crisi finanziaria
crisi finanziària locuz. sost. f. – Situazione di grave difficoltà che si verifica in presenza di una forte instabilità nei mercati finanziari, con una cospicua caduta del valore delle attività e un’interruzione del flusso di risorse dai risparmiatori alle imprese.Il concetto di c. f. è molto ampio e si estende a diverse tipologie, che vanno dalle crisi bancarie e di borsa a quelle valutarie e di . Delle numerose c. f. è stata redatta una rassegna da K.S. Rogoff e C.M. Reinhart (This time is different, 2009), che hanno raccolto un dataset per descrivere i segnali che precedono le c. f. e le loro dinamiche, rilevando come presentino tutte molti elementi in comune i quali, se osservati in tempo, possono aiutare a identificarle e prevenirle. Un elenco delle crisi più importanti include: il fallimento delle casse di risparmio americane (1987-89); la crisi debitoria dei paesi emergenti, iniziata con la dichiarazione di moratoria del debito estero da parte del Messico nel 1982; le crisi bancarie e di cambio dei paesi scandinavi (1990-92); il crollo delle bolle speculative nei mercati azionario, immobiliare e delle aree edificabili in Giappone (1992-96); la crisi del Sistema monetario europeo (1992-93); la crisi bancaria e valutaria del Messico nel 1994; la crisi sistemica che nel 1996-97 ha investito i paesi del Sud-Est asiatico; il sul debito pubblico della Russia e il quasi fallimento del LTCM (long-term capital management), un hedge fund statunitense di successo, nel 1998; la crisi debitoria e valutaria dell’Argentina nel 2001; quella del mercato dei titoli cartolarizzati (v. ) iniziata nel 2007; quella dei debiti sovrani del 2011 (v. ). Nella maggior parte dei casi le c. f. sono seguite da recessioni di durata variabile. Tutte sono inoltre precedute da fasi (magari brevi) di espansione del ciclo economico e della ricchezza. Le fasi di espansione producono una crescita eccessiva del debito a breve periodo e degli investimenti rischiosi. L’eccesso d’investimento genera crescite eccessive dei prezzi delle attività finanziarie, note come , che in molti casi non trovano giustificazione nell’andamento dei fondamentali. La diffusione di informazioni, che induce gli investitori a rivedere le loro aspettative sugli andamenti futuri dell’economia, provoca lo scoppio della bolla speculativa, con il conseguente crollo dei valori delle attività finanziarie. La c. f. del 2007 è stata generata da una caduta del valore dei titoli subprime, titoli derivati emessi dalle banche tramite veicoli d’investimento speciali. A fronte della concessione di contratti di debito (in particolare di mutui sugli immobili), le banche emettevano titoli che consentivano, a chi li acquistava, di ricevere una quota dei servizi del debito. La caduta dei prezzi degli immobili verificatasi nel 2007, inizialmente negli Stati Uniti e poi in vari paesi europei, e la conseguente insolvenza di coloro che avevano contratto i mutui, hanno indotto i detentori di titoli subprime a rivedere le aspettative sul valore dei titoli stessi. Nell’agosto del 2007 le vendite massicce dei titoli subprime hanno generato una forte caduta del valore della ricchezza delle banche e in molti casi la loro insolvenza. Una questione fondamentale, connessa alle c. f., è la possibilità di prevenirle o mitigarle, qualora queste si verifichino; tra le varie misure prese nella storia a questo scopo, la più importante è l’assicurazione sui depositi adottata a seguito della crisi del 1929 per evitare la corsa agli sportelli e ancora in vigore in molti Paesi. Tra le misure di controllo prese a seguito della crisi del 2007, vi sono il rafforzamento dei vincoli di capitale delle banche, meglio noti come accordi di Basilea III (v. Basilea, accordi di) e l’istituzione di vari organi di controllo dei rischi di mercato, tra i quali il Financial stability board (v. FSB).