DELAI (De Lai, De Ley, Del Ayo, De Laya, Dellay)
Famiglia di architetti e capomastri originaria di Scaria (ora frazione di Lanzo d'Intelvi, Como) e attiva in Alto Adige dal XVI al XVIII secolo.
Fondamentali per la conoscenza della famiglia D. sono le ricerche archivistiche dello Zieger (1935): allo studio di questo autore si intende fare riferimento ogni qual volta manchi una diversa indicazione.
I D. crearono una delle imprese più attive nel campo edilizio in Alto Adige. La loro fortuna è legata alla diffusione in questa regione delle tecniche e delle forme dell'architettura lombarda, tra il XVI e la prima metà del XVIII secolo. In particolare, sono dei D. numerose costruzioni a pianta centrale (ottagonali con cappelle rettangolari e copertura a cupola). Molti edifici, in tutto l'Alto Adige, sono riferiti tradizionalmente ai D., ma spesso è difficile stabilire la reale entità dei loro interventi, che talvolta furono molto limitati; lavorarono anche su progetti altrui e in collaborazione con altri architetti.
Il capostipite è Andrea, attivo tra il 1480 e il 1510 in Trentino. Suo figlio Antonio si stabilì a Bolzano, e nel 1540 è indicato come uno dei capi muratori della città. Nel 1564 Giorgio e Battista ottennero l'incarico di eseguire tutti i lavori edilizi per la città.
Battista, figlio di Antonio, è menzionato come architetto civico di Bolzano dal 1572. Morì nel 1585. I suoi figli Giovanni Battista il Vecchio, Giacomo il Vecchio, Salvatore e Paolo il Vecchio con il cugino Domenico, ottennero uno stemma di famiglia. La lettera di concessione, datata Innsbruck 2 ott. 1585, fa riferimento ai servigi resi dalla famiglia alla casa regnante. Alcuni anni più tardi, nel 1608, lo stesso Giovanni Battista il Vecchio e i suoi fratelli ottennero dall'imperatore Rodolfo II d'Asburgo un nuovo stemma.
Paolo il Vecchio, figlio di Battista, nacque a Bolzano il 23 genn. 1585. Mastro muratore nel 1605, subentrò al fratello Giovanni Battista il Vecchio nella carica di architetto civico di Bolzano. Abitò in una casa di fronte al convento dei francescani. Sposò Margherita Zorno e, in seconde nozze, Orsola Puchweger. Morì a Bolzano nel 1651.
Giovanni Battista il Vecchio, primo figlio di Battista, è ricordato come muratore nel 1581. Nel 1595 acquistò una casa con orto nella via dei Francescani, facendosi aiutare economicamente dal cugino Santino. Dal 1602 al 1612 fu architetto civico di Bolzano. Sposò Barbara Pläge di Caldaro e morì a Bolzano nel 1612, lasciando erede dei suoi beni il figlio Paolo il Giovane.
Di Giovanni Battista il Giovane, figlio di Paolo il Giovane, non si conosce la data di nascita. Nel 1695 ottenne la cittadinanza di Bolzano, l'anno successivo divenne architetto civico della città.
Tra il 1695 e il 1696 eresse, insieme con Simone Delai, forse identificabile con il cugino Simone che lavora anche con Giacomo il Giovane, la cappella della Vergine delle Grazie nella chiesa abbaziale di Novacella (Schrott, 1942).
Si tratta di una costruzione a pianta quadrata con tamburo e cupola ottagonali che dimostra la preferenza di Giovanni Battista per gli organismi centrali di semplice struttura. Con Simone Delai eresse anche la chiesa di Elvas tra il 1696 e il 1698 (Rasmo, Architetture barocche..., 1942). A Giovanni Battista è riferita la chiesa di Casteldarne in Val Pusteria (1698-1701), a pianta longitudinale, secondo una divisione dello spazio tipicamente lombarda (Egg, 1970). In seguito, tra il 1708 e il 1710, costruì su progetto dell'architetto veronese F. Perotti l'ala verso i portici del palazzo mercantile di Bolzano (Weingartner, 1926) e, per il prevosto Agostino IV Pauernfeld, la prelatura di Novacella (dal 1707: Schrott, 1942, p. 316).
