SUPINO, David
– Nacque a Pisa il 6 marzo 1850, figlio primogenito di Moisè, mercante, collezionista e appassionato d’arte, e di Rachele Rignano.
Iscrittosi alla facoltà giuridica pisana, si laureò nel luglio del 1872, superando gli esami speciali di rito (non ottenendo la lode solo a filosofia del diritto e economia politica) e discutendo una tesi in tema di colpa nei contratti. Allievo di Francesco Buonamici (del quale avrebbe pronunciato poi l’orazione funebre: Parole dette nella Regia Università di Pisa dinanzi alla salma di Francesco Buonamici, Pisa 1921), intraprese subito la via del foro. Nel 1875 era già iscritto all’Ordine pisano degli avvocati e ne fece parte, in assenza di dati precisi, almeno fino al 1894. Nello stesso anno sposò Regina Perugia, che morì prematuramente nel 1895 e con la quale ebbe due figlie: Margherita e Lina.
Ottenne la libera docenza per titoli in diritto commerciale a Pisa nel 1876 da una commissione, composta da Buonamici, Giovanni de Gioannis Gianquinto e dal canonista (e da alcuni anni docente di enciclopedia giuridica e filosofia del diritto) Raimondo Gozani, la quale valutò che egli, «ben fornito di quel criterio legale che riesce specialmente opportuno alla interpretazione delle leggi», aveva mostrato «conoscenza pienissima della dottrina commerciale», sottolineò che nei suoi lavori «gli autori inglesi e francesi [erano] citati, ma non copiati» e giudicò i suoi scritti, pur criticabili in alcuni punti, ricchi «di giurisprudenza» e utili «non solo per la teoria, ma anco per la pratica» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Istruzione superiore, Università scuole, istituti superiori, personale docente, b. 2044, cc. n.n.). Affiancò inizialmente, per poi subentrargli, Filippo Serafini e fu il primo docente specialista a Pisa dai tempi dell’insegnamento di diritto patrio e commerciale retto da Giuseppe Montanelli (del quale dichiarò di aver consultato uno «schema delle lezioni» autografo: Onoranze a Giuseppe Montanelli, in Archivio giuridico, XLIX (1892), pp. 283 s.). Salì in cattedra pronunciando la lezione inaugurale Delle condizioni necessarie alla prosperità del commercio (Pisa 1876), per una materia raccomandata agli studenti del terzo e quarto anno e frequentata da settanta allievi nel 1876 e rispettivamente trenta e cinquanta nei due anni successivi.
Dalla lezione introduttiva traspariva la sua visione liberista, che osteggiava qualsiasi tipo di limitazione alle forme di rendimento del denaro (considerate ostacoli alla prosperità del commercio) e promuoveva il raggiungimento di un regime bancario libero, governato da idonee norme repressive, ma necessariamente preceduto da un sistema transitorio idoneo a giungere alle condizioni d’incremento economico e progresso sociale ancora assenti. La materia che si accingeva a insegnare era vista come l’occasione per fornire strumenti a una economia in prepotente sviluppo e per la costruzione di una legislazione speciale basata su buona fede (il cui mancato rispetto doveva essere sanzionato in maniera decisa) ed equità, sul rispetto della cifra consuetudinaria di ogni momento del diritto commerciale e sulla semplificazione delle forme contrattuali.
Dopo alcuni anni d’insegnamento all’Istituto Cesare Alfieri di Firenze e dopo aver già avanzato domanda nel 1877 (scrivendo al ministro di aver avviato l’insegnamento «senza abbandonare del tutto l’esercizio dell’avvocatura», con la coscienza che il suo «obiettivo [era] sempre stato la scienza del diritto, particolarmente quella del diritto commerciale» (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione Istruzione superiore, Università scuole, istituti superiori, personale docente, b. 2044, cc. n.n.) ottenne il posto di professore straordinario di diritto commerciale nel suo ateneo nel 1878. Anche l’acquisizione dell’ordinariato passò per due tentativi nel 1881 e nel 1882 e per la partecipazione al concorso di Napoli (nel quale gli fu preferito Alberto Marghieri). A partire dall’anno accademico 1883-84 fu nominato professore ordinario di diritto commerciale nella facoltà giuridica pisana, della quale nello stesso 1884 divenne preside.
