DE BONIS (Bonis), Giovanni Battista
Nacque a Pietragalla (Potenza) da antica famiglia patrizia di Acerenza, il 29 nov. 1699.
Compiuti gli studi secondari filosoficoletterari, si orientò in direzione delle scienze naturali e mediche. La sua formazione culturale e professionale si compì a Napoli, nel cui Studio si addottorò in medicina e dove svolse i primi anni di tirocinio.
Trentenne, tornò nella regione d'origine: quindi occupò varie condotte mediche in provincia di Bari, finché ottenne l'importante condotta di Molfetta e l'ufficio di primo medico della città, stabilendovi la sua residenza. Nello stesso periodo, entrato in contatto, in qualità di medico personale e di famiglia, con illustri personaggi della corte borbonica, ottenne, con decreto regio, la cattedra di eloquenza nell'antico seminario-collegio gesuita di Molfetta, che restava una delle maggiori istituzioni d'istruzione della provincia.
La controversia circa l'uso del latino e del volgare, ormai superata in campo letterario, aveva nel campo della letteratura scientifica, ed in particolare medica, ancora consistenza in quegli anni, e ciò sia per i problemi di diffusione internazionale delle opere scientifiche, sia anche e soprattutto per il possesso comune di un lessico convenzionale. Professore di retorica e di eloquenza, latinista e filologo a suo tempo apprezzato, la scelta del D. fu senz'altro in favore di quella che era la lingua dell'insegnamento universitario e materia di studio nell'insegnamento secondario, il latino. Per di più, abile verseggiatore, le sue opere di scienza medica e di erudizione furono tutte scritte in versi.
Nel 1754 egli pubblicò a Venezia Hydropisia seu de potu aquae in morbis, opera in esametri dedicata a Carlo di Borbone, re di Napoli e di Sicilia.
Riconosciuta l'importanza della giusta idratazione dell'organismo e di una corretta, dinamica distribuzione dei liquidi, il D. ne faceva punto focale per la pratica terapeutica, soffermandosi sulle necessità del bilancio idrico nei casi di affezioni acute generali o localizzate.
L'opera, in quattro libri, conteneva una dettagliata ripartizione della materia. Nel primo libro l'autore procedeva ad un'analisi delle acque migliori, che individuava in quelle sorgive provenienti da vene profonde e sgorganti spontaneamente alla superficie attraverso gli strati rocciosi. Nel secondo libro analizzava le caratteristiche ideali delle acque usate oltre che per bevande anche per bagni. Si interessava, a tal fine, dello sfruttamento a scopo idroterapico, di note sorgenti termali ed analizzava l'azione specifica dell'acqua fredda, ideale per restituire tonicità ed elasticità ai tessuti, per stimolare l'irrorazione sanguigna, contribuendo a migliorare la circolazione superficiale ed a scaldare la pelle, e dell'acqua calda, come causa della dilatazione dei vasi superficiali del sangue e del l'accelerazione del ritmo cardiaco e come stimolatore dell'attività di tutti i tessuti e dell'apparato respiratorio. Nel terzo e nel quarto libro formulava interpretazioni sul meccanisino delle terapie idriche in molte malattie diverse e suggeriva metodi di somministrazione da usare nella pratica medica.
L'opera non giungeva ad elaborazioni originalì né si apriva a particolari prospettive di studi e ricerche, rimanendo, nel suo complesso, piena di suggestioni, desunte da formulazioni tradizionali della materia, e priva, in ultima analisi, di un vero momento sintetico.
Nel 1764 dava alle stampe a Napoli l'opera in esametri De jebre Neapolitana libri duo sull'epidemia petecchiale che era scoppiata a Napoli lo stesso anno e sui rimedi atti ad arrestarla. Dopo la morte del suo unico figlio. Felice, avvenuta nel 1767, pubblicò un solo lavoro, l'epitalamio di cinquecentocinquantun esametri apparso a Napoli nel 1768 nel volumetto In nuptias Ferdinandi IV regis nostri et Mariae Caroiinae, in cui erano anche contenuti una dedicatoria al Tanucci di venti distici ed un'egloga di altri centocinquantaquattro esametri di qualche pregio stilistico. Rimasero inediti lavori di cui aveva già annunciato la pubblicazione, come l'opera scientifica in versi De humani corporis Anatomia, il poema epico De bello Odrysio e molti componimenti poetici in latino, tra cui quelli di genere satirico contro Celestino Orlandi vescovo di Molfetta, con cui era stato coinvolto in aspre polemiche.
Il D. morì a Molfetta il 3 marzo 1772.
Bibl.: E. D'Afflitto, Mem. degli scrittori del Regno di Napoli, I,Napoli 1782, p. 170; S. Gatti, Elogi, I,Napoli 1832, pp. 218 s.; E. De Tipaldo, Biogr. d. Ital. illustri, VIII, Venezia 1841, pp. 464 s.; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, V,Napoli 1848, p. 784.