CUTE o pelle (dal lat. cutis; fr. peau; sp. piel; ted. Haut; ingl. skin)
È la parte fondamentale dell'apparecchio tegumentario (v. tegumentario, sistema). Ricopre sotto forma di membrana continua tutto il corpo e trapassa, in corrispondenza delle aperture naturali, nelle membrane mucose che tappezzano le cavità interne comunicanti con l'esterno. Pelle è nome generico; cute s'usa più particolarmente per indicare la pelle dell'uomo; si chiama cotenna la pelle del maiale e quella dell'uomo ov'è più grossa; cuoio è la pelle dei grossi Mammiferi conciata e privata dei peli; pelliccia invece la pelle dei Mammiferi, in genere provvista di pelo, conciata e usata come indumento.
La pelle, considerata da un punto di vista generale in tutti gli animali esplica molteplici e svariate funzioni; compie un ufficio protettivo, serve per il ricambio di sostanze nutritive e di rifiuto, può essere organo di movimento, regola il calore negli animali omeotermi, è sede di organi luminosi, percepisce infine stimoli sensitivi. Organo del ricambio è specialmente in molti Invertebrati. Tuttavia negli Anfibî la pelle ha la proprietà di respirare e vi sono specie (p. es. Spelerpes) totalmente prive di polmoni, nelle quali tutta la respirazione si compie per mezzo della pelle e dell'epitelio delle prime vie digerenti. Attraverso la pelle possono essere eliminate dall'organismo sostanze gassose e liquide. Nei Mammiferi ciò avviene di regola per mezzo delle ghiandole cutanee. La principale sostanza sotto questa forma è il sudore; vanno inoltre ricordati acidi grassi, grassi neutri, sostanze tossiche disintegrative.
È stato calcolato che l'estensione della pelle dell'uomo s'aggira intorno ai 150.000 cmq. La pelle dell'uomo ha vario spessore secondo i soggetti e nello stesso individuo a seconda delle regioni; misura in genere da mm. 0,5 a 2 di spessore. È sottilissima nelle palpebre; raggiunge 3-4 mm. nella palma delle mani, nella pianta dei piedi e nella nuca. È elastica, distensibile e molto resistente alla trazione.
La superficie libera della pelle presenta sottili rilievi fra loro paralleli che si dicono creste cutanee, solchi interposti e orifizî. Gli orifizî appartengono ai follicoli piliferi dai quali sporgono i peli, ad alcune ghiandole sebacee e alle ghiandole sudoripare. Le creste, specialmente visibili nella palma della mano in corrispondenza delle rosette tattili terminali delle dita, si dispongono in forma ora a vortice, ora ad ansa e ora a spira, sicché ne derivano disegni che sono stati largamente studiati per l'identificazione personale, variando i disegni indefinitamente secondo gl'individui nelle diverse dita della mano e del piede (v. dattiloscopia).
La cute risulta costituita di due strati fondamentali (fig. 1) uno esterno, con struttura epiteliale: epidermide, e uno profondo, di natura connettivale: derma o corium. Al disotto del derma e in sua diretta continuazione si trova il connettivo sottocutaneo. Dei tre strati, specialmente il derma conferisce alla cute la particolare resistenza di cui l'uomo si vale, impiegando in molteplici manufatti la pelle specialmente dei Mammiferi, dopo averla sottoposta a trattamenti chimici e meccanici che vanno sotto il nome di concia (v).
Lo strato corneo dell'epidermide nel linguaggio medico corrente viene spesso indicato come cuticola. Allo stato normale l'epidermide è fortemente aderente al derma sottostante; ma può sollevarsi e parzialmente distaccarsi in seguito a traumi fisici e chimici oppure a particolari malattie. Suol dirsi allora che la pelle è decuticolizzata. Nella pelle dell'uomo l'epidermide presenta un'assai differente grossezza a seconda delle regioni: in generale è spessa da 50 a 150 millesimi di millimetro, ma nella pianta dei piedi può raggiungere lo spessore di mm. 1,5 e più. Con la superficie profonda riposa sul derma e s'adatta alle disuguaglianze di superficie di questo, dovute a rilievi che si dicono papille (fig. 2, 2). Istologicamente possiede i caratteri d'epitelio pavimentoso composto nel quale si possono riconoscere due strati principali, uno profondo, germinativo, corpo mucoso o reticolo del Malpighi, e uno superficiale, strato corneo (fig. 2).
