BONAGENTE, Crispino
Nacque il 19 marzo 1859 a Viterbo. Superati i corsi dell'accademia militare di Torino, fu nominato, nel 1879, sottotenente d'artiglieria. In seguito, ultimati gli studi presso la scuola di applicazione nel 1881, fu promosso tenente. Successivamente, il B. prestò servizio presso l'11º, il 9º e il 13º reggimento, guadagnandosi una medaglia d'argento al valore civile per l'opera di soccorso svolta ad Ischia nella catastrofe del 27 luglio 1883.
Nel 1887 il B. fu promosso capitano ed entrò a far parte del 16º, e successivamente del 28º e 29º reggimento, passando poi all'Ispettorato generale di artiglieria, dove si distinse per le sue qualità di tecnico. I suoi studi di balistica resero possibile la compilazione di un insieme di norme pratiche e consentirono la costruzione di strumenti per la preparazione del tiro, con i quali si ottenne una pronta regolazione tecnica del tiro delle batterie ed inoltre un'azione coordinata di fuoco di un gran numero di batterie di medio e piccolo calibro. Il B. ideò inoltre strumenti di puntamento per bocche da fuoco di medio calibro da fortezza, nonché congegni di direzione fissi per tutte le batterie impiegate nella difesa. I risultati di tali studi furono raccolti ufficialmente, insieme a quelli di altri (tra cui quelli del colonnello Bellini), in una Istruzione sul tiro preparato nelle fortezze, pubblicata verso il 1900.
Il B. fu, in seguito, assegnato alla Direzione superiore delle esperienze, quindi alla settima brigata da fortezza, all'Arsenale di costruzioni di Torino e nuovamente alla Direzione superiore delle esperienze. Il 2 febbraio 1902 venne nominato rnaggiore a scelta e, nell'ottobre dello stesso anno, assegnato al primo reggimento da fortezza; per qualche tempo fu a capo del campo di esperienze di artiglieria di Ciriè.
Verso il 1904 il B. portò a termine lo studio delle rotaie a cingolo, che risolvevano completamente il problema del traino e della sistemazione per il tiro delle artiglierie di medio calibro, invenzione che si rivelava utile non solo in campo militare, ma anche civile.
I cingoli suscitarono infatti subito un grande interesse internazionale, al punto che l'imperatore di Germania ottenne dalle autorità militari italiane l'invio di un modello e il Giappone se ne servì nella campagna contro la Russia nel 1904-905, mentre anche tutte le altre principali potenze l'adottarono presto.
La rotaia a cingolo ideata dal B. era costituita da una serie di piani o segmenti mobili rettangolari incernierati tra loro in modo da formare un poligono articolato disposto a guisa di corona circolare attorno alla ruota dei veicoli, e gli affusti muniti di cingoli potevano così spostarsi anche su terreni sconnessi, cedevoli e con forti pendenze. Dai cingoli Bonagente derivarono, più tardi, quelli per i carri armati e gli affusti semoventi.
Nel 1907, raggiunto il grado di tenente colonnello, il B. fu incaricato delle funzioni di direttore dell'Arsenale di costruzioni di artiglieria di Napoli. Nel triennio della sua reggenza operò una profonda trasformazione nei criteri organico industriali dello stabilimento, procurò macchinari più moderni, rendendo, nello stesso tempo, più razionali tutti gli impianti e realizzando una notevole economia nei costi di produzione. Durante questo periodo il B. studiò e ideò, inoltre, un particolare tipo di affusto d'assedio a deformazione per cannone da 120 A lungo, con freno idropneumatico a rinculo costante.
Nel 1911, cioè all'atto della sua costituzione, il B. fu destinato alla direzione dell'Arsenale di costruzioni di Torino, che resse per nove anni dal gennaio 1911 al marzo 1920, rimanendovi anche dopo la promozione a maggior generale conseguita il 1º nov. 1915. Collocato in posizione ausiliaria, dietro sua domanda, nel giugno 1920, un mese dopo fu nuovamente assunto in servizio per riprendere la direzione dell'Arsenale.
Nel 1923 venne nominato generale di divisione e, lasciato definitivamente il servizio nell'ottobre del 1925, ebbe il grado di tenente generale di artiglieria nel 1926; fu collocato a riposo nel 1928. Morì il 1º dic. 1934 a Bologna.
I risultati dei suoi studi e delle sue ricerche si trovano in parte sparsi in preziosi appunti in parte pubblicati in riviste militari. Tra gli articoli più interessanti ricordiamo: Osservazioni e proposte circa la condotta del fuoco delle artiglierie d'assedio (in Riv. d'Art. e Genio, II, 1893, pp. 232-244); Altre considerazioni sulla condotta del fuoco delle artiglierie d'assedio (ibid., III, 1893, pp. 257-276).
Bibl.: C. Montù, Storia della artiglieria italiano, VIII, 3, Roma 1942, pp. 2606-2607; ibid., XII, 4, ibid. 1950, p. 787; Enciclopedia militare, II, Milano 1933, p. 343.