ROMANO, Cunizza
da. – Nacque sul finire del XII secolo, probabilmente nel 1198, ultimogenita di Ezzelino II, il Monaco, e di Adelaide dei conti di Mangona, sorella di Ezzelino III e di Alberico (si vedano le voci Romano, Ezzelino II da, Romano, Ezzelino III da e Romano, Alberico da in questo Dizionario).
Le informazioni di tipo documentario che la riguardano direttamente sono scarse, mentre risultano essere più consistenti le informazioni desumibili da fonti cronachistiche e letterarie, anche se queste ultime non sono sempre di sicuro affidamento anche a causa della grande risonanza che i casi della sua vita, decisamente avventurosa, ebbero già presso i contemporanei.
La prima notizia affidabile risale al 1222, quando sposò Rizzardo da San Bonifacio, della famiglia dei conti di Verona, tradizionalmente ostile ai da Romano. Il matrimonio, pressoché contemporaneo a quello del fratello Ezzelino III con Zilia sorella di Rizzardo, si inserisce nel quadro dell’ambiziosa politica condotta dal padre Ezzelino II, volta a insinuare la famiglia da Romano sulla scena politica veronese attraverso la creazione di legami con le famiglie di vertice della città. Il progetto di Ezzelino II non sortì gli effetti sperati anche a causa delle lotte politiche che opponevano in Verona la pars Comitum, che aveva nei San Bonifacio i principali sostenitori, e la pars dei Monticoli o Montecchi cui aderirono i da Romano.
In questo quadro di rinnovata, aspra contrapposizione si inserisce un episodio che sollevò grande clamore tra i contemporanei: il ratto di Cunizza a opera del trovatore Sordello da Goito. In assenza di precise indicazioni documentarie l’episodio è difficilmente databile con precisione, ma Gerolamo Biscaro (1927), sulla base degli indizi disponibili, lo situa tra la seconda metà del 1222 e la fine del 1223 (p. 114). Altri studiosi collocano invece il ratto nel 1226 (Coletti, 1973, pp. 1025-1028). Secondo il cronista padovano Rolandino, che in questo concorda con due biografie provenzali di Sordello, all’origine del ratto non ci sarebbe un’autonoma iniziativa del poeta mantovano, ma piuttosto la volontà dei da Romano, e di Ezzelino III in particolare, di oltraggiare il rivale politico Rizzardo di San Bonifacio. L’operazione avrebbe nel contempo avuto l’obiettivo di sottrarre Cunizza a eventuali probabili pericoli in un momento di rinnovata tensione tra le due famiglie per il controllo di Verona. La lettura di Rolandino appare difficilmente accertabile, ma la presenza prima a Treviso e poi a Oderzo negli anni fra il 1225 e il 1235 di Cunizza e della cognata Zilia, accertata da Biscaro sulla base di fonti più tarde (le deposizioni rese a un processo celebrato a Treviso nel 1285: Biscaro, 1927, p. 108), e il rapido allontanamento di Sordello dalla cerchia dei da Romano permettono di ipotizzare se non una responsabilità diretta nel ratto, quantomeno un’accettazione dello stesso.
In seguito all’allontanamento di Sordello, Cunizza, in data non precisabile, avrebbe iniziato un’altra avventura amorosa con un miles trevigiano chiamato Bonio, che Biscaro identifica con Enrico Bonio, giudice e procuratore del Comune. Secondo Rolandino, dopo il ratto da parte di Bonio, Cunizza, profondamente innamorata, «cum ipso mundi partes plurimas circuivit, multa habendo solacia et maximas faciendo expensas», per fare da ultimo ritorno a Treviso, tenuta in quel momento da Alberico «contra voluntatem Ecelini» (Rolandini patavini, Cronica..., a cura di A. Bonardi, 1905, p. 18). Quest’ultima precisazione del cronista è preziosa perché permette di datare il rientro a Treviso di Cunizza a un momento non anteriore al maggio 1239, quando Alberico da Romano, probabilmente a causa della diffidenza dimostratagli dall’imperatore che aveva ordinato la deportazione in Puglia di sua figlia Adeleita e di suo genero Rinaldo d’Este, con l’appoggio di Guecellone V e Biaquino III da Camino occupò la città, sottraendola al fratello e dunque al controllo imperiale e riportandola, almeno formalmente, nell’ambito della cosiddetta pars Ecclesie (Canzian, 2000, p. 119; Simonetti, 2006, p. 18).