Lo strato germinativo è formato da uno strato secondario basale le cui cellule prismatiche, disposte sopra una sola fila, sono impiantate perpendicolarmente sul derma con una superficie provvista di fibrille che secondo alcuni si continuerebbero con fibrille del connettivo sottostante, mentre, secondo altri, fra i due strati s'interporrebbe una sottile membrana basale. Segue lo strato spinoso formato da più piani di cellule fra loro connesse mediante spine minute le quali, unite per gli apici, lasciano tra loro gli spazî interspinosi attraverso i quali passano i succhi nutritizî portati nel derma dai vasi sanguigni. Le spine sarebbero rilievi della parte periferica delle cellule attraversati da fibrille. Al limite superiore dello strato germinativo si trova lo strato granuloso, che alcuni ascrivono allo strato corneo. Lo strato granuloso risulta di un solo piano di cellule provviste di nucleo e contenenti nel loro protoplasma minuti granuli d'una sostanza solida fortemente colorabile con le sostanze che colorano il nucleo, detta cheratoialina. Sopra lo strato granuloso riposa lo strato lucido appartenente allo strato corneo e formato da cellule con nucleo atrofico uniformemente imbevute d'una sostanza omogenea chiamata eleidina o cheratoeleidina. Viene infine lo strato corneo propriamente detto risultante d'un numero vario di piani di cellule appiattite prive di nucleo, corneificate, cioè contenenti cheratina derivata dall'eleidina. I varî strati descritti nell'epidermide rappresentano le fasi successive di evoluzione d'uno stesso elemento che, contenuto in origine nello strato basale, è arrivato a far parte dello strato corneo. Nello strato basale le cellule si moltiplicano. Quelle dello strato corneo sono oramai morte e per il loro particolare indurimento formano una lamina resistente protettiva; sono destinate col tempo a distaccarsi e a cadere. Nell'uomo, e nei Mammiferi in genere, il distacco delle cellule corneificate più vecchie avviene isolatamente o a piccoli lembi, derivandone la forfora. Ma in altri Vertebrati, specialmente nei Rettili, gli strati superficiali dell'epidermide si distaccano sotto forma di membrana continua che prende nome di esuvie, volgarmente buccia (buccia di serpe).
Il derma, che sottostà all'epidermide, di spessore considerevole (da 0,30 a 3 mm.), sollevato in papille verso l'esterno, risulta essenzialmente formato di tessuto connettivo nel quale decorrono vasi e nervi. Il connettivo è costituito di fasci di fibre collagene (con l'ebollizione producono colla) e di fibre elastiche; è compatto e non contiene cellule adipose le quali invece abbondano nel connettivo sottocutaneo che appunto per questa proprietà vien detto anche pannicolo adiposo. La quantità dl grasso sottocutaneo è variabile da individuo a individuo e a seconda delle regioni. In alcune regioni il pannicolo adiposo appare diviso in due strati, uno superficiale e uno profondo, e fra i due strati si riconosce una membrana fibrosa chiamata fascia superficiale. Nello spessore della fascia superficiale dell'uomo sono contenuti i muscoli volontarî superficiali del collo e della faccia appartenenti al sistema dei muscoli pellicciai, molto più estesi e sviluppati nei Mammiferi e negli Uccelli.
Il colorito della cute dipende da molteplici cause. Quando manca pigmento e lo strato corneo superficiale è sottile, traspare attraverso l'epidermide il derma riccamente vascolarizzato e perciò il colorito è rosso più o meno acceso. Ciò si verifica nei neonati dell'uomo e di molti Mammiferi (topo, maiale, ecc.) e nelle mucose visibili come le labbra. Il colorito più o meno bianco, e più o meno bruno della pelle dell'uomo adulto dipende dallo spessore dello strato corneo e dal pigmento contenuto sotto forma di minuti granuli nello strato basale dell'epidermide: strato corneo e pigmento riducono la trasparenza dell'epidermide. La differente intensità del colorito bruno delle razze negre dipende essenzialmente da maggiore o minore accumulo di pigmento nell'epidermide. Normalmente la pelle dell'uomo non contiene cellule di natura connettivale cariche di granuli di pígmento situate nel derma. Queste cellule, chiamate cromatofore, abbondano invece nella pelle degli Anfibî, dei Rettili e dei Pesci.
