Amfiteatrov, Daniel Aleksandrovič
Compositore e direttore d'orchestra russo, naturalizzato statunitense, nato a San Pietroburgo il 29 ottobre 1901 e morto a Roma il 7 giugno 1983. Di formazione improntata allo stile tardo-romantico di O. Respighi, A. appartiene a quella schiera di compositori europei votati alla musica colta che il sistema hollywoodiano assorbì, e in qualche modo fagocitò, costringendone la vena creativa all'interno di una produzione fortemente codificata. Nella sua ampia filmografia non mancano tuttavia produzioni di notevole valore, a partire dalla prima colonna sonora che realizzò per un film italiano: La signora di tutti (1934) diretto da Max Ophüls, inimitabile esempio di 'musica déco' per un 'cinema déco'.Cresciuto in un ambiente letterario (era infatti romanziere e drammaturgo il padre Aleksandr), iniziò gli studi musicali a San Pietroburgo, con V.V. Ščerbačëv e Ja. Vitol. Poiché il padre dovette fuggire dalla Russia per motivi politici, A. proseguì i suoi studi a Praga, con J. Křička, e poi a Roma, dove la famiglia si stabilì nel 1921. All'Accademia di Santa Cecilia ebbe come docente O. Respighi. Diplomatosi nel 1924, si dedicò subito alla direzione d'orchestra: prima come maestro sostituto all'Augusteo (il grande auditorium romano di lì a poco smantellato), poi come titolare ai microfoni dell'EIAR di Torino. Contemporaneamente intraprese una carriera internazionale che l'avrebbe portato a lavorare con orchestre europee e statunitensi. Il richiamo della cultura statunitense cominciò a farsi strada anche nell'A. compositore (si pensi al poema sinfonico Panorama americano, del 1933, cui arrise una certa fortuna) che nel 1937 si trasferì definitivamente negli Stati Uniti, assumendo la direzione delle orchestre di Minneapolis e Boston. Nel 1944 prese la cittadinanza statunitense.
Dalla metà degli anni Quaranta l'attività di compositore di musica colta (il genere più frequentato resta il poema sinfonico: oltre a Panorama americano occorre ricordare almeno il Poema del mare, 1925) cominciò ad alternarsi con quella di autore di colonne sonore, cui A. non si era più dedicato dopo il prestigioso esordio del 1934. Il primo successo hollywoodiano giunse così con Lassie, come home (1943; Torna a casa, Lassie) di Fred M. Wilcox; ma in seguito avrebbe avuto incontri più incisivi: con William Dieterle, per la commedia I'll be seeing you (1944; Al tuo ritorno), di nuovo con Ophuls, per lo struggente Letter from an unknown woman (1948; Lettera da una sconosciuta), quindi con Joseph L. Mankiewicz, per il film drammatico House of strangers (1949; Amaro destino) e, più tardi, con Fritz Lang, per Human desire (1954; La bestia umana), remake di La bête humaine di Jean Renoir. Con le colonne sonore per Guest wife (1945; Quella che non devi amare), una commedia di Sam Wood, e per Song of the South (1946; I racconti dello zio Tom), film musicale per ragazzi diretto da Harve Foster e Wilfred Jackson, ottenne due candidature all'Oscar. Negli anni Cinquanta, quando l'attività cinematografica di A. si fece più serrata e la vena artistica divenne meno brillante, produsse per lo più colonne sonore di mestiere, al servizio di abili registi-artigiani. Arrivarono così le musiche per The desert fox (1951; Rommel, la volpe del deserto) di Henry Hathaway o per The last hunt (1956; L'ultima caccia) di Richard Brooks. Rientrato in Italia nel 1959, tornò alla sua originaria passione musicale, il genere sinfonico, e si misurò con un tardivo esperimento operistico (The staring match, 1965). Continuò comunque a lavorare per il cinema statunitense con registi prestigiosi come George Cukor, per Heller in pink tights (1960; Il diavolo in calzoncini rosa), e Sam Peckinpah, per Major Dundee (1965; Sierra Charriba), ma con esiti modesti. Compositore colto per formazione, ma artigianale per metodo di lavoro, A. avvertì che la sua stagione hollywoodiana era conclusa e si ritirò in Italia.Con lo scritto La musica per film negli Stati Uniti d'America (in La musica per film, a cura di E. Masetti, 1950, pp. 118-28) svolse un'interessante riflessione storica sullo sviluppo di questo genere di composizione nell'industria hollywoodiana degli anni Trenta.
G. Gualerzi, C. Marinelli Roscioni, 50 anni di opera lirica alla Rai 1931-1980, Torino 1981, pp. 43, 57 e 68.
G. Rondolino, Cinema e musica, Torino 1991, pp. 77, 78 e 80.
C. Palmer, S. Miceli, Amfitheatrof Daniele (Alexandrovich), in The new Grove dictionary of music and musicians, ed. S. Sadie, 1° vol., New York 2001², ad vocem.