MORIN, Costantino Enrico
MORIN, Costantino Enrico. – Nacque a Genova il 5 maggio 1841 da Giovanni e da Matilde Serra dei conti di Bonassola.
Il padre era un ufficiale del corpo di Commissariato della Regia marina del Regno di Sardegna, originario di Villafranca vicino a Nizza e così, dopo aver fatto frequentare al figlio il collegio dei padri scolopi a Carcare, nei pressi di Savona, lo indirizzò verso la carriera militare. Il 1° novembre 1852 Morin fu ammesso nella Regia scuola di marina a Genova, dalla quale uscì con il grado di guardiamarina di seconda classe per prendere servizio il 13 novembre 1857 sul brigantino Eridano. Tre giorni dopo divenne guardiamarina di prima classe e nel marzo del 1859 si imbarcò brevemente sulla pirofregata a elica Carlo Alberto e poi sul brigantino Daino, a bordo del quale il 16 maggio seguente ebbe la promozione a sottotenente di vascello. L’11 marzo 1860 fu destinato sulla pirofregata a elica Vittorio Emanuele , prendendo parte, nel settembre successivo, all’assedio di Ancona durante il quale, per il coraggio e le capacità dimostrate in un attacco notturno, fu insignito della medaglia d’argento al valore militare. Il 1° novembre 1860 divenne luogotenente di vascello di seconda classe e, dopo alcuni imbarchi, nel febbraio del 1863 fu nominato docente di tattica navale presso la Regia scuola di marina di Genova. Il 1° luglio successivo riprese servizio a bordo di unità navali e su una di queste, la pirofregata ad elica Principe Umberto, ebbe modo di insegnare anche balistica e artiglieria navale agli allievi del corso suppletivo.
Il 1° marzo 1864 divenne luogotenente di vascello di prima classe e dal 1° luglio 1865 diresse la II sezione della I divisione del Servizio militare marittimo presso il ministero della Marina a Firenze. Il 7 maggio 1866 si imbarcò sulla moderna pirocorvetta corazzata Terribile, con la quale partecipò alla terza guerra d’indipendenza operando anche durante la sfortunata battaglia di Lissa. Dopo aver prestato servizio sul vascello a elica Re Galantuomo, sulla pirocorvetta corazzata Formidabile e poi di nuovo sul Re Galantuomo, il 15 luglio 1868 ebbe la sua prima esperienza di comando, sul Daino, che era stato posto a disposizione del viceammiraglio Amedeo di Savoia, che doveva effettuare delle navigazioni per prendere dimestichezza con il mare dopo il suo trasferimento dal Regio esercito alla Regia marina. Nei tre anni successivi Morin ebbe poi il comando della corvetta a ruote Malfatano, del trasporto a elica Washington e dell’avviso a elica Vedetta. Promosso capitano di fregata di seconda classe il 1° ottobre 1871, proseguì i suoi periodi di imbarco prestando servizio a bordo della fregata corazzata ad elica Re di Portogallo e del trasporto Candia.
Fra l’ottobre del 1873 e il febbraio 1874 pubblicò sul periodico della Marina Rivista marittima, in quattro puntate (VI [1873], nr. 11, pp. 151-167; nr. 12, pp. 311-339; VII [1874], nr. 1, pp. 42-66; nr. 2, pp. 219-243) l’articolo Degli ordini e delle evoluzioni d’una flotta, nel quale trattava i movimenti cinematici di una squadra navale e indicava per ognuno di essi il sistema migliore per eseguirlo.
Dal 1° novembre 1873 fino al 10 dicembre 1874 prestò servizio a Roma presso il ministero della Marina e durante questo periodo propose la creazione di una scuola per istruire il personale preposto all’impiego delle armi subacquee, genere di istituzione che nessuna flotta dell’epoca ancora annoverava. Presentò anche un progetto per la sua organizzazione e l’allora ministro della Marina, il viceammiraglio Simone Antonio Pacoret de Saint Bon, intuendo la validità delle sue idee, nel gennaio del 1875 lo destinò al comando della pirocorvetta a elica Caracciolo, sulla quale creò la scuola torpedinieri. Il 7 giugno successivo ebbe la promozione a capitano di fregata di prima classe e, dopo essere rimasto a bordo della Caracciolo per altri due anni, fu nominato capo della VI divisione presso il ministero della Marina.
