Der Kongress tanzt
(Germania 1931, Il Congresso si diverte, bianco e nero, 101m); regia: Eric Charell; produzione: Erich Pommer per UFA; sceneggiatura: Norbert Falk, Robert Liebmann; fotografia: Carl Hoffmann; montaggio: Victor Gertler; scenografia: Robert Herlth, Walter Röhrig; costumi: Ernst Stern; musica: Werner Richard Heymann.
Dopo il crollo del potere napoleonico e l'esilio dell'imperatore nell'isola d'Elba, si svolge a Vienna nel 1814-15, pilotato dal principe Metternich, il Congresso per il nuovo assetto dell'Europa. Sullo sfondo di questa vicenda storica si colloca l'episodio immaginario d'un breve amore tra lo zar Alessandro I e la giovane guantaia Christel. La ragazza è eccitata dal continuo arrivo di personaggi potenti e lancia loro mazzetti di fiori con l'indirizzo del negozio per il quale lavora. Con quel gioco finisce nella gran rete delle avventure galanti che s'incrociano con i lavori congressuali, e che offrono a Metternich, informatissimo di tutto grazie a ingegnosi sistemi di ascolto, occasioni d'oro per manovrare il Congresso. Uno degli omaggi floreali cade sulla carrozza dello zar e viene scambiato per una bomba. Christel finisce agli arresti. Ma lo zar, saputo che si trattava di fiori, e sollecitato dal segretario di Metternich (un giovanotto che spasima per Christel), fa liberare la ragazza. Poi, incuriosito, spedisce ai lavori il sosia di cui si serve per motivi di sicurezza e, sotto falsa identità, ripara con Christel in un'accogliente osteria fuori porta. Fra un canto e un bicchiere di vino i due s'innamorano e lo zar invita Christel per il giorno dopo in un vicino castello. Dove però andrà il sosia, poiché la nuova seduta dei lavori richiede la reale presenza di Alessandro. Christel, che s'aspettava una parentesi passionale, è sorpresa dal distacco con cui viene trattata. Sarà il gran ballo di gala, poche sere dopo, a riavvicinare lo zar e Christel. I due lasciano la festa e tornano nell'osteria del primo incontro. Ma, proprio mentre festeggiano, piomba a Vienna la notizia che Napoleone ha lasciato l'Elba ed è sbarcato sul suolo francese. Il Congresso si chiude in gran fretta. Lo zar deve tornare in patria: l'idillio è finito e Christel potrà forse consolarsi con il giovane segretario.
Quando, nella primavera del 1931, l'UFA mise in cantiere Der Kongress tanzt, il sonoro era ormai pienamente affermato. E la Germania poteva vantare, in Europa, di avervi contribuito per prima, con una struttura tecnica agguerrita e con risultati che in due anni (dal 1929, fondazione della Tobis-Klangfilm e inizio di una produzione sonora), si erano fatti vieppiù convincenti. Il sonoro, se da una parte arricchiva di stimoli i generi tradizionali, dall'altra consentiva l'avvio di qualcosa di totalmente nuovo, il film musicale. Era già accaduto in America: ma se Hollywood attingeva a piene mani alla grande riserva di Broadway e alle sue glorie contemporanee, il cinema musicale tedesco aveva un debole per un patrimonio collaudato da tempo, l'operetta viennese. Cosa che cercò di fare, ovviamente, anche il cinema austriaco, ma le sue attrezzature erano in ritardo e i suoi mezzi limitati, così che fu Berlino a diventare la capitale del Tonfilm-Operette, magari proprio con il contributo di registi e interpreti di provenienza viennese.
