CORPO (lat. corpus: fr. corps; sp. cuerpo; ted. Korper; ingl. body)
Parola dell'uso corrente, che nella scienza assume vari significati fra loro affini, ma rispecchianti differenti gradi di astrazione dalla realtà. Nella fisica (pur non pretendendo di dare una vera e propria definizione, che alla luce delle vedute moderne non appare possibile) si può dire che corpo significa ogni quantità limitata di materia. Perciò tutti i corpi partecipano delle cosiddette proprietà generali della materia, di cui le principali, secondo l'enumerazione tradizionale dei vecchi trattati, sono: l'estensione, la divisibilità, l'impenetrabilità, la variabilità di volume, l'inerzia. I corpi si classificano secondo i loro stati di aggregazione (v.), ciascuno dei quali è caratterizzato da proprietà speciali. In chimica corpo semplice è sinonimo di elemento (v.). In astronomia corpi celesti sono il sole, i pianeti, i satelliti, le comete, le stelle; oggi si preferisce parlare di "oggetti celesti", includendovi gli ammassi globulari e le nebulose. Nella meccanica razionale la parola corpo si usa di solito per designare ogni distribuzione continua, a tre dimensioni, di "punti materiali" (concetto astratto di tipo nettanmente matematico), specialmente nel caso dei cosiddetti corpi rigidi, cioè dei sistemi materiali, per cui, in base a un'ipotesi del tutto ideale, si ammette che le mutue distanze dei punti, presi a due a due in tutti i modi possibili, si conservino inalterate, qualunque sia lo stato di moto del sistema e, almeno entro certi limiti, la sollecitazione, cui esso è assoggettato. Con ulteriore astrazione, nei vecchi trattati di geometria elementare si chiamavano corpi tutte le figure solide, come i poliedri, il cilindro (circolare), il cono (circolare retto), il tronco di cono, la sfera: questi ultimi quattro si dicono i corpi rotondi della geometria elementare. Un senso astratto del tutto diverso ha la parola corpo (numerico, algebrico) nella teoria dei numeri (v. aritmetica: Aritmetica superiore, n. 15).
La parola corpo ha poi nel linguaggio corrente molti altri usi e forma innumerevoli espressioni. Per corpo umano v. uomo: Corpo; per corpo del reato v. reato; per corpo morale v. persone giuridiche; per i cosiddetti corpi astrali v. occultismo; teosofia.
Filosofia. - Per il materialismo il corpo è una "realtà in sé"; per il fenomenismo è un complesso di rappresentazioni o stabile o considerato come tale; per l'idealismo è una sintesi di forme intellettive e di sensazioni, dipendente dalla coscienza in genere (universale) e perciò "reale per noi". Dentro queste linee generali si muovono le dottrine delle singole scuole.
Il pitagorismo considera i corpi come limitazioni matematiche dell'illimitato. Per l'atomismo i corpi sono aggregati di atomi e perciò prodotti transeunti di entità fisse, privi di vera individualità e condizionati soltanto dal rapporto delle loro parti (concezione meccanica). Aristotele invece dà maggiore risalto al momento dell'individuazione: il corpo è per lui sostanza, cioè unione di materia e forma, e la sua individualità nasce dall'unione (sinolo). I corpi sono distinti in naturali e artificiali secondo che il rapporto tra la materia e la forma è necessario o arbitrario. In ogni corpo naturale l'insieme non è il risultato delle parti, bensì queste sono condizionate dall'insieme (concezione dinamica). L'unità del corpo vivente dipende dall'anima, ma non perciò esso fuori dall'unione con l'anima si riduce a semplice materia, essendo di necessità organico e cioè dotato di vita in potenza. Per stoici ed epicurei tutto ciò che è reale ha corpo, ossia la corporeità si confonde con l'oggettività.
Con l'avvento del cristianesimo sorge più netta la necessità di concepire i rapporti tra il corpo umano e l'anima immortale: problema che ha dei precedenti nella filosofia greca (pitagorismo, platonismo) ma che acquista nuovo valore per il cristiano, per cui la distanza fra l'anima e il corpo è tale, che la loro unione rimane un mistero. Gli scolastici contribuiscono a sviluppare il concetto di corpo attraverso le loro dispute intorno al principio d'individuazione. Il Descartes definisce corpo la sostanza che è soggetto immediato di estensione locale e di accidenti che presuppongono l'estensione (Spinoza, Princ. phil. cart., Def. VII). I singoli corpi si differenziano l'uno dall'altro per i modi dell'estensione cioè la forma, la grandezza, la posizione, il moto. Lo Spinoza insiste sugli stessi punti: onde, se ciò che caratterizza i corpi è la limitazione, Dio non è corpo perché è infinito. Il corpo umano si compone di parecchi corpi, ognuno dei quali è a sua volta un composto. Nella filosofia cartesiana si ripresenta il problema del rapporto tra l'anima e il corpo considerate come due sostanze eterogenee (pensiero ed estensione). Come sostanze esse non potrebbero agire l'una sull'altra: ciò avviene solo per volere di Dio. Dinanzi a questa difficoltà Spinoza nega la sostanzialità del corpo e dell'anima, considerando l'anima come l'idea del corpo. Il Malebranche non conosce corpi, ma solo le loro idee in Dio. La nostra conoscenza dei corpi assomiglia ai corpi reali come due figure simili a una terza sono simili tra di loro. Di qui il passo all'eliminazione di questo terzo inutile, che è il corpo reale, è breve. Berkeley elimina l'astratta sostanza e considera il corpo come un complesso di idee (rappresentazioni), oltre le quali è arbitrario presupporre una sostanza. La realtà dei corpi consiste nel fatto che le loro idee sono suscitate e conservate negli spiriti finiti da Dio (Spirito infinito). Si perviene così all'eliminazione del concetto materialista del corpo. Hume mette in maggior evidenza il carattere fenomenistico di questa concezione; per lui il corpo è solo un complesso formato soggettivamente dallo spirito. In Leibniz il corpo nasce dalla materia prima per l'aggiunta del principio del movimento. Come l'anima è monade, cosi i corpi sono costituiti di monadi: la differenza è solo nel grado di chiarezza delle percezioni. Kant, contro il fenomenismo, afferma l'esistenza reale dei corpi nello spazio, ma ciò non significa che essi siano indipendenti dall'esperienza. L'oggettività della loro esistenza è determinata dal fatto che essi sono costituiti mediante l'attività oggettiva dello spirito e non mediante l'opera della coscienza particolare. La natura del corpo vien così riportata, in concreto, alla stessa natura dello spirito in cui vigono le leggi della sua conoscibilità e non forma più oggetto di uno speciale problema filosofico.
Tipografia. - Nella nomenclatura tipografica è parola usata per designare lo spessore del fusto di una lettera fusa, che rimane invariabile per tutto l'alfabeto di quel dato corpo. Questo spessore (forza di corpo) si esprime in punti tipografici (v. metrica tipografica). Presentemente è generale l'uso di corpi sistematici, cioè fusi su punti pari: 6-8-10-12, ecc., essendosi aboliti i corpi cosiddetti eterocliti o bastardi cioè fusi su punti dispari (11-13-15, ecc.), oppure sul mezzo punto (6½-7½-9½). Il corpo tipo o corpo base delle varie unità di cui si compone il materiale tipografico è il corpo 12, cioè quello che ha la forza corrispondente a una riga. Corpo di un libro è la parte sostanziale di esso. In legatoria corpo è il dorso del libro.