Nel gennaio del 1878 pubblicò il suo secondo articolo sulla Rivista marittima (XI [1878], nr. 1, pp. 17-33) con il titolo La difesa marittima dell’Italia, nel quale metteva in risalto il rischio di uno sbarco di truppe francesi. Morin contestava le affermazioni di coloro che confidavano di poter resistere all’avversario facendo uso di fortificazioni costiere e di banchi di mine e indicava come unica possibilità quella di schierare una flotta potente da impiegare in massa e che, oltre a essere dotata di numerose artiglierie, potesse avere anche i siluri, genere di arma subacquea apparsa da poco.
Il 1° agosto 1878 divenne capitano di vascello e il 1° novembre successivo fu esonerato dalla carica di capo della VI divisione, rimanendo tuttavia in servizio presso il ministero della Marina anche nei mesi seguenti. Il 1° aprile 1879 fu nominato comandante della corvetta Garibaldi, una vecchia unità che la Regia marina italiana aveva ereditato da quella borbonica, con la quale ottenne una grande notorietà anche a livello internazionale in quanto la nave fu destinata a compiere la circumnavigazione del globo.
Salpò il 27 maggio successivo da Napoli e, dopo aver attraversato l’Atlantico ed essere penetrato nel Pacifico, si trattenne nelle acque di fronte al Perù, alla Bolivia e al Cile per seguire lo svolgimento del conflitto fra i primi due di questi paesi contro il terzo, inviando dettagliati resoconti al ministero della Marina, e per proteggere i nostri connazionali là residenti. L’estratto di uno di questi rapporti, che riguardava l’assedio dal mare e da terra della città peruviana di Arica, fu pubblicato nel maggio del 1880 sulla Rivista marittima (XIII [1880], nr. 5, pp. 361-367) con il titolo La guerra in America. Lasciata l’America meridionale nel giugno del 1881, Morin effettuò una lunga sosta a San Francisco per alcuni lavori di manutenzione alla Garibaldi, dopodiché fece rotta verso l’Estremo Oriente. Ricevuto l’ordine di rimpatriare, la nave nell’attraversare gli stretti di Banka e della Sonda incappò in un violento uragano: Morin descrisse la traversata nell’articolo Viaggio della R. corvetta «Garibaldi » da Singapore a Mahé (ibid. XV [1882], n. 7-8, pp. 65-73). Giunto a Suez, apprese che la navigazione nel canale era stata interrotta a causa della rivolta antieuropea guidata da Arabi Pascià; pertanto imbarcò sulla Garibaldi i sudditi italiani e austro-ungarici residenti a Suez e, lasciato quest’ultimo porto il 10 luglio, iniziò l’attraversamento del canale seguito da 11 navi mercantili di diversi Stati. Due giorni dopo la Garibaldi si ormeggiò a Porto Said, avendo permesso la riapertura di questa importante via di comunicazione. A Morin giunsero numerose attestazioni di stima e fu insignito della commenda dell’Ordine di Francesco Giuseppe.
Rientrato in Italia, sbarcò dalla Garibaldi il 21 agosto 1882. L’11 novembre fu destinato al I Dipartimento marittimo della Spezia come direttore d’artiglieria e torpedini e il 3 febbraio 1883 contrasse matrimonio con la ventisettenne Costanza Fenzi, appartenente a una ricca famiglia di banchieri fiorentini, la quale gli dette due figlie, Matilde e Cristina, e un figlio, Sebastiano.
Sebastiano, nato a Firenze il 18 luglio 1890, seguendo la tradizione di famiglia, entrò nella Regia accademia navale nel corpo dello stato maggiore generale. Durante la sua lunga carriera, fu aiutante di campo dell’ammiraglio Tomaso di Savoia duca di Genova, comandante dell’esploratore Tigre e dell’incrociatore leggero Bari, e addetto navale presso le ambasciate italiane in Grecia e in Iugoslavia e comandante del Gruppo navi scuola dal 1941 al 1943. Si congedò con il grado di contrammiraglio; morì a Roma il 4 aprile 1977.
Il 21 febbraio 1885 Morin lasciò l’incarico di direttore d’artiglieria e torpedini per imbarcarsi di nuovo su unità da guerra, prendendo il comando dapprima della corazzata Duilio e poi della similare Lepanto. Eletto deputato nel 1886 (e confermato nelle tre successive legislature dapprima nel IV collegio di Firenze e poi in quello della Spezia), fu promosso contrammiraglio il 1° dicembre 1888 e lo stesso giorno fu nominato sottosegretario di Stato per gli affari della Marina nel primo governo Crispi. Il 1° marzo 1891 divenne comandante della Regia accademia navale di Livorno prendendo parte quell’anno e nei due successivi, come responsabile della divisione navale d’istruzione, a tre campagne addestrative imbarcandosi sulla Vittorio Emanuele.