Der Kongress tanzt, prodotto da Erich Pommer per la sperimentata coppia costituita dalla minuta, aerea Lilian Harvey e dal prestante Willy Fritsch, è brillante esempio del film-operetta in cornice viennese. Ma non si tratta delle vienneserie di repertorio che affliggono la produzione corrente. Stavolta Pommer punta in alto, cioè a un film che stabilisca un rapporto fruttuoso tra immagini, musiche e canti, nel segno d'una avvolgente seduzione dell'apparato spettacolare. Dagli interpreti ai credits tecnici, dalla ricchezza della scenografia alla perizia della fotografia, dalla cura della colonna sonora alla folta partecipazione di figuranti e comparse, lo sforzo produttivo è senz'altro imponente. E ben congegnato è il meccanismo narrativo, che, giocando disinvoltamente con la cronologia storica e musicale, intreccia al Congresso di Vienna la parentesi amorosa tra una romantica guantaia e uno zar.
Ma tutto questo non avrebbe sullo schermo la vivezza che ha se, a dirigere il film, Pommer non avesse chiamato Eric Charell, un regista di origine teatrale dedito soprattutto a spettacoli musicali e di balletto. Convinto che nel cinema la musica debba essere "alleata e non schiava dell'espressione", Charell intinge nelle orecchiabili musiche di Heymann e nelle ricorrenti cadenze del valzer la macchina da presa. Rituali diplomatici e scambi di pettegolezzi, incontri privati e grandi balli, tutto procede pervaso intimamente dalla musica. Quasi coreografo più che regista, Charell ottiene dalla macchina da presa una mobilità prodigiosa per l'epoca, mentre il montaggio fa il resto e sigla la fluidità danzata del film. Che ha nello sfoggio di virtuosismo e nell'aspetto decorativo le sue cifre più appariscenti, ma che stempera l'artificio in un sottofondo ironico e, nel finale, anche sottilmente malinconico. La calcolata coesione di tutti gli elementi del film non impedisce a Charell di privilegiare alcune sequenze: la presentazione di un Metternich goloso e organizzatissimo, che Conrad Veidt impersona con divertito sussiego; le poltrone della sala del Congresso che dondolano vuote perché abbandonate velocemente dai diplomatici accorsi nel vicino salone da ballo; e soprattutto la gita in carrozza della protagonista che, in estasi e cantando, va a un appuntamento amoroso, in una lunghissima carrellata che si sviluppa, con pochissimi stacchi, dalle strade cittadine ai bastioni militari all'aperta campagna e infine al castello designato, con passanti, comitive e lavandaie al lavoro felici di rispondere e unirsi al canto gioioso della ragazza. Una gioia che, al momento, non può tener conto delle parole della canzone stessa: "Das gibt's nur einmal...", "accade soltanto una volta...". E infatti ci pensano gli eventi della Storia a impedire ogni seguito all'idillio della guantaia con lo zar. I potenti devono lasciare Vienna in gran fretta. Il film si chiude sugli occhi lucidi dell'intraprendente e tenera sognatrice.
Il film fu girato in tre versioni: tedesca, inglese (The Congress Dances) e francese (Le congrès s'amuse). Tutte e tre avevano come protagonista Lilian Harvey, mentre Henri Garat prese il posto di Willy Fritsch nell'edizione francese e in quella inglese. Fu presentato, e applaudito (non c'erano ancora i premi), alla prima Esposizione Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, 1932. Un remake con lo stesso titolo, per la regia di Franz Antel, è stato girato in Austria nel 1955.
Interpreti e personaggi: Lilian Harvey (Christel Weinzinger), Willy Fritsch (zar Alessandro I/il suo sosia Uralsky), Otto Wallburg (Bibikoff, il suo aiutante), Conrad Veidt (principe Metternich), Carl Heinz Schroth (Pepi, il suo segretario), Lil Dagover (contessa), Adele Sandrock (principessa), Alfred Abel (re di Sassonia), Eugen Rex (ambasciatore di Sassonia), Paul Hoerbiger (capo del coro), Alfred Gerasch (ambasciatore francese), Julius Falkenstein (ministro delle finanze), Ernst Stahl-Nachbaur (Napoleone).
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