Non dimenticando alcuni scritti forensi (Intorno ad una deliberazione proposta all’assemblea generale degli azionisti della Cassa prestiti, risparmi e depositi di Campiglia Marittima, Pisa 1880; Parere nella causa contro Lazzaroni barone Michele e Nizzola Emilio per delitto di aggiotaggio, Pisa 1894; Banca scledense e Alliata. Note di discussione e parere, Pisa 1897), la produzione scientifica di Supino, ricchissima di interventi sulle maggiori riviste dell’epoca e qualificata da «particolare rigore sistematico, servito da una trattazione asciutta e lineare» (Volante, 2013, p. 1923), ruota intorno alle molteplici edizioni (diciassette tra il 1889 e il 1934) e traduzioni in lingua spagnola (a cura e con annotazioni di Lorenzo Benito, docente a Valencia e Salamanca) delle Istituzioni di diritto commerciale (le prime quattro edizioni con il titolo Diritto commerciale) tutte «rivedute e ampliate» e aggiornate quanto a dottrina, legislazione e giurisprudenza.
In questo testo il diritto commerciale era trattato, con «disegno fortemente antagonista al pandettismo imperante», come vera e propria disciplina scientifica autonoma perché rappresentante «l’ordinamento proprio non di una categoria di soggetti, ma di una dimensione diversa della vita civile» (Volante, 2013, p. 1923). In una sezione introduttiva se ne forniva la definizione, la ragion d’esser, i rapporti con gli altri insegnamenti, una serie di cenni storici e l’indicazione delle fonti. Il testo nella versione definitiva era poi articolato in quattro libri: il primo dedicato al commercio in generale, il secondo alle obbligazioni commerciali, il terzo al commercio marittimo e il quarto alle azioni, nel quale erano trattate in particolare le tematiche del fallimento, della prescrizione e della giustizia commerciale.
Al manuale fecero da contorno una serie di interventi di carattere monografico (sovente dotati di ricche appendici). Al primo, Le operazioni di borsa secondo la pratica, la legge e l’economia politica (Torino 1875) – un «primo vero compendio di quello che oggi va sotto il nome di diritto dei mercati finanziari» (Volante, 2013, p. 1924) –, seguì un ampio studio sul conto corrente (in Archivio giuridico, 1877, vol. 19, pp. 457-529), un volume su La rivendicazione nel fallimento (Firenze 1881) e, dopo più interventi sul tema, il contributo al Commento al codice di commercio curato da Prospero Ascoli in tema di cambiale e assegno bancario (Verona 1901), argomento sul quale Supino sarebbe ritornato nel 1934 riflettendo sulla nuova legislazione emanata: Le nuove leggi sulla cambiale e sull’assegno bancario, con raffronti alle convenzioni di Ginevra, alle corrispondenti abrogate disposizioni del Codice di commercio e della legge sull’assegno circolare (Firenze 1934).
Nel 1883, all’indomani della promulgazione del codice di commercio, dopo aver collaborato a lungo con Il Casaregis, La Legge e l’Archivio giuridico, fondò e diresse con Filippo Serafini (dopo la morte di Serafini da solo e, poi, dal 1910 con la collaborazione di Pietro Cogliolo) la rivista Il diritto commerciale (poi, dal 1921, Il diritto commerciale e la parte generale delle obbligazioni). Nel primo numero della rivista del codice appena promulgato disse che «senza dubbio [era] molto migliore di quello» precedente, perché vi si trovavano «regolati ed in gran parte risoluti secondo i voti della scienza e della pratica, molti punti che fino ad ora erano oggetto di gravi controversie» e «importantissimi istituti» prima ignorati, come la «legislazione delle società commerciali» e quella sul fallimento (Il nuovo codice di commercio, in Archivio giuridico, I (1883), pp. 3-4). Più critico fu, invece, a riguardo dell’intervento governativo di «coordinamento» con la restante normativa, che, anziché tale, gli apparve come un contenitore di non pochi interventi sostanzialmente modificativi della normativa codicistica appena approvata. In ogni modo, pur giudicando positivamente il testo promulgato, già nel settembre 1891 intervenne al Congresso giuridico di Firenze in merito alla sua revisione mettendo in evidenza alcune imperfezioni che a suo dire erano state frutto principalmente del lungo iter di preparazione (Per la revisione del codice di commercio, ibid., IX (1891), pp. 626-646).
