curaro
Veleno ricavato da varie specie di piante delle famiglie Loganiacee e Menispermacee. Viene usato dagli indigeni dell’alta Amazzonia e dell’Orinoco nella caccia per avvelenare frecce e dardi per cerbottana. I diversi c. contengono numerosi alcaloidi: curina, tubocurarina, protocuridina, neoprotocuridina, curarina, tossiferina, ecc., dotati di differente attività; la tossiferina è il componente più tossico, la tubocurarina è l’alcaloide più conosciuto. Il c. paralizza la terminazione dei nervi motori mentre lascia intatti i centri nervosi; l’immobilità dei muscoli respiratori provoca rapida morte per asfissia. Il c. ha azione tossica debole se introdotto per via orale (assorbimento lento, eliminazione rapida), mentre è molto tossico se viene a contatto col sangue (attraverso ferite, ecc.). I composti del c. sono stati usati in anestesiologia come inibitori funzionali delle sinapsi neuromuscolari (placche muscolari), per produrre completo rilassamento muscolare specie in chirurgia addominale e toracica. Al loro posto sono stati usati derivati semisintetici e sintetici (detti curarosimili), anch’essi dotati di capacità bloccante sulla conduzione neuromuscolare, di azione competitiva nei riguardi dell’acetilcolina e di trascurabili effetti sul sistema nervoso centrale.