DEMAGOGIA (gr. δημαγωγία)
Forma corrotta di governo democratico indicante la condizione di un popolo asservito alla tirannia delle moltitudini, o a quelle di gruppi o anche d'un solo, ma in nome sempre d'una concezione pervertita della democrazia. Non esiste perciò una dottrina della demagogia, ma s'indica come demagogia qualsiasi dottrina a fondo apparentemente democratico, in nome della quale si mira ad ottenere la suprema autorità dello stato per la realizzazione utopistica delle proprie idee, rivolgendosi di preferenza agl'istinti materiali delle masse. Sovente la demagogia s'accompagna a una fanatica brama di realizzazione di utopie sociali e si ammanta anche di un certo disinteresse materiale che conquista più agevolmente le masse. Ogni mezzo per ottenere il potere può essere giustificato e la demagogia volge così impetuosamente alla tirannia e al despotismo, pure dicendosi nel fondo incline alla libertà, all'uguaglianza, a quelli che sono, cioè, gl'ideali della democrazia.
Nell'antica Grecia il termine "demagogo" designava l'oratore eloquente o l'uomo di stato che sapeva condurre il popolo. In questo senso Pericle era un demagogo. Aristotele nella sua Politica (lib. V) ascrive ai demagoghi la responsabilità del trapasso dalla democrazia all'oligarchia e alla tirannia. Le rivoluzioni, sempre secondo Aristotele, sono di solito causate dalla violenza di questi. Irritando di continuo il popolo contro i ricchi, sollevano contro il governo l'odio e il disprezzo dei cittadini illuminati, e la democrazia si trasforma in oligarchia. Oppure i capi popolari, disarmati i ricchi, si attirano il favore delle masse, difendendone apparentemente gl'interessi, dividendone le passioni e si trasformano in tiranni.
Ai nostri giorni la parola demagogia non è usata se non in senso spregiativo per indicare cioè la corruzione di dottrine e d'ideali politici che si appoggiano per riuscire ai più bassi istinti delle plebi.
Bibl.: W. A. Dunning, A History of Political Theories, I, New York 1910; P. Janet, Histoire de la science politique dans ses rapports avec la morale, 5ª ed., Parigi 1925.