Sposò Margherita Prantl ed ebbe due figli: Giacomo Antonio e Giuseppe Antonio. Nell'agosto del 1710 fece testamento lasciando alcuni beni al comune di Scaria, e morì a Bolzano il 14 ag. 1710.
Giacomo Antonio, di Giovanni Battista il Giovane, nacque a Bolzano il 3 luglio 1699. Rimasto orfano di padre (1710), fu posto sotto la tutela di Giuseppe Carlo D., del ramo discendente da Giacomo il Vecchio. Orientò i propri interessi nel campo della pittura e compì un lungo tirocinio viaggiando in Italia al seguito di C. I. Carloni e poi (1717-1720) a Vienna presso D. F. Aglio (Allio). Negli anni successivi fu a Venezia, a Roma, a Napoli e a Trento facendo ritorno, di tanto in tanto, a Bolzano. Nel 1727 si stabilì definitivamente nella città natale; l'anno seguente sposò Elisabetta Gugler, da cui ebbe tre figli: Giovanni Battista Leonardo (1728), Giuseppe Antonio (1732) e Matteo Domenico (1735).
Nel 1727 firmò e datò il dipinto raffigurante Cristo e l'adultera (Bolzano, Museo civico), eseguito per il palazzo municipale in cambio della concessione dei diritti di residenza e dell'esercizio dell'arte. Del 1734 è il bozzetto raffigurante I quattordici santi protettori (Innsbruck, convento dei serviti), siglato e datato, la cui composizione è ripresa in una delle pale della chiesa di S. Maurizio a Bolzano. Gli affreschi che decorano questo edificio e le tre pale furono eseguiti poco più tardi (1736-37) da Giacomo Antonio. Un altro bozzetto, raffigurante la Sacra Famiglia (Innsbruck, convento dei serviti), siglato e datato 1739, riprende la composizione di un'altra pala di S. Maurizio. Nel 1739 firmò il gonfalone della canonica di Egna raffigurante l'Incredulità di s. Tommaso e l'Adorazione della Croce.
Le vicende biografiche e l'attività artistica di Giacomo Antonio sono state ricostruite dal Rasmo (1942, II, 1943, 1957), ai cui studi si fa riferimento. Alle opere elencate da questo studioso bisogna aggiungere gli affreschi del coro della chiesa dei domenicani a Bolzano e quelli della chiesa di Maria Luggau in Carnia (Egg, 1972).
L'Egg, in contrapposizione al giudizio tendenzialmente negativo del Rasmo, ha posto in rilievo il carattere originale della produzione di Giacomo Antonio per l'ispirazione pienamente tardobarocca, ignota in queste forme nell'Alto Adige.
Giacomo Antonio fu sepolto a Bolzano il 19 dic. 1767.
Un altro figlio di Battista, Giacomo il Vecchio, morto nel 1652, è il capostipite di uno dei rami più attivi della famiglia.
Di suo figlio Giacomo il Giovane non si conosce la data di nascita. Dopo aver compiuto alcuni viaggi di studio, si stabilì a Bolzano dove, il 1° dic. 1630, divenne mastro muratore e successivamente, nel 1645, fu nominato architetto civico. Sposò Francesca Delai ed ebbe due figli, Andrea e Pietro.
