ALBERTARIO, Davide
Nato a Filighera (Pavia) il i 6 febbr. 1846, proveniente da una famiglia della media borghesia, compì gli studi ginnasiali nel collegio vescovile di Pavia, passando poi al seminario di S. Pietro Martire a Milano, e, quindi, al seminario di Monza. Nel 1864 fu ospite del Collegio lombardo a Roma, ove compì gli studi teologici, e si laureò all'università Gregoriana nel 1868. La prigionia a Monza dell'intransigente mons. Caccia Dominioni, vicario capitolare di Milano, e l'ambiente ecclesiastico romano nel periodo fra la pubblicazione del Sillabo e il Concilio vaticano ebbero una decisiva influenza sull'animo dell'A., che abbandonò le "affezioni liberalesche contratte a Pavia".
Ordinato sacerdote in Milano, entrò nella redazione del quotidiano intransigente Osservatore Cattolico, fondato nel 1864 dal vicario Caccia Dominioni al fine di combattere la forte corrente del clero liberale milanese. Questo aveva sottoscritto l'Indirizzo del clero italiano a Pio IX del Passaglia (1862), aveva costituito una Società Ecclesiastica e dato vita a giornali quali il Conciliatore e il Carroccio; era, di più, protetto allora dal nuovo arcivescovo Luigi Nazari di Calabiana, devoto alla monarchia sabauda e oppositore dell'infallibilismo. L'A., come collaboratore e successore di don Enrico Massara nella direzione del giornale, accentuò, invece, nel 1870, il carattere papale ("col Papa e per il Papa") dell'Osservatore, con accenti antiepiscopalistici, e sostenne una dura campagna contro i rosminiani a difesa del tomismo, che ebbe conferma poi dal pontefice nella Aeterni Patris (1879). Tale battaglia fu da lui condotta anche sulle colonne di Il Popolo Cattolico e del Leonardo da Vinci.
L'A. fu naturalmente un deciso fautore dell'Opera dei congressi e dei Comitati cattolici, ispirata agli stessi motivi di lotta continua e aperta al liberalismo. Egli fece parte del comitato permanente dell'Opera e spesso intervenne ai congressi per sostenere la causa dell'intransigenza e dell'astensione elettorale, della stampa cattolica, delle attività sociali, della necessità, infine, di un'università cattolica in Italia.
La posizione stessa e l'irruenza polemica dell'A. erano tali da procurargli in gran numero ammiratori, ma, soprattutto, avversari. I suoi attacchi si volgevano anche a colpire l'Osservatore Romano e gli stessi orientamenti papali nei primi anni del pontificato leoniano, al tempo dei segretari di stato Franchi, Nina e Jacobini; ciò spiega gli ammonimenti e i richiami che giunsero da Roma al giornalista lombardo, come ai suoi colleghi ed amici dell' Univers di Veuillot e del Siglo Futuro di Nocedal. La dura opposizione e le accuse di debolezza o tradimento rivolte dall'A. ad ogni proposta conciliatorista, alle tendenze politiche dei "conservatori nazionali" (soprattutto nel 1879) ed a quelle prevalentemente culturali e religiose dei cattolici liberaleggianti (Rassegna Nazionale) e rosminiani (Sapienza, Il Rosmini) provocavano le violente proteste e gli attacchi di "transigenti" e di vescovi; questi ultimi, infatti, non tolleravano le critiche ad essi rivolte da laici e sacerdoti nei giornali e nelle adunanze degli "intransigenti" albertariani, denunciando la pericolosa esaltazione del laicato nei confronti della gerarchia e l'insinuarsi di motivi protestanti e, in sostanza, liberali sotto il manto della bandiera papale. I lettori e i sostenitori dell'Ancora, dello Spettatore e della Lega Lombarda non risparmiarono, quindi, l'A., che dovette subire inchieste e processi in seguito a gravi denunce ed accuse di natura morale e religiosa, presentate contro di lui alle autorità ecclesiastiche e civili. Particolare importanza ebbe il processo intentatogli, nel 1887, per ingiurie e diffamazioni, da don Antonio Stoppani; la sua difesa venne allora assunta da G. B. Paganuzzi.
