Hume, David
Hume, David Filosofo scozzese (Edimburgo 1711 - ivi 1776). Esponente della scuola scozzese di economia, che collegava lo sviluppo economico con il progresso storico, fu tra gli ispiratori di A. Smith (➔). La sua concezione filosofica è espressa soprattutto nel Treatise of human nature (1739-40). Le sue idee economiche sono sviluppate in particolare negli Essays, moral, political and literary (1758). È celebre la sua critica alla teoria della bilancia commerciale (➔) auspicata come attiva dai primi mercantilisti. Tale teoria aspirava a un’eccedenza permanente delle esportazioni sulle importazioni (➔ anche mercantilismo). H. argomentò che una continua eccedenza di esportazioni fa entrare nel Paese un eccesso di denaro e aumenta i prezzi, tra cui quelli delle merci esportate. Ciò scoraggia le esportazioni, riportando la bilancia in equilibrio. Questo argomento è considerato la prima formulazione della teoria quantitativa della moneta (➔ monetarismo), in base alla quale le variazioni monetarie nel lungo periodo non influiscono sull’economia reale. H. fu tra i primi a proporre il concetto di lusso moderato, ritenendo positivo l’aumento dei confort dei ceti produttivi (imprenditori, operai, professionisti, artigiani e commercianti), perché incoraggia l’industriosità; condannò aspramente, invece, l’ostentazione del lusso degli aristocratici, che sottrae ricchezza all’investimento. Egli introdusse l’idea che il ceto medio è il motore dello sviluppo e approfondì il concetto di simpatia (➔), poi ripreso da Smith. Accanto all’interesse per sé, la persona è mossa da una naturale empatia verso gli altri e dal desiderio di compiacere. Anche questo fattore è importante per il progresso economico e civile.