Ai suoi esordi nel campo architettonico risale probabilmente la distrutta chiesa della Vergine a Termeno. Già tra il 1645 e il 1647 pare che fosse impegnato nella costruzione, iniziata nel 1638 ad opera di lapicidi trentini. Nel 1647 Simone "Allio", scultore, e Giacomo firmarono il contratto per i lavori di finitura. L'intervento di Giacomo nella definizione dell'edificio, a pianta esagonale e probabilmente coperto da una volta a spicchi, è stato ritenuto fondamentale (Rasmo, Alcune architetture..., 1942, p. 106). L'opera più importante di Giacomo, che vi lavorò tra il 1652 e il 1658 assistito dai figli, è la chiesa della Vergine nel monastero di Sabiona, a pianta ottagonale con quattro cappelle e cupola. In questa costruzione si afferma un tipo edilizio, di origine lombarda, la cui diffusione in Alto Adige è riferita, appunto, a Giacomo e ai suoi figli (ibid., p. 107; Egg, 1970, pp. 156 s.).
L'attività di architetto civico di Giacomo il Giovane si esplicò nei numerosi interventi che gli sono riferiti tradizionalmente e la cui entità è difficile stabilire. Morì il 12 nov. 1675 e fu sepolto nella chiesa dei francescani a Bolzano.
Suo figlio Pietro divenne mastro nel 1661 ed è ricordato come architetto civico dal 1677. Una delle sue opere più note è la chiesa di S. Margherita a Vipiteno, costruita tra il 1678 e il 1680: un edificio a pianta longitudinale, considerato un modello del barocco lombardo in Alto Adige (Egg, 1970, p. 158).
Morì il 16 apr. 1695. Nel testamento, redatto pochi giorni prima, aveva disposto che venisse celebrato un ufficio funebre anche a Scaria, paese di origine della famiglia.
Andrea, l'altro figlio di Giacomo il Giovane, che già nel 1657 veniva nominato architetto di Sabiona, divenne mastro nel 1661 e nel 1667 ottenne la cittadinanza di Bolzano. Tra i suoi numerosi interventi si deve ricordare la costruzione del secondo piano dell'ala meridionale, sul cortile, dell'abbazia di Novacella (1680; Schrott, 1942).
Il capolavoro dei figli di Giacomo è la chiesa del Santo Sepolcro presso Bolzano (1683-84), a pianta ottagonale con cupola, secondo lo schema già sperimentato a Sabiona (Rasmo, Alcune architetture dei D., 1942, pp. 108 s.; Egg, 1970, pp. 156 s.). Altri edifici a pianta centrale, esemplati su questo stesso modello, sono riferiti ai D.: cappella Reinsberg ad Appiano, chiesa di S. Antonio a Settequerce (Rasmo, Alcune architt. d. D., 1942, pp. 109 s.; Egg, 1970).
Del figlio di Andrea, Giuseppe Carlo, non si conosce la data di nascita. Subentrò a Giovanni Battista il Giovane, morto nel 1710, nella carica di architetto civico di Bolzano.
Tra il 1718 e il 1727 completò la costruzione del palazzo mercantile di Bolzano, iniziata da Giovanni Battista secondo il progetto dell'architetto veronese F. Perotti, realizzando l'ala sulla via degli Argentieri (Weingartner, 1926, p. 161; Rasmo, Architetture barocche..., 1942, pp. 88 s.).
Si ritiene che la sua prima opera indipendente sia la chiesa del Calvario a Caldaro, un edificio a pianta ottagonale con due cappelle, pronao e coro rettangolari, e copertura a cupola (Egg, 1970, p. 216). Ottagonale con cupola è la cappella di S. Elisabetta dell'Ordine teutonico a Vipiteno che gli è tradizionalmente attribuita. Il Trapp (1974) ha respinto il tradizionale riferimento a Giuseppe Carlo del progetto per la ricostruzione del castello di Mareta in Val Ridanna. In queste ultime opere, comunque, è stata notata una forte influenza del tardo barocco austriaco, evidente soprattutto nella parte decorativa (Egg, 1970, pp. 216, 226).
