DEIR el-BALAḤ
Località situata c.a 14 km a SO di Gaza, la città più meridionale della Pentapoli filistea; immediatamente a S del centro, scavi israeliani diretti da T. Dothan, a partire dal 1972, hanno riportato alla luce una necropoli e un'area abitata a essa adiacente. Lo spunto a intraprendere un'attività archeologica in quella zona venne offerto dalla comparsa sul mercato antiquario, nei tempi successivi alla Guerra dei Sei Giorni (1967), di una grande quantità di sarcofagi antropoidi, vasellame di bronzo, ceramica invetriata e alabastro, oltre a gioielli d'oro, scarabei, ceramica micenea, cipriota, egiziana e locale cananea. Individuata l'area di provenienza di tale materiale, che si sviluppava su una superficie di 150 m (N-S) x 200 m (E-O), se ne iniziò lo scavo sistematico. Le più antiche tracce di abitazione, rinvenute c.a 200 m a E della necropoli, risalgono al Bronzo Tardo Finale (1225-1200 a.C.) e sono quindi coeve alle sepolture (XIII sec. a.C.). Le strutture più significative dell'insediamento erano costituite da due edifici in mattoni crudi, all'interno dei quali sono state rinvenute in abbondanza giare, vasellame da cucina, coppe e ceramica importata cipriota, micenea, ed egiziana; numerosi erano anche gli utensili in pietra (mortai, pestelli). Il tutto mette in evidenza la stretta correlazione cronologica tra questa zona abitata e la vicina area sepolcrale, ma non è ancora del tutto chiaro se la necropoli appartenesse a questo insediamento o invece a un villaggio di artigiani situato poco lontano. Si è peraltro appurato che le fosse scavate nella zona dell'insediamento del Bronzo Tardo Finale sono state opera dei Filistei, a giudicare dalla ceramica in esse contenuta.
Lo scavo nella necropoli ha portato al rinvenimento di tre tombe intatte con materiali che mostrano una grande affinità con quanto apparso sul mercato prima degli scavi regolari. La ceramica scoperta in situ può dividersi in due categorie: quella rinvenuta all'interno dei sarcofagi e quella posta al di fuori, accanto a essi. Fuori dei sarcofagi erano vasi di grandi dimensioni, come giare da conservazione cananee, egiziane e micenee; coppe e brocchette venivano collocate anche all'interno delle giare. Nei sarcofagi sono stati invece rinvenuti, accanto ai resti umani di due o tre morti, non sottoposti a processo di mummificazione, vasi di piccole dimensioni, sia locali che importati, o imitazioni locali di prototipi micenei ed egiziani.
L'arco cronologico a cui questo repertorio ceramico appartiene si colloca verso la fine del XIII sec. a.C., una datazione confermata dal resto del corredo funerario che si accompagnava alla ceramica. Tali corredi infatti comprendevano anche vasi di alabastro, vasellame e specchi in bronzo, gioielli in oro, amuleti di cornalina, anelli da naso e scarabei di Ramesse II. I diversi reperti sono molto omogenei, cronologicamente, tra di loro; più che importati, sembra siano stati prodotti sul posto, anche se strettamente legati a prototipi egiziani.
L'elemento più interessante è costituito dai sarcofagi antropoidi, alcuni dei quali sono stati costruiti secondo la tecnica utilizzata anche nella fabbricazione dei grandi vasi; l'argilla usata è sempre molto impura e i sarcofagi erano evidentemente cotti in fornaci all'aperto e a bassa temperatura; una maggiore attenzione veniva dedicata alla fabbricazione dei coperchi, lavorati plasticamente nella parte corrispondente alla testa e cotti separatamente dal resto del sarcofago, ad alta temperatura. Le dimensioni notevoli dei sarcofagi, di altezza compresa tra 1,60 e 1,97 m e con circonferenza massima compresa tra 1,76 e 2,32 m, suggeriscono di considerarli una produzione locale e non importata. Due sono i tipi principali che si distinguono a seconda della forma del coperchio; il tipo più attestato si presenta come una mummia e segue il concetto tradizionale dei sarcofagi egiziani, con testa e spalle modellate in varie proporzioni; il secondo tipo, invece, non è modellato. In ogni modo, ai due diversi tipi non corrisponde una diversa cronologia dei reperti. Il rinvenimento dei sarcofagi di D. el-B. non costituisce un fatto eccezionale nella regione cananea; testimonianze di un medesimo costume funerario si sono avute anche a Bet Šĕ'an, Lakiš e Tell el-Far'a. La necropoli apparteneva probabilmente a una comunità situata nei pressi, forse ufficiali e membri di guarnigioni egiziane stanziate nella zona, oppure dignitari cananei influenzati dall'allora preminente cultura della terra dei faraoni. Entrambe le possibilità sono valide: D. el-B. si trova infatti al centro del territorio dominato nel Bronzo Tardo dalla potenza egizia e il caso della sua area cimiteriale ricalca una situazione creatasi anche a Bet Šĕ'an e a Tell el-Far'a, dove i sarcofagi antropoidi appaiono prima come sepolture di egiziani residenti nei due siti e, successivamente, degli abitanti filistei della zona.
Bibl.: T. Dothan, Anthropoid Clay Coffin from a Late Bronze Age Cemetery Near Deir el-Baleh (Preliminary Report ), in IsrExplJ, XXII, 1972, pp. 65-72; XXIII, 1973, pp. 129-146; I. Perlman, F. Asaro, T. Dothan, Provenance of the Deir el-Baleh Coffins, ibid., pp. 147-151; AA.VV., Excavations at the Cemetery of Deir el-Baleh (Qedem, X), Gerusalemme 1979.