DΕΝDΕRA (v. vol. Ill, p. 77)
Resti architettonici rinvenuti nell'area templare testimoniano la presenza di una cappella decorata del faraone Mentuhotep, della XI dinastia (inizi del Medio Regno), e di alcuni rimaneggiamenti databili al Nuovo Regno; il faraone Shabaka, della XXV dinastia, rifece la cinta muraria del tempio in mattoni crudi. Il grande tempio dedicato alla dea Hathor fu ricostruito nel II sec. a.C. e decorato da Tolemeo XII Aulete (all'epoca tolemaica risale anche una necropoli nel deserto a O del tempio, utilizzata anche in epoca romana). In periodo romano, si registrano nel tempio interventi di varí imperatori da Augusto a Marco Aurelio; nella ricca sala ipostila (il cui sontuoso soffitto è policromo, con predominio dell'oro e del verde), in svariatissime scene sono raffigurati i principi della dinastia giulio-claudia, soprattutto Nerone.
Da diversi anni il grande tempio di D. è oggetto di studio da parte dei Francesi, al fine della pubblicazione completa dei testi e delle raffigurazioni presenti sulle pareti. Fra gli studi pubblicati recentemente è l'esame delle raffigurazioni delle statue cultuali. Mentre abitualmente nei templi di epoca tarda gli elenchi delle statue di culto sono rari, privi di descrizioni e presenti esclusivamente nelle cripte, in quello di D. gli inventari sono numerosi, ricchi di iscrizioni esplicative e presenti sia nelle cripte che sulle pareti delle cappelle e dei corridoi che circondano la parte più sacra del santuario. Questo fatto conferisce un particolare interesse al tempio di D.; il censimento delle statue e la loro collocazione indicano che si tratta di effettivi inventari del corredo templare, senza perdere un valore decorativo e teologico. Le minuziose raffigurazioni presentano 162 fra statue divine, statue reali ed emblemi sacri, con la precisazione delle dimensioni dei vari esemplari (la maggior parte doveva essere alta un cubito, cioè 52,5 cm, ma alcune arrivavano anche a oltrepassare i 2 m) e del materiale in cui erano state fabbricate (perlopiù in oro, ma anche bronzo, pietra; alcune, considerate le più antiche e venerabili, in legno).
Al V sec. d.C. risale la basilica copta, molto interessante per la datazione e per la conservazione della pianta. Presenta due entrate laterali opposte che danno su un nartece per le purificazioni e quindi sulla navata centrale, fiancheggiata da due doppie navate laterali; l'abside presenta due cappelle laterali semicircolari; presso l'entrata è ancora visibile una colomba con ali spiegate che ornava il fonte battesimale. Questa chiesa costituisce l'ultima testimonianza della frequentazione dell'area religiosa dell'antica Dendera (v. anche Provincie romane: Aegyptus).
Bibl.: F. Daumas, Les Mammisis de Dendara, Il Cairo 1959; H. G. Fischer, Dendera in the Third Millennium B.C., New York 1968; F. Daumas, Dendara et le tempie d'Hathor, Il Cairo 1969; E. Chassinat, F. Daumas, Le tempie de Dendara, VI-VIII, Il Cairo 1965-1978; S. Cauville, Les statues cultuelles de Dendera d'après les inscriptions pariétales, in BIFAO, LXXXVII, 1987, pp. 73-117.