La convivenza di Cunizza con Bonio in Treviso dovette durare poco dato che il miles morì combattendo contro le truppe ezzeliniane che cercavano di espugnare la città. In seguito, sempre secondo la narrazione di Rolandino, che per questa fase della vita di Cunizza rappresenta la fonte principale, ella si sarebbe riaccostata al fratello Ezzelino III il quale le avrebbe procurato un nuovo marito nella persona del miles vicentino Naimerio da Breganze. Della vita di Cunizza con Naimerio non si sa sostanzialmente nulla fino a quando non la si ritrova a contrarre un nuovo matrimonio con un Veronese. Rolandino colloca questo matrimonio «post mortem fratris sui Ecelini» (Rolandini patavini, Cronica..., cit., p. 18) e quindi dopo il 1259, quando Cunizza doveva avere almeno 60 anni, circostanza che rende poco credibile quest’ultima unione.
La morte di Ezzelino, ferito e catturato dalle truppe del legato pontificio nei pressi di Cassano d’Adda nel 1259, seguita un anno dopo dall’eccidio di Alberico e della sua famiglia a San Zenone degli Ezzelini, segnarono il crollo della famiglia da Romano. Non è dato sapere come Cunizza abbia vissuto questo turbinoso periodo. Con ogni probabilità ella dovette trovare riparo presso i parenti materni in Toscana da dove sottoscrisse gli ultimi due documenti che di lei si conoscono, risalenti al 1265 e al 1279.
Il primo, datato 1° aprile 1265 e redatto in casa di Cavalcante Cavalcanti, riguarda la concessione della libertà a tutti i servi di masnada già appartenuti alla sua famiglia. L’efficacia legale del documento dovette essere nei fatti nulla dato che già nel 1258 papa Alessandro IV aveva provveduto, con apposita bolla, a liberare dalla loro condizione di dipendenza gli uomini di masnada e i servi dei da Romano. L’atto di Cunizza deve piuttosto essere visto come un’ultima, decisa e orgogliosa rivendicazione della grandezza familiare così tragicamente travolta dagli eventi. In questa stessa ottica si deve inserire anche l’ultimo documento noto che la riguardi. Si tratta dell’atto, redatto sempre in Toscana, nella residenza dei conti di Mangona, dal noto giurista Convenevole da Prato nel giugno del 1279, con il quale Cunizza donò al conte Alessandro di Mangona tutto ciò che i suoi defunti fratelli avevano posseduto nella Marca. Appare evidente che Cunizza non poté certamente disporre in alcun modo dei beni di famiglia, dato che le principali città della Marca, Vicenza, Verona, Treviso e Padova, avevano provveduto a confiscare e ridistribuire il cospicuo patrimonio dei da Romano negli anni subito successivi alla morte di Ezzelino III e Alberico.
La morte di Cunizza è situabile negli anni immediatamente successivi alla donazione del 1279.
L’avventurosa vita sentimentale di Cunizza, e particolarmente la relazione con Sordello, le ha permesso di conquistare un posto anche nella storia della letteratura. Dante la colloca infatti nel cielo di Venere (Paradiso IX, 13-66) fra le anime di coloro che in vita risentirono l’influsso di quel pianeta vivendo tra i piaceri mondani e nell’amore carnale, convertendo poi lo slancio amoroso verso il vero bene e le fa condannare le colpe e predire i lutti delle genti «che Tagliamento e Adice richiude» (Paradiso IX, 44).
