Varano, da
Negli anni della giovinezza di M., la città e lo Stato di Camerino vivono il periodo di maggiore splendore: dal 1464 ne è signore unico, dopo la morte del cugino Rodolfo IV con cui era andato al potere nel 1443, Giulio Cesare da Varano (1433-1502). La famiglia, che lega l’origine e il nome all’omonimo feudo prossimo a Camerino, si era affermata in città nei primi decenni del Duecento con un Rodolfo di Gentile, che aveva svolto incarichi istituzionali per il comune, grazie anche a una preparazione giuridica non consueta, soprattutto se il personaggio va identificato con il «R. de Varano», segnalato da Pier delle Vigne come iudex e civilis scientiae professor (in Petri de Vineis [...] epistolarum [...] libri VI, curavit J.R. Iselius, 1740, III.11, p. 404; v. anche Falaschi, in I da Varano e le arti, 2003, p. 25).
È comunque con il figlio di Rodolfo, Gentile I, che inizia l’ininterrotta supremazia della famiglia su Camerino e il territorio intorno, progressivamente sottomesso: di stabile fede guelfa e ‘popolare’, Gentile, dopo l’occupazione della città attuata nel 1259 dall’esercito del re di Sicilia Manfredi, arma e riconduce nel centro distrutto i cittadini esuli, assume responsabilità politiche e incarichi per la Sede apostolica, guida la ricostruzione, soprattutto riserva a sé stesso la carica di ‘capitano a guerra’, per cui Camillo Lilii (m. nel 1665 ca.; v. Canfora 1998, p. 43), il maggiore storico camerte, può affermare: «L’atterramento di Camerino servì per innesto molto fortunato alla famiglia Varana» (C. Lilii, Istoria della città di Camerino, a cura di F. Camerini, 1835, p. 1).
Nel corso degli anni 1433-43, inganni familiari – perpetrati con l’avallo delle autorità pontificie – e insurrezioni di ispirazione borghese portano all’eliminazione dei maschi adulti della famiglia signorile. Dallo sterminio, taciuto negli scritti di M., si salvano solo due bambini di pochi mesi, i cugini Giulio Cesare e Rodolfo IV, figli rispettivamente di Giovanni II e di Piergentile I, fatti eliminare dai fratellastri Gentilpandolfo e Berardo. Il delitto incoraggia l’eccidio degli altri congiunti e il varo di un regime repubblicano, per il quale Camerino pagherà, tuttavia, un alto prezzo, per il continuo stato di guerra e i tributi imposti dal duca di Milano Francesco Sforza, presente nella Marca di Ancona con il disegno di sottrarla al papato, dapprima come vicario pontificio poi come gonfaloniere della Chiesa. Rodolfo IV deve la vita alla madre Elisabetta Malatesta, che si rifugia a Pesaro presso i genitori, da dove continua a reclamare i diritti dinastici del figlio su Camerino; Giulio Cesare, invece, viene salvato dalla zia Tora da V. che, già vedova di Niccolò Trinci signore di Foligno, si rifugia presso la sorella Guglielma, moglie di Battista Chiavelli signore di Fabriano.
Al termine dell’avventura sforzesca nelle Marche, negli ultimi mesi del 1443, grazie a favorevoli circostanze politiche e militari e ad abili trame di Elisabetta Malatesta, i due giovani rientrano a Camerino a breve distanza di tempo uno dall’altro. Questo ritorno è scandito dalle precise indicazioni di Lilii:
Giulio giovinetto di dodici anni [...] acclamato in quell’ingresso con le voci del Popolo Viva la Chiesa, et il Signore [...] 1444 die 26 Novembris in die Martis DD. Varanei videlicet D.D. Rodulphus, et Iulius Caesar fuerunt riassumpti in statu Camerini [...] Rodulphus IV Petri Gentilis filius cum Iulio Cæsare fratre dominium riassumpsit [...] regnavit una cum Iulio Cæsare fratre patruele annos 21 obiit anno 1464, uxor Camilla Estensis soror Marchionum Ferrariae (Istoria, cit., 1835, p. 198).
All’inesperienza dei due fanciulli sopperisce la tutrice Elisabetta Malatesta, che governa il piccolo Stato con polso fermo, non senza eccessi (per i quali risulterà necessario un provvedimento assolutorio pontificio). Scomparso Rodolfo nel 1464, Giulio Cesare rifiuta di condividere il governo con un figlio del cugino, e forse ne provoca la morte.
Schierati da sempre sul fronte guelfo, i da V., forse proprio per questa adesione senza riserve, stentano più di altri tiranni a strappare alla Sede apostolica un riconoscimento formale della loro signoria; comunque, il vicariato apostolico è attestato almeno dal 1375, mentre già nella prima metà del 14° sec. l’imperatore Ludovico I detto il Bavaro aveva conferito a Gentile II il titolo di vicario imperiale. Trattando dello Stato della Chiesa in Istorie fiorentine I xxx 3 e xxxix 2, fra le terre «dai loro vicari o tiranni occupate» M. non può omettere Camerino occupata «da quelli da Varano». Con titoli anche diversi dal vicariato erano finite nell’orbita della famiglia una pluralità di terre che avevano dato vita a uno Stato signorile tra i maggiori stabiliti nel dominio pontificio: non per nulla Giulio Cesare nell’ottobre 1499 si trova fra coloro che prestano omaggio al vincitore re di Francia Luigi XII dopo la conquista della Lombardia (Principe iii 34). Camerino è un piccolo Stato nel quale si possono arruolare milizie utili alle numerose imprese militari dei principi italiani. Limitandoci a Giulio Cesare e alla seconda metà del 15° sec., è possibile ricordare che egli combatté, oltre che per la Chiesa, anche per Venezia, Firenze, Siena, Napoli.