Giuseppe Carlo è stato identificato concordemente dalla critica con il "De Lay" ricordato dalla tradizione a fianco dell'architetto G. Ph. Apeller di Innsbruck nella ricostruzione della chiesa abbaziale di Novacella, voluta dal prevosto Steigenberger (1734-37; cfr. Weingartner, 1923, p. 22; Rasmo, Architetture barocche..., 1942, p. 89). Nel 1735 Giuseppe Carlo costruì la chiesa di S. Maurizio presso Bolzano, un altro edificio a pianta centrale, decorato dagli stucchi di F. H. Pittner, suo collaboratore dal 1730 circa, e dai già menzionati affreschi e tele di Giacomo Antonio (Rasmo, Un pittore ... , 1942, p. 8; Id., 1943). Con il Pittner, Giuseppe Carlo costruì anche la cappella delle Grazie nel coro della parrocchiale di Bolzano (Atz, 1909, p. 853).
Tra il 1745 e il 1747 progettò e diresse la ricostruzione del duomo di Bressanone, per incarico del vescovo G. I. Künigl.
Egli aveva già previsto l'unificazione delle navate e del coro della chiesa medioevale in uno spazio monumentale coperto da un'ampia volta, ma il suo progetto, criticato soprattutto per le soluzioni decorative, non fu realizzato completamente e Giuseppe Carlo, alla morte del vescovo (1747), fu allontanato (Weingartner, 1920; Wolfsgruber, 1970). Questo episodio è considerato emblematico del declino della fortuna dei D., legata alla diffusione delle forme lombarde in Alto Adige (Weingartner, 1920; Id., 1923, p. 17).
Nelle opere più tarde di Giuseppe Carlo, come il rifacimento del santuario di Pietralba (1753), si è voluto vedere un tentativo di adeguamento al barocco austriaco (Egg, 1970, p. 216).
Il 3 marzo 1762 fece testamento. Non è nota la data della sua morte.
Lo Zieger (1935) dà notizia anche di un ramo della famiglia D. che nel 1750 si trasferì da Trento a Bolzano e si dedicò all'oreficeria. Capostipite è Giovanni Francesco (1705-1773), padre di Pietro Andrea, nato nel 1720; quest'ultimo ebbe tre figli: Pietro Antonio, nato nel 1753, Giuseppe Pietro, nato nel 1760, e FrancescoGiovanni, nato nel 1750, che ebbe un figlio, Nicolò Pietro Paolo (1796-1807).
Fonti e Bibl.: K. Atz, Kunstgesch. von Tirol und Vorarlberg, Innsbruck 1909, pp. 855-57 (per Giacomo il Giovane), 864 (per Giuseppe Carlo); H. Hammer, Die Entwicklung der barocken Decke alerei in Tirol, Strassburg 1912, pp. 48, 53 (per Giacomo il Giovane); T. F. Weller, Beiträge zur Baugeschichte der Stadt Bozen in Südtirol, Stuttgart 1914, pp. 38 (per Giuseppe Carlo), 51 s. (per Giacomo il Giovane); J. Weingartner, Der Umbau des Brixener Domes in XVIII. Jahrhundert, in Jahrbuch des Kunsthistor. Instit. (Vienna), XIV (1920), pp. 57-84 (per Giuseppe Carlo); Id., Die Kunstdenkmäler Südtirols, Wien 1923, I, pp. 17 s., 91 (per Giuseppe Carlo), 95 (per Pietro); II, pp. 22, 50 (per Giuseppe Carlo); 251 (per Giacomo il Giovane); Id., Die Kunstdenkmäler Bozens, Wien-Augsburg 1926, pp. 103, 161 (per Giuseppe Carlo); 109, 112, 135 (per Pietro e Andrea); 114, 128, (per