Alla pelle sono annessi i peli, le unghie, le ghiandole sudoripare e quelle sebacee. Ma, oltre a questi organi proprî dell'uomo e della maggioranza dei Mammiferi, la pelle può contenere altre formazioni essenzialmente protettive quali le squame, gli scudi, le placche, e le penne variamente foggiate e sviluppate nefle differenti specie di Vertebrati (v. tegumentario, sistema).
Organi di senso cutanei. - Le sensazioni che la pelle raccoglie sono di tre specie; tattili, dolorifiche e termiche. Ma i fisiologi sono oggi portati ad aumentare ancora il numero specifico delle sensazioni cutanee perché ritengono che la sensazione del caldo sia differente da quella del freddo. Le quattro specie di sensazioni surriferite differiscono radicalmente fra loro: non medesimi punti cutanei ricevono impressioni corrispondenti e non medesime fibre conducono ai centri nervosi i differenti stimoli. Devono in conseguenza esistere anche, e innanzi tutto, organi raccoglitori (ricettori) di diversa natura differentemente costituiti.
Lo strato corneo dell'epidermide è privo di terminazioni nervose. Nello strato malpighiano si conosce un'arborizzazione di terminazioni nervose libere, alla quale si è dato il nome di rete del Langerans, dal nome di colui che per primo la descrisse. Terminazioni di questo genere sono state vedute nell'epitelio della cornea, delle labbra, delle guance e della lingua. Poi sempre nello strato malpighiano dell'epidermide, in prossimità dello sbocco delle ghiandole sudoripare, e nell'epitelio della mucosa buccale sono state riconosciute dal Merkel già nel 1875 e poi dal Ranvier altre arborizzazioni di fibre nervose che terminano con espansioni simili a foglie d'edera e però furono dette terminazioni ederiformi. La piccola espansione o menisco, insieme alla cellula epiteliale con la quale si mette in rapporto, è detta corpuscolo del Merkel.
Ma molto più variati per forma e per grandezza, e più complessi per struttura sono gli apparecchi sensoriali situati nel derma e nel connettivo sottocutaneo (fig. 3). Ivi troviamo innanzi tutto varie specie di ternnnazioni libere: sono espansioni ad ansa attorcigliata, gomitoli, oppure fiocchetti popillari detti del Ruffini (che per primo li descrisse), oppure infine terminazioni arboriformi cosiddette del Dogiel.
Conosciamo nell'uomo almeno sei specie differenti di veri e proprî organuli sensoriali cutanei, o corpuscoli, ai quali per riconoscerli si fa di regola seguire il nome dello scienziato che per primo li descrisse: del Dogiel, del Golgi Mazzoni, del Meissner, del Pacini, del Ruffini, e clave sferoidali (varietà di clave del Krause, scoperte in altri Mammiferi). Nel corpuscolo la fibra nervosa (capo estremo periferico di fibra sensitiva di un nervo cutaneo) termina in vario modo espansa, ramificata, attorcigliata; attorno alla terminazione nervosa è raccolto del tessuto di sostegno in forma filamentosa o lamellare; finalmente all'esterno involge il tutto una capsula connettivale. Le varie specie di corpuscoli si differenziano fra loro per la forma, per la grandezza, per il vario aspetto della terminazione, per la varia disposizione e ripartizione degl'involucri.
I corpuscoli del Pacini sono i più voluminosi (fig. 3). Hanno forma ovalare. La loro lunghezza oscilla fra 1 e 2 mm. e però sono visibili anche ad occhio nudo. Si trovano in gran numero nelle parti profonde del connettivo sottocutaneo nella mano e nel piede lungo i nervi digitali, ai quali sono appesi per un sottile peduncolo, e specialmente abbondanti sono dal lato plantare e palmare soprattutto nelle rosette tattili terminali.
Forse più diffusi di tutti sono i corpuscoli del Meissner (fig. 3, 1). Essi hanno forma elissoidale e contorno generalmenie irregolare, sinuoso. Sono molto più piccoli dei corpuscoli del Pacini oscillando la loro lunghezza fra 30 e 180 micron (millesimi di millimetro). Si trovano nello strato papillare del derma cutaneo e sono specialmente numerosi nelle regioni dove la sensitività tattile è più squisita: però sono detti anche corpuscoli tattili.