Rodolfo e Giulio Cesare continuano le politiche matrimoniali già seguite dai loro avi: il primo sposa Camilla di Nicolò III d’Este (da qui il ramo ferrarese); Giulio Cesare sposa la settenne Giovanna Malatesta, figlia di Sigismondo Pandolfo signore di Rimini e di Polissena, figlia naturale di Francesco Sforza. A sua volta, il successore di Giulio Cesare, Giovanni Maria, tramite il matrimonio con Caterina Cibo si troverà imparentato con i Medici e con tre pontefici.
Funesta per la dinastia da V. è la salita al soglio pontificio di Alessandro VI, ma soprattutto lo sono le mire di suo figlio Cesare Borgia, il duca Valentino, tese alla costituzione di un proprio Stato, in special modo a spese delle terre pontificie. Borgia colpisce Camerino prima con pretestuose accuse a Giulio Cesare, poi con l’occupazione militare della città e dello Stato e infine con l’uccisione del principe e di tre figli maschi. Dimostrando cautela e lungimiranza, Giulio Cesare aveva messo al sicuro un figlio legittimo, Giovanni Maria – «con le cose più pretiose» dice Lilii (Istoria, cit., p. 252) −, trasferendolo a Venezia.
Dopo la conquista della città, malgrado un’effimera rioccupazione da parte del partito varanesco nell’ottobre 1502 – risolta attraverso un accordo le cui alternanze M. puntualmente registra durante la seconda legazione al Valentino, (lettere del 28 nov., 18, 23 e 26 dic. 1502, LCSG, 2° t., pp. 471, 503, 517, 520) –, lo Stato camerte è eretto a ducato per il piccolo Giovanni Borgia, nipote o figlio dello stesso pontefice, sotto la tutela di Francesco Borgia, cardinale di Cosenza. L’improvvisa morte di Alessandro VI, nell’agosto 1503, fa svanire il progetto di uno Stato borgesco; con il risultato – per quel che ci riguarda – che il signore di Camerino torna «nello stato suo» come puntualmente annota M. in data 28 agosto (lettera a Giovan Battista Ridolfi, LCSG, 3° t., p. 232). Del resto, il favore di cui godeva la signoria dei da V. è ricordato nella relazione, indirizzata nel 1502 ad Alessandro VI da Ludovico Clodio, un versatile ecclesiastico originario di Caldarola (Angelo Antonio Bittarelli, curatore dell’edizione critica della relazione, coglie nel testo, che fornisce anche consigli di governo, «un anticipo di Machiavelli»; cfr. Bittarelli 1971, p. 146). Nel 1515 Giovanni Maria è finalmente investito del titolo ducale dopo aver militato nell’esercito pontificio ed essersi dedicato al riassetto urbanistico della città. Dal papa Leone X riceve le investiture a prefetto di Roma e conte di Senigallia (1520) e nello stesso anno sposa Caterina Cibo.
Nel 1523 nasce Giulia e Clemente VII concede la successione femminile al ducato: Giulia andrà sposa a Guidubaldo Della Rovere nel 1534, superando i contrasti familiari provocati dalla improvvisa morte di Giovanni Maria (19 maggio 1527).
Bibliografia: C. Lilii, Istoria della città di Camerino, a cura di F. Camerini, Macerata 1835, II parte; B. Feliciangeli, Notizie e documenti sulla vita di Caterina Cibo-Varano, duchessa di Camerino, Camerino 1891; B. Feliciangeli, Ricerche sulle origini dei da Varano signori di Camerino, «L’Arcadia», 1919, 3, pp. 153-212; A. A. Bittarelli, Ludovico Clodio scrittore e politico premachiavellico, «Studi maceratesi», 1971, 5, pp. 129-60; F. Ciapparoni, Introduzione, in Statuta Comunis et populi civitatis Camerini (1424), a cura di F. Ciapparoni, Napoli 1977, pp. XIX e segg.; Camilla Battista da Varano e il suo tempo, Atti del Convegno di studi sul V centenario del monastero delle Clarisse di Camerino, Camerino 7-9 sett. 1984, Camerino 1987 (in partic. P.L. Falaschi, La signoria di Giulio Cesare da Varano, pp. 15-38; F. Ciapparoni, Giovanni Maria Varano duca di Camerino, pp. 39-118); L. Canfora, La biblioteca del Patriarca. Fozio censurato nella Francia di Mazzarino, Roma 1998; P.L. Falaschi, Intorno al vicariato apostolico in temporalibus, in A Ennio Cortese: scritti promossi da Domenico Maffei, a cura I. Birocchi, M. Caravale, E. Conte, U. Petronio, 2° vol., Roma 2001, pp. 1-26; I da Varano e le arti, Atti del Convegno internazionale, Camerino 4-6 ott. 2001, a cura A. De Marchi, P.L. Falaschi, 2 voll., Ripatrasone 2003 (in partic. P.L. Falaschi, Orizzonti di una dinastia, 1° vol., pp. 19-40); Cesare Borgia di Francia gonfaloniere di Santa Romana Chiesa, 1498-1503. Conquiste effimere e progettualità statale, Atti del Convegno di studi, Urbino 4-6 dic. 2003, a cura M. Bonvini Mazzanti, M. Minetti, Ostra Vetere 2005 (in partic. P.L. Falaschi, L’occupazione di Camerino e le proposte di Ludovico Clodio per il governo del Ducato, pp. 289-322).