termine fu introdotto da H. Cummins e C. Midlo (1926). La differenziazione morfologica dei d. è dovuta in gran parte a fattori ereditari; essi rimangono immutabili dopo la nascita (salvo per quanto riguarda le dimensioni). Sui polpastrelli delle dita della mano i d. possono disegnare tre tipi fondamentali di figure, che in ordine di complessità crescente sono: archi, lacci e vortici (v. fig.).
I d. possono avere importanti applicazioni: oltre che in antropologia (per la sistematica etnica), anche in medicina legale (in criminalistica allo scopo della identificazione personale: impronte digitali), in genetica umana (per la diagnosi di zigotismo dei gemelli) e in patologia (molti aspetti dermatoglifici caratteristici si ritrovano in connessione con alcune aberrazioni cromosomiche, quali la sindrome di Down).