Nel periodo nel quale rivestì l’incarico di comandante della Regia accademia navale Morin elaborò una riforma radicale dell’istituto che propose al ministero della Marina. Il 1° novembre 1893 fu promosso viceammiraglio e dal 15 dicembre successivo fu chiamato a reggere il dicastero della Marina nel terzo governo Crispi. Fra i primi provvedimenti che attuò vi fu proprio la riforma riguardante l’istituto di formazione, con la quale trasformò il corso degli studi da quinquennale a triennale, alzò il limite di età per l’ammissione a 19 anni e infine stabilì che per accedere al corso occorreva la licenza liceale oppure di istituto tecnico, sezione fisicomatematica. Nel periodo nel quale ebbe la direzione del dicastero, a causa dei grossi tagli nel bilancio, fu costretto ad adottare un programma di severo rigore amministrativo che lese gli interessi di molti e lo rese piuttosto impopolare, ma in questo modo riuscì a garantire l’operatività della forza armata.
Lasciato l’incarico di ministro della Marina il 9 marzo 1896 in seguito alle dimissioni dell’intero gabinetto, il 1° aprile successivo divenne dapprima comandante in capo della squadra di manovra, imbarcandosi sulla corazzata Re Umberto, e poi responsabile della squadra di riserva, sulla Lepanto.
Il 1° aprile 1899 divenne comandante in capo del I Dipartimento marittimo e, con regio decreto del 3 giugno 1900, fu nominato senatore del Regno. Il 24 giugno successivo assunse nuovamente la carica di ministro della Marina nel governo Saracco, che mantenne anche nel gabinetto Zanardelli dal febbraio 1901 all’ottobre 1903. Temendo che in un futuro conflitto l’Italia avrebbe combattuto contro la Francia, si impegnò per far costruire le quattro corazzate della classe Vittorio Emanuele che avevano i requisiti per operare efficacemente contro formazioni navali d’oltralpe. Si adoperò inoltre per giungere alla stesura di una convenzione navale che fu firmata a Berlino il 5 dicembre 1900 tra l’Italia e i suoi alleati della Triplice, la Germania e l’Austria-Ungheria, per coordinare le flotte dei tre Stati in caso di guerra. Si occupò poi di contrastare la pirateria e il commercio illegale di armi lungo le coste dell’Eritrea e della Somalia aumentando la presenza navale italiana in quelle acque e, convinto assertore della necessità di sviluppare la radiotelegrafia senza fili, favorì gli esperimenti di Guglielmo Marconi, mettendo a disposizione di quest’ultimo l’incrociatore corazzato Carlo Alberto.
Dal 27 aprile al 14 maggio 1902 fu ministro ad interim della Guerra e il 9 febbraio 1903 fu incaricato di reggere ad interim il ministero degli Affari esteri, per poi avere la nomina a ministro di quest’ultimo dicastero e tenere ad interim quello della Marina. Come ministro degli Affari esteri Morin cercò da una parte di rafforzare i legami con l’Austria-Ungheria e dall’altra di migliorare i rapporti con la Gran Bretagna, la Francia e la Russia. Nel giugno del 1903, in seguito al cruento avvicendamento della dinastia degli Obrenović con quella dei Karageorgević nel regno di Serbia, cercò di convincere gli altri esponenti del governo e il Parlamento dell’importanza per l’Italia di continuare a mantenere rapporti diplomatici con lo Stato balcanico.
Caduto il governo Zanardelli il 29 ottobre 1903, Morin dal 1° febbraio 1904 al 9 aprile 1905 fu comandante in capo della Squadra navale del Mediterraneo, per poi assumere per la seconda volta la direzione del I Dipartimento marittimo e della Piazza marittima della Spezia. Per ragioni di età fu collocato nella posizione di servizio ausiliario e iscritto nella riserva navale dal 1° giugno 1906, dopodiché divenne presidente del Lloyd Sabaudo con sede a Genova.
Morì a Forte dei Marmi, dopo breve malattia, il 13 settembre 1910.