Fonti e Bibl.: Per quanto riguarda le fonti: Codice diplomatico eceliniano, in Storia degli Ecelini, a cura di G.B. Verci, III, Bassano 1779; per l’edizione dell’atto di donazione di Cunizza del 1279, C. Milanesi, Atto di donazione di C. da R. al conte Alessandro da Mangona (1279, 10 di giugno), in Giornale storico degli archivi toscani, II (1858), pp. 290-294. Per la presenza a Oderzo di Cunizza e Zilia di San Bonifacio si veda: I documenti del processo di Oderzo del 1285, a cura di D. Canzian, Padova 1995, pp. XXIV, 210; sulle confische e ridistribuzioni dei beni già appartenuti alla famiglia da Romano: Il “Regestum possessionum comunis Vincencie” del 1262, a cura di N. Carlotto - G.M. Varanini, Roma 2006; Il processo tra il comune di Treviso e il patriarca di Aquileia (1292-1297), a cura di R. Simonetti, Roma 2010, con le relative introduzioni storiche. Per le fonti cronachistiche: Rolandini patavini, Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixane, a cura di A. Bonardi, in RIS2, VIII, 1, Città di Castello 1905; Gerardi Maurisii Cronica dominorum Ecelini et Alberici fratrum de Romano (aa. 1183-1237), a cura di G. Soranzo, in RIS2, VIII, 4, Città di Castello 1913-1914.
Per quanto riguarda la storiografia G. Biscaro, Sordello e lo statuto trevigiano “de hiis qui iurant mulieres in absconso”, in Giornale storico della letteratura italiana, XXXIV (1899), pp. 368-382; Id., La dimora opitergina di Zilia di San Bonifacio e di C. da R., in Archivio veneto, LVII (1927), 3-4, pp. 104-132 (in partic. pp. 108-110); F. Coletti, R., C. da, in Enciclopedia dantesca, Roma 1973, pp. 1025-1028. Sulla figura di Convenevole da Prato G. Billanovich - C.F. Polizzi, Convenevole da Prato nonno e nipote, in Petrarca, Verona e l’Europa. Atti del Convegno..., Verona... 1991, a cura di G. Billanovich - G. Frasso, Padova 1997, pp. 287-390; S. Bortolami, “Los barons ab cui el estava”. Feudalità e politica nella Marca Trevigiana ai tempi di Sordello, in Cultura neolatina, LX (2000), pp. 1-43 (in partic. pp. 17, 30-32); D. Canzian, Vescovi, signori, castelli. Conegliano e il Cenedese nel medioevo, Firenze 2000, ad ind.; R. Simonetti, Un episodio nella costruzione del distretto trevigiano. La controversia del 1292-1297 con il patriarcato di Aquileia, in Archivio veneto, s. 5, CLXVII (2006), pp. 5-50. Sulla figura di Sordello da Goito, M. Boni, Sordello. Le poesie, nuova ed. critica con studio introduttivo, traduzioni, note e glossario a cura di M. Boni, Bologna 1954; Sordello da Goito, Atti del Convegno..., Goito-Mantova... 1997, a cura di S. Asperti - M. Careri, Modena 2000; sulla cultura trobadorica G. Folena, Tradizione e cultura trobadorica nelle corti e nelle città venete, in Storia della cultura veneta, I, Dalle origini al Trecento, Vicenza 1976, pp. 454-562, ora in Id., Culture e lingue nel Veneto medievale, Padova 1990, pp. 1-137 (rist. anast. 2015).
Sulla famiglia da Romano Nuovi studi ezzeliniani, a cura di G. Cracco, Roma 1992; Ezzelini. Signori della Marca nel cuore dell’impero di Federico II, a cura di C. Bertelli - G. Marcadella, Milano 2001; G. Cracco, Il grande assalto. Storia di Ezzelino. Anche Dante la raccontò, Venezia 2016.