Rettore dell’Università di Pisa dal 1898 al 1920, nel 1919 Supino fu nominato senatore per la XXI classe e si affiliò al gruppo liberale democratico, poi Unione democratica. Durante il periodo in cui sedette in Senato fu membro di varie commissioni, intervenne più volte in aula e sottoscrisse vari progetti di legge, avendo anche l’occasione di commemorare il collega Carlo Francesco Gabba (1920). Entro queste attività spicca la nomina a membro della Commissione reale e parlamentare per la riforma dei codici (alla quale deve essere riferita la Relazione al Senato del Regno sulla riforma del codice di commercio: criteri generali della riforma, libri primo e quarto del codice, Roma 1923) e quella a commissario di vigilanza sulla circolazione e sugli istituti di emissione (1921). Nel 1928 fu affiliato all’Unione nazionale del Senato, che l’anno dopo divenne Unione nazionale fascista del Senato e che nell’ottobre del 1932 lo propose, lui assentendo «di buon grado», per il tesseramento al Partito nazionale fascista. Con lettera del dicembre dello stesso anno, però, la domanda fu respinta senza motivazioni palesi. Durante l’insegnamento e l’esperienza parlamentare percorse tutto il cursus dell’Ordine della Corona d’Italia e dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro fino a divenire in entrambi i casi grande ufficiale (1909 e 1925).
Resse la cattedra universitaria fino al 1925, avendo ricoperto per alcuni anni e fino al 1901 anche l’incarico dell’insegnamento di scienza delle finanze e diritto finanziario, e continuò a scrivere sulla sua rivista fino a pochi mesi prima della morte, avvenuta a Pisa il 3 maggio 1937. Riposa nel cimitero ebraico pisano.
Fonti e Bibl.: Firenze, Biblioteca nazionale, Carteggi Barbèra, 1, 162 (1889), 2, 79 (1892); Carteggio Chiappelli, 10, 78 (due lettere 1881); Carteggio De Gubernatis, cass. 119, 45 (1880); Gherardo Nerucci, N.A. 885, XXII, 82 (1903), N.A. 885, XXIII, 98 (1905); Pisa, Archivio dell’Università, Fascicoli docenti, f. Supino David; Verbali esami di laurea nelle diverse facoltà, nn. 45 e 45bis, ad nomen; Archivio dell’Ordine degli avvocati, Adunanze di consiglio, 1, cc. 2, 42, 238; Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Direzione generale Istruzione superiore, Biblioteche e affari generali, b. 25, f. 28, 1, b. 102, f. 115, 1 (Università di Napoli, 1883); Ministero della Pubblica istruzione, Direzione istruzione superiore, Università scuole, istituti superiori, personale docente, b. 2044; Roma, Museo centrale del Risorgimento, Archivio Pasquale Stanislao Mancini, b. 753/6; Indice generale [...] delle discussioni del Senato del Regno, Roma s.d., legislatura XXV, 1919-21, p. 3916, XXVI, 1921-23, p. 6125, XXVII, 1924-29, p. 11.879, XXVIII, 1929-34, p. 7593, XXIX, 1934-39, p. 4973; David Supino, Pisa 1937 (fascicolo commemorativo contenente l’elenco delle opere, pp. 7-20 e il necrologio di Lorenzo Mossa, pp. 29-37); L. Mossa, Scienza e metodi del diritto commerciale, in Rivista del diritto commerciale, 1941, n. 1, pp. 109 s.; S. Mazzamuto, I giuristi dell’Ateneo pisano e la questione ebraica, in Gli ebrei a Pisa (secc. IX-XX), a cura di M. Luzzati, Pisa 1998, pp. 341 s.; E. Gentile, Il totalitarismo alla conquista della camera alta, in Il totalitarismo alla conquista della camera alta. Inventario e documenti dell’Unione Nazionale fascista del Senato..., a cura di E. Campochiaro, Soveria Mannelli 2002, ad ind.; R.P. Coppini - A. Breccia - M. Moretti, L’ateneo di Pisa tra l’Unità e il fascismo, in Annali di storia delle università italiane, XIV (2010), pp. 51-64; A. Monti, Angelo Sraffa. Un ‘antiteorico’ del diritto, Milano 2011, p. 3; R. Volante, S., D., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), diretto da I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1923 s.; I Supino. Una dinastia di ebrei pisani fra mercatura, arte, politica e diritto (secc. XVI-XX), a cura di F. Angiolini - M. Baldassari, Pisa 2015 (in partic. R. Teti, D. S., pp. 173-179); https://notes9.senato.it/ Web/senregno.NSF/Senatori, ad nomen.