Fra i suoi discorsi in Parlamento sono di particolare interesse : Discorso pronunciato dal deputato M. nella tornata del 19 giugno 1890, Roma 1890; Discorso pronunciato dal deputato M. alla Camera dei deputati nella tornata del 6 giugno 1891, ibid. 1891; Discorso del deputato M. pronunciato alla Camera dei deputati nella tornata del 5 maggio 1893, ibid. 1893; Discorso pronunciato da S. E. il ministro della marineria (M.) alla Camera dei deputati nella tornata del 3 maggio 1901, ibid. 1901; Discorso del senatore C. M. pronunciato in Senato nella tornata pom. del 28 giugno 1905, ibid. 1905; Interpellanza del senatore C. M. svolta in Senato nella tornata del 5 luglio 1906, ibid. 1906.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. Morin, Carteggio dell’Ammiraglio C.E. M., bb. 1-14; Ibid., Ministero degli Affari esteri, Arch. storico diplomatico del Ministero degli Affari esteri, Archivio storico del Ministero dell’Africa italiana, b. 91/7, f. 87; Ibid., Ministero della Difesa, Arch. dell’Ufficio stor. della Marina militare, Biografie Ufficiali, b. M 3, f. 38; ibid., Raccolta di base, bb. 2114, 2122 (contiene documenti riguardanti le prove di radiotelegrafia eseguite da G. Marconi con il Carlo Alberto nel 1902), 2158 (comprende i rapporti di M. relativi alla guerra del Pacifico), 2166, 2190; L. Fincati, Aforismi militari, Roma 1882, pp. 75 s.; F. Santini, L’ammiraglio M., in Nuova antologia, XLV (1910), n. 933, pp. 137-150; I. Zingarelli, La Marina italiana, Milano 1915, pp. 64, 66 s., 160; G. Menini, Storia della nostra Marina Militare, Venezia 1928, pp. 108 s.; F. Leva, Storia delle campagne oceaniche della R. Marina, I, Roma 1936, pp. 340-369; G. Fioravanzo, La Marina Militare nel suo primo secolo di vita (1861-1961), Roma 1961, pp. 16, 19, 24 s., 55 s., 64 s., 73-75, 96; G. Montefinale, Contributo della Marina allo sviluppo delle radiocomunicazioni, in Riv. marittima, XCIV (1961), n. 3, pp. 147 s.; M. Gabriele, Le Convenzioni Navali della Triplice, Roma 1969, pp. 155, 268-270, 273, 280, 286; G. Giorgerini - A. Nani, Le navi di linea italiane 1861-1969, Roma 1969, pp. 171 s., 185- 187, 207, 213; G. Galuppini, L’Accademia Navale 1881-1981, Roma 1981, pp. 62, 65, 90; M. Gabriele - G. Friz, La politica navale italiana dal 1885 al 1915, Roma 1982, pp. 32, 35, 158; F. Micali Baratelli, La Marina Militare italiana nella vita nazionale (1860-1914), Milano 1983, pp. 201, 207 s., 272, 302 s., 313, 316 s., 325-327, 341, 376, 382- 384, 431; G. Giorgerini - A. Nani, Almanacco storico delle navi militari italiane, Roma 1996, pp. 34, 44, 239; M. Gabriele, Benedetto Brin, Roma 1998, pp. 99, 104, 106 s., 109, 125; M. Gemignani, La fase iniziale dell’espansione italiana in Somalia, e gli eccidi di personale della Regia Marina, in Boll. d’Archivio dell’Ufficio stor. della Marina militare, XIII (1999), n. 2, p. 109; O.O. Miozzi, Le Medaglie d’Argento al Valore Militare, I, Roma 1999, p. 111; M. Gabriele, Ferdinando Acton, Roma 2000, pp. 86, 149; A. Brauzzi, Le campagne della R.N. Carlo Alberto negli anni 1902-1903, supplemento a Riv. Marittima, CXXXV (2002), n. 7, pp. 25, 37; M. Gabriele, Simone Pacoret de Saint Bon, Roma 2002, pp. 114, 121 s.; C. Paoletti, La Marina italiana nelle operazioni di pace 1832-2004, Roma 2005, pp. 106-111, 116, 119, 121 s.; R. Battista La Racine - F. Prosperini, La Marina Militare 1861-1991, Roma 2007, pp. 191, 196; M. Gabriele, La guerra navale del Pacifico (1879-1881) nei documenti italiani, in Boll. d’Archivio dell’Ufficio stor. della Marina militare, XXIII (2009), n. 2, pp. 19-28, 32-44, 46-48, 51, 53, 55, 58-60, 67; M. Gemignani, Note biografiche su C.E. M., in I 100 anni dell’Ammiraglio E. C. M. a Forte dei Marmi, Forte dei Marmi 2010, pp. 10-41; Enc. Militare, V, p. 340; Enc. Italiana, XXIII, p. 856; Enc. biografica e bibliogr. «Italiana», A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, p. 225.