DEL CARRETTO, Daniele
Nato nella prima metà del secolo XIV, apparteneva alla nobile famiglia dei marchesi Del Carretto che si era da tempo stabilita sia nel territorio intorno a Savona, sia nei pressi di Alba.
Due stanziamenti diversi, il primo aperto ad una vivace economia mercantile e a vaste prospettive mediterranee, il secondo più ancorato alla realtà feudale e rurale della regione subalpina. Più vicina ad Avignone che a Roma, la famiglia manteneva stretti rapporti con l'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme. In cambio di donazioni, molti Del Carretto vennero accolti nell'Ordine come "fratres": è il caso, ad esempio, di Manuele che fu ammiraglio dell'Ordine nel 1330 e nel 1332 e fu nominato priore di Lombardia nel 1335.
Non conosciamo con certezza il ramo della famiglia cui il D. apparteneva. Forse discendeva da un più vecchio Daniele e forse fu nipote, ex fratre, di Ottobono, vescovo di Acqui, e cugino di Luchino, Enrico, Bonifacio e Percivalle, figli di Guglielmo, fratello di Ottobono.
Cresciuto in un periodo di turbolenze e di guerre, il D. nel 1350 era stato "miles" dell'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme e forse prestò servizio a Rodi prima di questa data o tra il 1350 e il 1358. È probabile, inoltre, che egli fosse stato anche al servizio del pontefice, dato che il 12 marzo 1350 Clemente VI scrisse al maestro dell'Ordine a Rodi sollecitando per il D. il priorato vacante di Roma e Pisa e nella stessa data chiese al vicario dell'Ordine in Italia di conferire al D. le commende vacanti di Racconigi, presso Torino, e di "Mezada" nei dintorni di Asti. Sempre il 12 marzo 1350 il pontefice si rivolse alle autorità di Ponti, nelle vicinanze di Acqui, dando loro disposizioni per la consegna al D. del castrum e della villa di Ponti, che erano state concesse a Luchino Visconti quando i fratelli di questo erano stati uccisi da Luchino Del Carretto.
Negli anni successivi il D. fu formalmente un "frater" dell'Ordine di S. Giovanni, e visse delle rendite dei benefici dell'Ospedale che il papa riuscì a fargli assegnare, ma nella sostanza fu uno dei principali funzionari amministrativi dello Stato pontificio in Italia. Il caso del D., peraltro, non costituisce una eccezione: nel 1342 tutti i rettori provinciali pontifici risultano essere ospedalieri.
Dal giugno ad agosto 1358 lo troviamo in Provenza insieme con Juan Fernández de Heredia, anche lui ospedaliero e rettore pontificio del Contado Venassino: il D. conduceva un piccolo gruppo delle truppe papali che operavano contro i mercenari disoccupati i quali stavano minacciando Avignone. Inviato da Urbano V al cardinale Egidio de Albornoz, legato in Italia, nella tarda estate del 1363 (il 30 agosto era in procinto di partire), il D. fu rettore pontificio della città di Bologna per un breve periodo nel mese di gennaio dell'anno 1364.
Si stava allora per concludere la pace tra la Chiesa e i Visconti di Milano mentre l'Albornoz doveva essere sostituito da Androin de la Roche. Per incarico del cardinale il D. ricevette il 12 gennaio, dalle mani di Gómez de Albornoz, nipote del cardinale, le chiavi della Città; il 20 fu proclamata solennemente la pace; il 22 il D. consegnò Bologna al vescovo della città, all'arcivescovo di Candia e a Filippo de Mézières, cancelliere di Cipro, i quali lo confermarono come rettore e ricevettero il suo giuramento. Il 27 gennaio, infine, il D. partì da Bologna dopo aver lasciato il vicariato cittadino ai rappresentanti di Androin de la Roche. Appare evidente che il vicariato bolognese fu assegnato al D. soprattutto per evitare al cardinale de Albornoz di cedere la città direttamente al suo rivale Androin. Il D. inoltre, si prese cura dell'amante di Gómez de Albornoz, una certa Nicia.
Prima del 3 apr. 1364 il D. divenne rettore pontificio nella provincia di Romagna. Nell'aprile 1365 era ad Imola per reprimere una rivolta; qui fu raggiunto dall'ordine di Urbano V di lasciare la città e di ridurre le spese. Era ancora rettore di Romagna nel settembre 1365 ma lasciò il posto prima del 26 giugno 1367.
Nel frattempo il D. era riuscito ad ottenere altri benefici dall'Ordine. Il 6 maggio 1356 egli risulta commendatore di S. Guglielmo di Pavia. In quella data fu incaricato di trattare gli affari dell'Ospedale a nome del maestro e si trovava probabilmente ad Avignone dove un'assemblea di ospedalieri stava discutendo importanti questioni. Prima dell'agosto 1363 fu commendatore di Nizza presso Asti, ed era titolare delle due commende inglesi di Swinfield e di Buckland quando, il 3 apr. 1364, Urbano V chiese per lui il priorato di Venezia. Il 18 nov. 1364 il pontefice chiese qualche altro priorato per il D. e si rivolse al re d'Inghilterra e al priore ospedaliero inglese perché fossero pagate al D. le rendite dalle commende di cui era titolare.
Il rettore di una provincia pontificia aveva bisogno certamente di una entrata consistente; perciò il 19 ott. 1365 il D. fu nominato priore di Lombardia per la durata di dieci anni e ricevette le commende di Asti, Moncalieri, Moirano e Santa Croce di Tortona. Rinunciò allora alle commende di Pavia e di "Massio" (probabilmente S. Maria della Masone sopra Vogona presso Novara). Il 2 genn. 1366 fu autorizzato a ricevere Guglielmo Del Carretto come "frater miles" dell'Ospedale, e nel medesimo periodo fu impegnato da problemi di debiti e da altre questioni del priorato di Lombardia.
