DE MARI
. Famiglia nobile genovese, derivante da uno di quei discendenti del visconte Ido che, abitando in città e possedendo terre intorno, costituirono il primo nucleo della nobiltà e del governo comunale. Che traessero il nome da un conte Ademaro dell'età carolingia è supposizione di tardivi genealogisti, né si può dire fondata l'ipotesi che il nome derivasse dal palazzo posseduto presso il mare, che sarebbe stato poi il palazzo del Comune e di San Giorgio. Il primo personaggio noto è Ottone che, nel 1121, fu dei primi consoli annuali; Olgerio è console dei placiti nel 1130; e numerosi altri membri della famiglia assurgono al consolato negli anni successivi. L'uccisione di uno di essi, Anglerio, nel 1187, determina una ripresa nelle lotte tra la nobiltà. Le divisioni si accentuano nell'età di Federico II e Guglielmo figlio di Anglerio tenta nel 1228 una congiura per impadronirsi della città e farvi prevalere la fazione imperiale; ma l'essere ricorso anche agli artieri e ai popolani minacciando così di abbattere il predominio nobiliare, lo fa fallire. Guglielmo è, due anni dopo, ambasciatore a Federico II; suo fratello Ansaldo, il maggiore personaggio della famiglia, ripetutamente console, ambasciatore, podestà di Parma e Cremona, è chiamato nel 1241 a comandare la flotta di Federico col titolo, nuovo di nome e di significato, di ammiraglio imperiale. Alla testa di questa flotta muove più volte anche contro Genova, dominata dai guelfi, ma tenta invano d'impadronirsene con un colpo di mano dopo la battaglia del Giglio e di farvi prevalere il partito ghibellino. I dissidî coi Pisani, che vorrebbero un'azione addirittura distruttrice contro Genova, gli tolgono maggiori successi. In luogo di Ansaldo si trova alla battaglia del Giglio (1241) il figlio Andreolo, considerato e lodato da Federico II come il vero vincitore; egli è poi costante e prezioso collaboratore del padre in tutte le operazioni navali, specialmente sulla costa ligure.
Oltre che a Genova i D. M. ebbero importanza anche in Corsica. Ansaldo, che morì nel 1252, dieci anni prima vi aveva acquistato, parte con la forza parte comprandoli, alcuni castelli, rafforzandovi il partito ghibellino. Da lui ebbe origine quel ramo che si stabilì nell'isola col nome di signori di S. Lolombano di Capocorso e Capraia, al quale appartennero notevoli figure, da Emanuele, che nel 1289 era procuratore per gli altri feudatarî dell'isola, a Simone, che vinse e fece fuggire Vincentello d'Istria (1433) ed ebbe parte assai attiva nelle violente lotte civili, terminando prigioniero dei Montaldo; a Camillo, vescovo di Aleria tra il 1720 e il 1741, che cercò di pacificare i ribelli còrsi, svolgendo opera di moderazione presso il governo genovese, rappresentato, tra gli altri, da Giambattista e da Stefano D. M., appartenenti al ramo genovese. In patria i D. M. furono capitani, armatori, ammiragli, mercanti, ambasciatori: uomini d'arme e di mare, servirono la loro città, come Enrico che si trovò alla Meloria, prese l'Elba ai Pisani e partecipò a numerose spedizioni, Gando che combatté contro i Veneziani nel 1297, e Manesio che fu a Chioggia; ma furono anche al servizio di Carlo e Roberto d'Angiò, dell'Impero d'Oriente e di altri signori. Come appartenenti alla vecchia nobiltà furono esclusi dal dogato nell'età dei dogi popolari, ossia della nobiltà nuova; ebbero invece alcuni dogi biennali: Stefano (1663-5), Girolamo (1699-1701), Domenico (1707-9) e Lorenzo (1744-46). I, orenzo di I70menico, religioso, di vita veramente nobile e specchiata, carissimo a Innocenzo VIII e da lui fatto cardinale, venne ascritto col fratello Pietro alla famiglia Cybo. Meritano di essere ancora ricordati Angelino, navigatore e mercante, celebre per un viaggio e un'azienda commerciale in India con Benedetto Vivaldi e Percivalle Stancone;Lipriano, oltre che marinaio, archeologo; Ansaldo, architetto militare, che nel 1638 costruì le nuove mura di Genova.
Bibl.: Mancano della famiglia De Mari dirette fonti bibliografiche; le varie genealogie che si conservano manoscritte nelle biblioteche genovesi sono incerte e oscure. - Su Ansaldo cfr. G. Caro, Ein Reichsadmiral des XIII. Jahrh., in Mitth. d. Institus f. österr. Geschichtforschung, XXIII, iv (1902) e C. Imperiale di Sant'Angelo, Genova e le sue relazioni con Federico II di Svevia, Venezia 1923; su Angelino, navigatore, cfr. Atti della Società ligure di storia patria, IV, p. 185; V, p. 298; XV, p. 317 segg. e Arch. storico ital., s. 3ª, XIII, ii, p. 127; su Cipriano, Atti della Soc. ligure di st. pat., VIII, p. 203, e Giornale ligustico, 1880, p. 212 segg. Sui D. M. dogi v. P. L. Levati, I Dogi biennali, II, Genova 1930; per i D. M. in Corsica v. U. Assereto, Genova e la Corsica, in Giorn. stor. e letter. di Liguria, 1900.