Ma è assai difficile stabilire con precisione quali terminazioni nervose o corpuscoli presiedono alle quattro specie differenti di sensazioni cutanee surricordate. Tenendo conto dell'intensità delle specie differenti di sensibilità nei varî punti della cute e della ripartizione delle differenti terminazioni nervose nei medesimi punti, si è creduto di poter identificare il significato funzionale almeno di alcune specie di corpuscoli.
Così i corpuscoli del Meissner servirebbero, come abbiamo detto, alla recezione di sensazioni tattili; le clave sferoidali (del Krause) riceverebbero le impressioni del freddo, perché si trovano, p. es. nella congiuntiva dove si sente il freddo e non il contatto (vi si sente pure il dolore); le terminazioni libere riceverebbero infine sensazioni dolorose perché la cornea che percepisce soltanto il dolore non possiede che terminazioni libere.
Nelle parti nude della pelle dei Mammiferi ritroviamo terminazioni spesso simili a quelle oia ricordate nell'uomo. Specialmente diffusi nelle diverse specie di Mammiferi sono i corpuscoli del Pacini, i quali esistono inoltre anche in organi profondi contenuti nella cavità addominale. Ma nei Mammiferi, che generalmente sono ricoperti di peli, maggiore sviluppo acquistano e hanno maggior diffusione sulla superficie corporea le terminazioni nervose attorno ai follicoli piliferi, le quali naturalmente più ridotte esistono anche nell'uomo.
Le terminazioni nervose dei peli appartengono alla categoria delle terminazioni libere; formano un intricato plesso attorno al follicolo pilifero; sono particolarmente numerose attorno ai follicoli delle vibrisse, che sono peli molto sviluppati, situate nel labbro superiore e che si ritengono dotate di squisita sensibilità tattile.
Negli Uccelli e nei Rettili sono stati riconosciuti organi simili ai corpuscoli del Pacini e sono stati poi descritti numerosi altri corpuscoli qualificati per tattili, di varia forma, situati nel derma, in prossimità della superficie, al disotto dell'epitelio. Molto noti sono i cosiddetti corpuscoli del Grandry (fig. 3, 4) che furono scoperti nelle parti molli del becco dell'anitra. Essi risultano costituiti di due o tre grosse cellule discoidali, fra le quali s'insinua un menisco con arborizzazione terminale della fibra nervosa.
Organi cutanei di tipo tattile sarebbero stati veduti anche negli Anfibî. Ma negli Anfibî allo stato larvale, e poi nei Pesci e nei Ciclostomi più noti sono altri organi di senso cutanei, che si ritengono legati più particolarmente al senso d'orientamento nello spazio.
Medicina. - Lo studio delle affezioni cutanee è oggetto della dermatologia (v.) che ha stretti rapporti con la medicina interna. Indipendentemente da queste lesioni, l'esame della cute e degli annessi cutanei (peli, unghie, ghiandole, ecc.) ha molta importanza nell'esame clinico del malato. È quasi sempre facile apprezzare a primo aspetto le condizioni generali della nutrizione in rapporto allo stato della sanguificazione e allo sviluppo del tessuto sottocutaneo. Bisogna però tener conto che il colore carnicino normale dipende dal trasparire del colore del sangue attraverso gli strati più superficiali della cute e quindi non solo dal riempimento dei vasi sanguigni della cute, ma anche dallo spessore e quindi dal grado di trasparenza dei tessuti che ricoprono i vasi sanguigni. Perciò il pallore della cute si può avere abitualmente anche in soggetti perfettamente sani per abnorme mancanza di trasparenza degli strati cutanei che ricoprono i capillari sanguigni. Altrimenti il pallore, che s'apprezza il più spesso sulla cute del volto, significa una diminuzione della sostanza colorante del sangue (emoglobina): e ciò può avvenire per una brusca riduzione della quantità del sangue, come accade tipicamente dopo un'emorragia copiosa, oppure per diminuzione della quantità d'emoglobina contenuta nei globuli rossi, come nella clorosi, o per diminuzione del numero dei globuli rossi, come nell'anemia perniciosa: nel primo caso si ha pallore per oligocromemia, nel secondo per ipoglobulia. Inoltre si può aver pallore, indipendentemente dalle cause suddette, quando sia diminuita la quantità del sangue che affluisce alla faccia perché è affievolita l'attività cardiaca o perché