Tra il 23 giugno e il 1° luglio 1370 Urbano V nominò il D. rettore delle province di Campagna e Marittima con sede a Frosinone. In tale veste il D. tornò ad occuparsi di amministrazione locale, di questioni giuridiche e di vari altri problemi che riguardavano le Comunità provinciali. Il 25 ag. 1370 - ad esempio - il papa, a Montefiascone, gli ordinò di restituire alla famiglia Caetani un mulino ed una torre nella diocesi di Anagni.
Il 5 giugno del 1371, fu anche nominato rettore di Benevento, carica che teneva ancora nel novembre 1374. Il D., comunque, non risiedeva stabilmente in queste province. Nel 1373 il papa lo incaricò di raggiungere l'esercito di Amedeo di Savoia ed Enguerrand de Coucy; in agosto e in settembre il pontefice pensava di inviarlo a Napoli ed a Cipro; nel novembre era ad Avignone. Nel gennaio 1374 il D. fu raccomandato alle autorità di Roma e della campagna circostante, e il suo rapporto sulle fortificazioni di Benevento fu elogiato. Il 22 febbraio fu menzionato come capitano di Piacenza e del suo distretto. Il 2 marzo fu autorizzato a stringere alleanze e tregue e ad imporre multe in Lombardia.
Il 13 maggio 1374 il D. fu incaricato di tornare in Campagna e Marittima, e nell'ottobre-novembre del medesimo anno era a Frosinone per domare una rivolta. Il 2 genn. 1376 il pontefice gli ordinò di recarsi a Rieti per assumere il governo cittadino e per imporre riforme; il 9 novembre 1376 e il 23 luglio 1377 egli era di nuovo a Frosinone. Poco dopo rinunciò all'ufficio di rettore di Campagna e Marittima, che aveva tenuto durante un periodo di straordinarie difficoltà nello Stato pontificio.
Il servizio papale, comunque, continuava a fruttargli ricompense. Il 1° marzo 1371 Gregorio XI richiese al maestro di Rodi di concedere al D. la commenda di Cipro, che era molto ricca per le piantagioni di canna da zucchero; questa e altre richieste furono ripetute in più bolle papali. Nei diplomi della cancelleria pontificia il D. compare con il titolo di "commendatore" di Cipro a partire dal 13 ag. 1373 e subito dopo il papa dispose che venissero pagate al D. le rendite di quella commenda; il 5 novembre, poi, il papa dette istruzione a fra' Giorgio dei marchesi di Ceva di recarsi a Cipro per governare la commenda a nome del Del Carretto. In realtà, però, il D. era ancora priore di Lombardia e come tale ricevette bolle pontificie che lo invitavano a concedere a ospedalieri varie commende di quel priorato. Soltanto il 9 dic. 1374, Robert de Juilly, maestro dell'Ospedale, durante una sua visita a Benevento, concesse al D. la commenda di Cipro per dieci anni, consentendogli di tenerla insieme con la commenda vacante di S. Giovanni di Capite Arena di Genova.
Il D. non governò questo priorato né queste commende direttamente, perché fu sempre più occupato dagli affari dell'Ordine. Nel novembre del 1373 partecipò ad un'importante assemblea di ospedalieri, tenuta ad Avignone e promossa dal papa, per preparare un passagium, o spedizione, contro i Turchi. A Benevento il 9 e il 10 dic. 1374 il maestro di Rodi dette licenza al D. di nominare sette "fratres milites" dell'Ospedale ed egli stesso dovette essere autorizzato a prendere parte alla spedizione. Questa fu più volte rinviata sia a causa di difficoltà finanziarie, sia per i progetti di Gregorio XI di riportare in Italia la Sede apostolica. Tuttavia il 1° marzo 1377 Gregorio XI, tornato a Roma, concesse a quattro ospedalieri, fra cui il D., l'autorizzazione ad alienare terre dell'Ospedale in Italia per raccogliere denaro con cui sovvenzionare il passagium. Il D. fu anche fra coloro che negoziarono l'ingaggio del fiorentino Aldobrando (probabilmente Aldobrando Baroncelli), come comandante delle navi della spedizione dell'Ospedale.
Questi preparativi avvenivano molto probabilmente nell'estate del 1377, poiché bolle papali del 1° giugno e del 26 agosto di quell'anno menzionano il D. come uno dei partecipanti al passagium. Il 1° giugno al D. e ad altri furono concesse nuove licenze per la vendita di terre dell'Ospedale, per cinque anni, al fine di finanziare questa spedizione. Dopo la concessione, il 21 agosto, di alcune dispense papali in suo favore, il D., fra il 23 luglio e il 1° settembre, rinunciò al suo ufficio di rettore di Campagna e Marittima.
In preparazione del loro passagium gli ospedalieri ottennero da Giovanna, regina di Napoli, il principato di Morea. Il D. fu probabilmente tra coloro che negoziarono questo accordo e dopo la sua conclusione la regina Giovanna lo inviò come bailo in Morea, il cui governo egli assunse in nome dell'Ospedale, probabilmente nell'autunno del 1377; la sua precedente esperienza amministrativa nello Stato pontificio lo rendeva adatto al compito. Il D. partì per la Grecia e convocò i prelati e i baroni del principato, affinché si portassero a Chiarenza per udire gli ordini della regina. Essi vi si recarono, prestarono il giuramento consueto e gli consegnarono il controllo delle fortezze e di tutto il paese. Qualche tempo dopo il D. cadde malato e morì a Chiarenza poco prima del dicembre del 1378.
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