Molti erano, d'altro canto, nel clero e nel laicato, i giovani ammiratori e seguaci dell'A., il quale accentuava ora l'aspetto sociale dell'antica protesta contro il moderatismo. L'Osservatore Cattolico diventava, perciò, l'organo maggiore dei "giovani" cattolici democratici, degli organizzatori di "unioni professionali", dei fautori di una riforma nell'Opera dei congressi; della redazione facevano ormai parte Filippo Meda, Ernesto Vercesi e Angelo Mauri; tra i collaboratori erano Franco Invrea, Romolo Murri e Luigi Sturzo. Il giornale aveva accettato la formula "preparazione nell'astensione", e mirava alla formazione ideologica e organizzativa di un movimento democratico cattolico in vista di un intervento elettorale politico.
Questi propositi non erano graditi ai conservatori cattolici e liberali, che di continuo denunciavano la pericolosità politica e sociale del gruppo albertariano. Il congresso cattolico di Milano (1897) e la vivace protesta dell'Osservatore per il licenziamento di contadini cattolici a Briosco avevano moltiplicato le accuse. In seguito ai moti milanesi del maggio 1898, don A. fu arrestato e processato dal tribunale di guerra di Milano, che lo condannò a tre anni di detenzione. Venne quindi rinchiuso, con Lazzari, Valera, Chiesi e Romussi, nel carcere di Finalborgo, dal quale egli poté. uscire nel maggio 1899.
Negli ultimi anni egli appoggiò e difese le tendenze dei suoi giovani collaboratori, nettamente orientati verso la democrazia. In tal senso si espresse anche in un colloquio con il Vercesi, che venne pubblicato sull'Osservatore del 20 sett. 1902 ed apparve come il suo testamento politico e sociale. Il giorno dopo, 21 sett. 1902, l'A. morì a Carenno (Bergamo).
Bibl.: Opera essenziale per studiare la personalità e la vita dell'Albertario è il suo stesso libro: Un anno di carcere 2557, voll. 2, Milano 1900. Inoltre: G. Grabinski, Storia documentata del giornale l'Osservatore Cattolico di Milano, Milano 1887; R. Della Casa, I nostri, quelli d'ieri e quelli d'oggi, Treviso 1903, pp. 153-164; Rerum Scriptor (F. Meda), D. A., Milano s.d.; E. Vercesi, Don D. A., Milano 1923; L. Cornaggia Medici, Il passato e il presente della questione romana, Firenze 1930; G. Pecora, Don D. A. campionc del giornalismo cattolico, Torino 1934; A. Novelli, Intorno ad una "Vita di don D.. A.", in La Scuola Cattolica, LXIII (1935), pp. 186-201; L. Cornaggia Medici, Anzesignani della Conciliazione (Episodi di una lotta), Fidenza 1936; G. Astori, Mons. Bonomelli, mons. Scalabrini e don D. A., Brescia 1939; L. Cornaggia Medici, Punti sugli ii (a proposito ancora di D. A.), Fidenza 1940; F. Fonzi, L'"Osservatore Cattolico" e i conservatori, in Humanitas, VII (1952), pp. 592-602; G. De Rosa, Storia politica dell'Azione Cattolica in Italia. L'Opera dei Congressi (1874-1904), Bari 1953, pp. 48, 151 e passim; F. Magri, L'Azione Cattolica in Italia, vol. I, Milano 1953, pp. 126-128 e passim; G. Candeloro, Il movimento cattolico in Italia, Roma 1953, pp. 196-199, 280-282 e passim; G. Spadolini, L'opposizione cattolica da Porta Pia al '98, 3 ediz., Firenze 1955, pp. 141-143, 382-384 e passim; F. Fonzi, Don D. A. (la realtà e il mito), in Quaderni di cultura e storia sociale, III (1954), pp. 377-389; N. Vian, Due lettere del vescovo di Mantova Giuseppe Sarto intorno al processo Stoppani- "Osservatore Cattolico", in Rivista di Storia della Chiesa in Italia, sett. -dic. 1954, pp. 383-396; G. De Rosa, Il testamento Politico di D. A., in Rassegna di Politica e di Storia, IV (1957), pp. 18-32; A. Gambasin, Il Movimento sociale nell'Opera dei Congressi (1874-1904), Roma 1958, passim; P. Bondioli, Bonornelli e A. in documenti inediti della Segreteria di Stato di Leone XIII (1881-1884), in Mem. stor. della diocesi di Milano, vol. V (1958), pp. 39 ss.