Giacomo il Giovane); 133, 161 (per Giovanni Battista il Giovane); S. Bstieler, Der Brixener Dom, Bressanone s. d. [ma 1927], pp. 5-7, 12 (per Giuseppe Carlo); J. Weingartner, Bozner-Kunst, Bolzano 1928, p. 132 (per Giovanni Battista il Giovane e Giuseppe Carlo); Id., Die Kunstdenkmäler des Etschlandes, Wien-Augsburg 1929, pp. 71, 77 (per Giacomo il Giovane); A. Zieger, La maestranza dei muratori a Bolzano, in Studi trentini, XVI (1935), 2, pp. 81-131; G. Canali, L'antica cappella mercantile nella chiesa dei domenicani in Bolzano, in Arch. per l'Alto Adige, XXXII (1937), 2, pp. 538 s., 542 (per Giacomo il Giovane e Pietro); 544 (per Giuseppe Carlo); H. Hammer, Die bildende Kunst in Tirol und Vorarlberg von etwa 1530 bis 1690, in Bildende Kunst in Österreich, Baden 1939, IV, pp. 6 s.; 18 (per Giacomo e Giuseppe Carlo); Id., ibid., V, pp. 14, 18 (per Giuseppe Carlo); E. Arslan, Il Museo dell'Alto Adige..., Roma 1942, p. 3 (per Giacomo Antonio); N. Rasmo, Alcune archit. dei D. nell'Alto Adige, in Alto Adige, Bergamo 1942, II, pp. 105-118 (per Giacomo il Giovane, Pietro e Andrea); Id., Architetture barocche nell'Alto Adige..., ibid., III, pp. 87-97; Id., Un pittore bolzanino Giacomo Antonio D., in Atesia Augusta, IV (1942), pp. 7 ss.; M. Schrott, La prepositura dei canonici regolari di Novacella, in Archivio per l'Alto Adige, XXXVII (1942), pp. 316, 334 (per Giov. Battista il Giovane), 317 (per Giacomo il Giovane), 322 s. (per Giuseppe Carlo); N. Rasmo, La chiesa di S. Maurizio presso Bolzano, in Atesia Augusta, V (1943), pp. 13-16 (per Giuseppe Carlo e Giacomo Antonio); G. Croce, La chiesa del Calvario a Bolzano, in Cultura atesina, II (1948), 1, pp. 9-12 (per Pietro e Andrea); G. Canali, Notizie d'arte sul palazzo mercantile di Bolzano, ibid., III (1949), 1, p. 39 (per Giacomo il Giovane); ibid., 3-4, p. 137 (per Giacomo il Giovane e Giov. Battista il Giovane); N. Rasmo, Due nuove opere di Giacomo Antonio D., in Cultura atesina, XI (1957), pp. 157-59; Id., Il Museo civico di Bolzano..., Bolzano 1957, pp. 17 s. (per Giacomo Antonio); E. Egg, Kunst in Tirol, I, Innsbruck-Wien-München 1970, pp. 1563 158 (per Giacomo il Giovane), 158-60 (per Giovanni Battista il Giovane, Pietro e Andrea), 168, 198, 212, 216 s., 226 s. (per Giuseppe Carlo); K. Wolfsgruber, Josef Delaias Beteiligung am Neubau des Domes von Brixen, in Der Schlern, XLIV (1970), pp. 309-14 (per Giuseppe Carlo); I. Dollinger, Zentralbauten in Tirol, Innsbruck 1972, pp. 40 s. e 43 s., 103-106 (per Giuseppe Carlo); E. Egg, Kunst in Tirol, II, Innsbruck-Wien-München 1972, pp. 228 s. (per Giacomo Antonio); O. Trapp, Tiroler Burgen Buch, III, Bozen-Wien 1974, pp. 201 s., 233 n. 35 (per Giuseppe Carlo); IV, ibid. 1977, pp. 126, 145 (per Giacomo il Giovane), 137 (per Giovanni Battista il Giovane); U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, XXII, pp. 231 s. (sub voce Laio, de, famiglia, con bibliogr. precedente).