deliberare (dilibrare)
In Pd II 94 Da questa instanza può deliberarti / esperÏenza, vale semplicemente " liberare ".
Più complesso è il caso di Pd XXLX 6, dove appare la variante ‛ dilibrare ' in costruzione riflessiva. Per indicare quanto sia breve una pausa di silenzio che interrompe il dire di Beatrice, D. la paragona all'intervallo di tempo che passa dal momento in cui il sole e la luna, trovandosi il primo nella costellazione dell'Ariete e la seconda in quella della Libra, si equilibrano perfettamente ai due punti opposti dell'orizzonte, al momento in cui l'uno e l'altra da quel cinto, / cambiando l'emisperio, si dilibra, cioè si libera dell'orizzonte stesso (chiamato cinto in quanto " cinge lo cielo in mezzo sempre " [Lana]).
Per quanto riguarda la determinazione del tempo indicata da D. mediante il riferimento al fenomeno astronomico, il Porena precisa: " È dunque il tempo che occorre per tramontare e sorgere dall'orizzonte di un mezzo disco solare o lunare (che all'occhio dell'osservatore hanno dimensioni suppergiù uguali), e cioè, alle nostre latitudini, in media alquanto più di un minuto ". La forma ‛ dilibra ' venne probabilmente adoperata da D., come nota il Parodi, per evitare lo sdrucciolo alla fine del verso secondo un costume comune ai lirici antichi.
Ma già Benvenuto pone ‛ dilibra ' in relazione con il precedente verbo 'nlibra (v. 4), al quale è legato dalla rima, e poiché questo verbo significa " equilibra ", " tiene in equilibrio " (dal latino libra, " bilancia "), dà a dilibra il valore opposto di " sorte dall'equilibrio ", " esce dallo stato di equilibrio ", valore reso ben accettabile dal contesto. Questa interpretazione è cautamente ricordata, come alternativa alla precedente, da molti commentatori, tuttavia essa non mostra di tenere adeguato conto del complemento da quel cinto, che meglio risponde all'idea di movimento contenuta nell'atto del liberarsi.