criptofascismo
(cripto-fascismo), s. m. Adesione dissimulata a orientamenti ideologici vicini al fascismo.
• sui seguaci del presidenzialismo gravavano i più atroci sospetti, come se fossero degli eversori, apostoli di una soluzione autoritaria. Prima che si rompesse il tabù, in Italia, l’elezione diretta del capo dello Stato veniva quasi equiparata a una forma velata di cripto-fascismo. (Pierluigi Battista, Corriere della sera, 23 aprile 2013, p. 15, Primo Piano) • «RoboCop» di [Paul] Verhoeven, uscito nell’87, fu accusato di cripto-fascismo e, nonostante l’impressionante risultato del botteghino, relegato nel novero degli action senza cuore né cervello. (V[alerio] Ca[prara], Mattino, 6 febbraio 2014, p. 21, I film) • possiamo dire che in politica, nella politica occidentale, vale (con un piccolo cambiamento di significato) la clausola della «tirannia più favorita». In base a tale clausola, ad esempio, nella seconda metà del XX secolo era obbligatorio ‒ da parte dei commentatori delle vicende pubbliche ‒ condannare con veemenza i crimini dei nazisti ma non lo era ‒ anzi, poteva suscitare il sospetto di filofascismo ‒ fare la stessa cosa con i crimini dei comunisti (variante sovietica o variante maoista che fosse): gli ammazzati dalla sinistra, per molti, valevano meno degli ammazzati dalla destra. Il giudizio positivo sull’Urss veniva esteso, nello spirito della suddetta clausola, a tutte le rivoluzioni di ispirazione analoga. Si noti che questa usanza non era praticata solo all’interno del mondo comunista, come sarebbe stato normale. Anche molti non comunisti (spesso per tema di essere tacciati di criptofascismo dagli esponenti del suddetto mondo) usavano due pesi e due misure. (Angelo Panebianco, Corriere della sera, 1° dicembre 2016, p. 1, Prima pagina).
- Composto dal s. m. fascismo con l’aggiunta del confisso cripto-.
- Già attestato nella Stampa del 17 aprile 1981, p. 3 (Giovanni Bogliolo).