costo standard
C. di produzione di un bene, ottenuto ipotizzando condizioni operative normali. Si distingue tra c. s. ideale, quello che può essere raggiunto solo in condizioni teoriche o in circostanze ottimali, che riflette il miglior livello di efficienza tecnico-organizzativa raggiungibile, e il c. s. pratico, quello che si può verificare in concreto, in condizioni tecnico-organizzative realisticamente raggiungibili, con il normale svolgimento del processo aziendale. È usato metodologicamente per valutare, in modo comparativo, l’efficienza di un processo produttivo. Rappresenta un parametro di riferimento, riaggiornato periodicamente, che identifica una misura economica, posta a base della comparazione di performance aziendali, nel tempo e nello spazio. ● Il riferimento al c. s. è adottato, inoltre, per l’assegnazione delle risorse, in tema di federalismo fiscale. Al fine di determinare, per ciascuna Regione, i limiti di spesa ammessi e coperti dai meccanismi di autofinanziamento, nonché i flussi perequativi (trasferimenti inter-regionali di risorse per ridurre le disparità tra le varie giurisdizioni territoriali, dovute alla loro diversa capacità di produrre gettito e/o ai loro diversi bisogni di spesa) si fa riferimento non più alla spesa sostenuta negli anni precedenti (c. storico), ma ad alcuni standard di prestazioni. Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) devono essere assicurati, su tutto il territorio nazionale, così come indicato nell’art. 117 Cost. Individuato il fabbisogno, il relativo c. s. costituisce l’indicatore rispetto al quale comparare e valutare l’efficienza e l’efficacia dell’azione pubblica. Il c. s. è applicato, inoltre, nei confronti delle spese sanitarie, per il riordino dell’intero settore amministrativo della Sanità.