l'aumento del tono dei vasi capillari ha ridotto la circolazione superficiale. È noto infatti che il calibro di questi vasi non è costante, ma è suscettibile d'ampliamenti e di riduzioni per azioni trasmesse dalle fibre nervose vasomotrici (vasodilatatrici e vasocostrittrici); a questo meccanismo, che è della massima importanza nella termoregolazione, si deve specialmente il pallore (e il rossore) transitorio d'origine riflessa (p. emotivo, da freddo, da crisi viscerali, ecc.). Inversamente il rossore può essere dovuto a un'abnorme sottigliezza e trasparenza degli strati cutanei, come nella cosiddetta "clorosi florida" in contrasto col pallore delle congiuntive; meno spesso da un aumento di volume della massa del sangue (pletora vera), come avviene tipicamente nell'eritremia (v.); più frequentemente per ampliamento locale della circolazione cutanea come negl'individui che vivono molto all'aperto. È noto il colorito sanguigno degli alcoolisti caratterizzato dall'apparire di sottili ramificazioni bluastre (ectasie venose) e dal frequente associarsi dell'acne rosacea. L'inalazione di nitrito d'amile produce un rossore transitorio della cute del volto simile a quello che si ha negli stati d'eccitazione psichica, specialmente nel rossore da vergogna, d'origine riflessa, per azione vasomotrice. E così sono causa di rossore tutte quelle condizioni nelle quali s'amplia la circolazione superficiale aumentando la dispersione del calore per raggiungere l'equilibrio termico, come nelle intense fatiche muscolari, nell'insolazione, negli aumenti di temperatura dell'ambiente, ecc. È notissimo il rossore febbrile specialmente sulle guance. Si può avere rossore unilaterale del volto in certe forme d'emicrania e nelle affezioni del simpatico del collo, spesso con alterazioni del diametro papillare nello stesso lato. Si può avere arrossamento della cute negli avvelenamenti da atropina, da oppio, da ossido di carbonio. Il sistema della circolazione capillare in condizioni normali e patologiche è stato oggetto recentemente di studî molto importanti con particolari metodi d'indagine (v. capillari, vasi).
Patologicamente la cute può avere colorazione bluastra come nella cianosi (v.), gialla, giallo-aranciata come nell'ittero (v.), bruna come nel morbo di Addison (v.), per non ricordare che i tipi principali. L'uso protratto di sali d'argento o dei preparati arsenicali può essere causa di colorazioni brune (argirosi, arsenicomelanosi). Sono molto importanti, specialmente nel decorso di malattie infettive acute, le manifestazioni cutanee (v. esantema) spesso tipiche per i singoli processi morbosi. Hanno notevolissimo significato diagnostico il rilievo dell'edema (v.) cutaneo; lo studio della circolazione venosa sottocutanea, specialmente per la dimostrazione di circoli collaterali, come nella cirrosi epatica, nelle ostruzioni da tumori, ecc. Attraverso il tegumento cutaneo si palpano i piani sottoposti, s'apprezza specialmente lo sviluppo del sottocutaneo e lo stato delle linfoghiandole superficiali. Le alterazioni della cute, specialmente a carico della sensibilità, sono molto importanti nella diagnosi delle lesioni neuropatologiche. Con il metodo della cutireazione, adottata per la prima volta per la tubercolosi, si saggia, a scopo diagnostico, il particolare modo di reagire della cute del soggetto in esame all'introduzione superficiale di piccolissime quantità di sostanze ricavate da agenti morbosi che si desidera identificare (tubercolosi, sifilide, echinococco, sostanze asmogene, anafilattizzanti, ecc.).
A. Besredka (Bulllet. de l'Instit. Pasteur, XXIII, 20, 1925) ha messo in luce un'importante funzione della cute nell'infezione e nell'immunità; specialmente per il carbonchio nella cavia ha sostenuto che la recettività per questa infezione è essenzialmente cutanea e che è possibile immunizzare per via cutanea (cutiimmunizzazione) l'animale contro la malattia; tale immunità attiva non è legata alla presenza di anticorpi nel sangue ma ai poteri locali di difesa della cute stessa dalla quale poi per generalizzazione s'estenderebbe l'immunità attiva a tutto l'organismo; ne ha dedotti processi pratici d'immunizzazione oltre che per il carbonchio, per altre infezioni (stafilococco, streptococco, ecc.).